Il 23 luglio il governo Draghi, sostenuto da un’ampia maggioranza che vede assente soltanto Fratelli d’Italia, ha ufficializzato (decreto-legge 23 luglio 2021, n.105) l’obbligatorietà della certificazione verde, o green pass, per accedere a ristoranti, spettacoli, musei, concorsi pubblici, sale termali, fiere e altre attività aperte al grande pubblico. Le disposizioni entreranno in vigore a partire dal 6 agosto.
La certificazione verde si può ottenere dopo aver fatto almeno una dose di vaccino contro la Covid-19, o in alternativa presentando un tampone negativo eseguito nelle precedenti 48 ore oppure certificando di essere guariti dalla malattia negli ultimi sei mesi. Il green pass quindi è senza dubbio un’opzione che punta a incentivare il ricorso dei cittadini alla vaccinazione, essendo questa la via più semplice (e meno dispendiosa) per poter continuare a partecipare serenamente alla vita sociale.
La decisione, già molto discussa nelle settimane precedenti l’approvazione, ha acceso il dibattito nel mondo politico italiano e i vari partiti hanno espresso posizioni anche molto differenti l’una dall’altra. Facciamo il punto della situazione.
Il centrosinistra e la «massima responsabilità»
I principali partiti del centrosinistra – da Liberi e uguali e Italia Viva al Partito democratico, tutti parte della maggioranza a sostegno del governo Draghi – hanno accolto in maniera generalmente favorevole la decisione riguardante l’obbligo del green pass.
Intervistato dal Corriere della Sera il 26 luglio, il segretario del Pd Enrico Letta ha affermato che il suo partito sostiene un atteggiamento di «massima responsabilità» ed è quindi «favorevole al green pass a scuola, nelle aziende, sui treni e sugli aerei». Commenti positivi anche da parte del ministro della Cultura Dario Franceschini (Pd) che ha detto al Messaggero: «Credo che il green pass aiuterà, e non ostacolerà» la riapertura dei centri culturali.
Roberto Gualtieri (Pd), ex ministro dell’Economia e attuale candidato sindaco per Roma, ha scritto su Facebook il 24 luglio: «Il green pass non è una restrizione ma, al contrario, uno strumento per tenere aperte le attività commerciali in sicurezza e tornare alla normalità».
Da Italia Viva si è espresso favorevolmente il leader Matteo Renzi, che nella sua newsletter del 23 luglio ha chiarito: «È giusto utilizzare il green pass […] chi si vaccina non si merita il lockdown, ma deve poter vivere come prima». Sulla stessa linea anche Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera, che ha scritto su Twitter il 25 luglio: «Benissimo introdurre il green pass. Solo con il vaccino possiamo ripartire e chi si vaccina deve essere libero di andare ovunque».
Il ministro della Salute Roberto Speranza (Leu), firmatario del decreto-legge che introduce l’uso obbligatorio del green pass, ha presentato la misura in conferenza stampa affermando che in questo modo il governo intende incentivare quante più persone possibili a vaccinarsi, perché «questa è la strada principale per provare a mettersi alle spalle» la pandemia.
Movimento 5 stelle: il pass «funziona»
Il Movimento 5 stelle, che sostiene il governo Draghi, ha complessivamente approvato l’utilizzo del green pass per accedere a luoghi ed eventi pubblici. Per esempio, il ministro degli Esteri Luigi di Maio si è presentato come un convinto sostenitore dei vaccini contro la Covid-19 e il 25 luglio ha affermato che il green pass «funziona», come dimostrato dall’aumento delle prenotazioni che si è verificato in molte zone d’Italia dopo l’annuncio della misura.
Favorevoli anche altri parlamentari pentastellati tra cui Ettore Licheri, Giovanni Luca Aresta e Barbara Floridia, ma non sono mancate le voci fuori dal coro: il 23 luglio per esempio il deputato Giorgio Lovecchio ha affermato su Facebook che «l’obbligo del green pass non è una soluzione», poiché questo rischia di «bloccare» nuovamente la crescita e la ripresa del Paese.
Il no di (quasi) tutto il centrodestra
Nel centrodestra Lega e Fratelli d’Italia hanno criticato aspramente la decisione di rendere obbligatorio il green pass per molte attività sociali, mentre Forza Italia si è detta favorevole.
In particolare il leader della Lega Matteo Salvini, pur facendo parte a tutti gli effetti della maggioranza di governo, si è sempre dichiarato contrario all’imposizione della certificazione verde, vista come un modo per obbligare i cittadini a vaccinarsi contro la loro volontà.
Già a metà luglio, quando si discuteva di questa possibilità senza ancora avere certezze in merito, Salvini scriveva su Twitter: «Green pass per chi prende l’autobus o un caffè? Fuori discussione» e «Vaccino, tampone o Green Pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo».
Quest’ultimo post è rimasto “fissato in alto” (una funzionalità di Twitter che permette di mantenere un post sopra a tutti gli altri) sul suo profilo fino all’annuncio del decreto-legge che fissa le nuove indicazioni governative sulla certificazione verde. A quel punto Salvini ha rimosso la priorità attribuita al messaggio, che quindi è tornato a perdersi tra i tanti contenuti pubblicati quotidianamente. Proprio il 23 luglio poi il leader leghista ha annunciato di essersi vaccinato, dopo aver postato una foto in cui si scorge un Qr code simile a quello del green pass.
Negli anni passati, come abbiamo spiegato, Salvini ha sempre mantenuto una posizione piuttosto ambigua sui vaccini, tentando di metterne in luce i benefici senza però scontentare i contrari o gli scettici.
La grande maggior parte dei politici leghisti – tra cui Armando Siri, Roberta Ferrero e Guido De Martini – si sono allineati, al punto da sostenere in diverse occasioni le manifestazioni pubbliche organizzate dagli oppositori del green pass negli ultimi giorni. Idee ben diverse quelle presentate da un altro noto esponente leghista, Roberto Calderoli, che ha condannato fermamente le manifestazioni “no-vax” tenutesi il 24 luglio a Bergamo e ha sostenuto invece l’utilità dei vaccini.
Forti critiche al green pass sono arrivate anche da parte di Fratelli d’Italia, unico partito rimasto all’opposizione. La leader Giorgia Meloni ha più volte espresso netta contrarietà all’imposizione della certificazione verde per accedere alla maggior parte dei luoghi pubblici, una scelta vista come «sbagliata e inutile» che danneggerebbe l’economia del Paese negando a molti la possibilità di consumare in bar e ristoranti.
Di recenti alcuni avversari politici di Meloni – provenienti soprattutto dal Movimento 5 stelle, ma anche dal Pd – l’hanno attaccata sui social per aver espresso solo pochi mesi fa posizioni presentate come favorevoli al green pass. Il riferimento è a un video-messaggio registrato in occasione del convegno “Riapri Italia”, organizzato da FdI il 9 aprile, in cui Meloni parlava (min. 2:50) del certificato verde come di una «priorità» e si augurava che questo venisse adottato «il prima possibile».
Questa prima parte del video è stata proposta dagli avversari politici di Meloni come prova di un atteggiamento incoerente, ma proseguendo con l’ascolto si capisce che la leader di FdI si riferiva solo a un pass che permettesse di spostarsi tra i vari Paesi europei per «far ripartire il turismo», e non a una sua applicazione anche all’interno del territorio nazionale.
Il 