Guida alle elezioni regionali nelle Marche

Dai candidati al come si vota, passando per i risultati del passato, abbiamo raccolto tutto quello che c’è da sapere sul voto del 28 e 29 settembre
ANSA
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Domenica 28 e lunedì 29 si terranno le elezioni regionali nelle Marche per eleggere il nuovo presidente di regione e i nuovi membri del consiglio regionale.

Le Marche sono la prima regione in cui si tengono le elezioni quest’anno in contemporanea alla Valle d’Aosta, che andrà al voto nella sola giornata di domenica. A seguire, nei prossimi mesi andranno al voto anche Calabria, Toscana, Veneto, Campania e Puglia. Sulla base dei sondaggi più recenti, tra le sette elezioni regionali previste quest’anno, quelle nelle Marche sembrano le elezioni più contendibili tra la coalizione di centrodestra e la coalizione di centrosinistra.

I candidati alla presidenza

I candidati alla presidenza della Regione Marche sono sei. 

La coalizione di centrodestra, formata da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati, sostiene la ricandidatura del presidente uscente Francesco Acquaroli. Esponente di Fratelli d’Italia, già sindaco di Potenza Picena, in provincia di Macerata, Acquaroli è stato eletto per la prima volta nel 2020 ed è stato il primo presidente di regione di centrodestra da quando il presidente di regione è eletto direttamente dai cittadini, ossia dal 1995. Acquaroli è sostenuto anche dall’Unione di Centro (UdC), e dalle liste civiche “I marchigiani per Acquaroli” e “Civici Marche-Acquaroli presidente”.

Il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle sostengono invece la candidatura di Matteo Ricci, attualmente parlamentare europeo del Partito Democratico. Oltre che dal PD e dal Movimento 5 Stelle, Ricci, ex sindaco di Pesaro, è sostenuto da Alleanza Verdi-Sinistra, dalla lista “Progetto Marche”, al cui interno ci sono alcuni esponenti di Italia Viva, da “Avanti con Ricci”, dove ci sono alcuni candidati di Più Europa, da “Pace Salute Lavoro”, di cui fa parte anche Rifondazione Comunista, e infine la lista civica “Matteo Ricci Presidente”. L’unico partito di opposizione che non sostiene la candidatura di Ricci come presidente è Azione. Il leader Carlo Calenda ha motivato questa scelta dicendo che Ricci è contrario alla costruzione di un termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione. Calenda ha poi accusato Ricci di non avere «lo spessore politico e la tempra morale» per amministrare le Marche, sottolineando il rischio di eleggere «una banderuola sempre all’inseguimento di Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle».

Il programma di Ricci propone un cambiamento delle Marche rispetto all’attuale presidenza di Acquaroli, proponendo un rilancio della sanità territoriale e del welfare, il contrasto allo spopolamento delle aree interne e una forte identità europeista fondata su diritti, pace e cooperazione. Il programma di Acquaroli punta invece sulla continuità con quanto fatto finora, e propone la prosecuzione della ricostruzione post-sisma, investimenti per i giovani e la promozione del turismo.

Oltre ad Acquaroli e Ricci, ci sono poi altri quattro candidati: Claudio Bolletta per Democrazia Sovrana Popolare, Lidia Mangani per il Partito Comunista Italiano, Beatrice Marinelli per la lista “Evoluzione della Rivoluzione” e Francesco Gerardi per Forza del Popolo. Nessuno di quest’ultimi si era candidato alle scorse elezioni regionali del 2020.

Che cosa dicono i sondaggi

Negli ultimi due mesi sono stati pubblicati sei sondaggi sulle elezioni. Al momento, la media delle rilevazione dà in vantaggio Acquaroli con il 50,3 per cento e Ricci al 46,8 per cento, con uno scarto tra i due di circa 3,5 punti. Dei sei sondaggi, cinque danno Acquaroli in vantaggio e solo uno, fatto dalla società di sondaggi Izi, dà Ricci avanti di un punto. Ipsos, uno degli istituti di sondaggi più importanti, dà Acquaroli avanti di 5,3 punti, dato simile a Tecnè che lo dà avanti di 5,5 punti, mentre EMG di 6 punti. Un sondaggio di Termometro Politico dà Acquaroli in vantaggio di 3,4 punti, mentre Bidimedia stima una differenza di due punti.

Com’è andata in passato

Alle ultime elezioni regionali del 2020 Acquaroli ha vinto con il 49,1 per cento dei voti contro il 37,3 per cento ottenuto dal candidato del centrosinistra Maurizio Mangialardi e l’8,6 per cento del candidato del Movimento 5 Stelle Gian Mario Mercorelli. Si è trattato di una vittoria significativa per il centrodestra perché le Marche è stata a lungo considerata una regione “rossa”, insieme a Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, perché da sempre governata dal centrosinistra.

A livello geografico, alle scorse elezioni regionali il centrodestra ha ottenuto i suoi migliori risultati nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, mentre il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle sono andati particolarmente bene ad Ancona.
Prima delle elezioni del 2020 le Marche sono sempre state governate dal centrosinistra. Nel 1995 e nel 2000 le elezioni sono state vinte da Vito D’Ambrosio, sostenuto tra gli altri dai Democratici di Sinistra, rispettivamente con il 51,6 e il 49,9 per cento dei voti. Nel 2005 e 2010 aveva vinto invece Gian Mario Spacca, sostenuto da PD e Italia dei Valori, rispettivamente con il 57,8 per cento e il 53,1 per cento, mentre nel 2015 è stato eletto il candidato del PD Luca Ceriscioli con il 41 per cento. Acquaroli si era candidato già alle elezioni del 2015 con Fratelli d’Italia e la Lega, ed era arrivato terzo con il 19 per cento, dietro al candidato del Movimento 5 Stelle Giovanni Maggi (21,8 per cento). Nel 2015 la coalizione di centrodestra era divisa alle elezioni: Forza Italia aveva sostenuto infatti una nuova candidatura di Gian Mario Spacca, che nel 2012 aveva lasciato il PD.
Per quanto riguarda la partecipazione al voto, l’affluenza alle elezioni del 2020 è stata del 59,8 per cento, in crescita rispetto al 49,8 per cento del 2015. Nel 2010 l’affluenza era stata del 62,8 per cento, in calo di nove punti rispetto al 71,5 per cento del 2005. Nel 2000 votò invece il 74,3 per cento e nel 1995 l’84,6 per cento.

Le regole del voto

Alle elezioni regionali nelle Marche gli elettori chiamati alle urne saranno 1,33 milioni, di cui 152 mila vivono all’estero, pari all’11,5 per cento del totale. Questi, insieme ai cittadini marchigiani che abitano in altre regioni, dovranno tornare nel loro comune di residenza per poter votare perché la legge elettorale regionale non consente il voto in un comune diverso da quello di residenza. Tra gli elettori marchigiani, il 30 per cento vive nella provincia di Ancona, il 23 per cento in quella di Pesaro-Urbino, il 22 per cento in quella di Macerata, il 14 per cento in quella di Ascoli Piceno e l’11 per cento in quella di Fermo.

Alle elezioni i cittadini marchigiani potranno votare solo per il candidato presidente oppure solo per una lista, e il voto andrà automaticamente al candidato presidente collegato, mentre non è possibile fare il cosiddetto “voto disgiunto”, ossia votare un candidato a presidente e una lista che ne sostiene un altro. Gli elettori potranno esprimere anche fino a due preferenze per i candidati al consiglio regionale, a patto che siano di sesso diverso. Lo scrutinio avrà inizio alle ore 15 di lunedì 29 settembre, subito dopo la chiusura dei seggi.
Fac-simile della scheda elettorale per le elezioni regionali nelle Marche. Fonte: Regione Marche
Fac-simile della scheda elettorale per le elezioni regionali nelle Marche. Fonte: Regione Marche
Il vincitore delle elezioni regionali nelle Marche è il candidato presidente che ottiene più voti, e non è previsto un ballottaggio. Il consiglio regionale delle Marche è composto da 30 consiglieri oltre al presidente della giunta. Per eleggere consiglieri, una lista o una coalizione di liste deve ottenere almeno il 5 per cento dei voti ed è previsto un premio di maggioranza variabile per la lista o la coalizione di liste collegate al candidato presidente vincitore. Se il candidato presidente vincitore ha ottenuto tra il 40 e il 43 per cento dei voti la lista o la coalizione collegata ottiene 18 seggi, mentre se ha superato il 43 per cento ne ottiene 19.
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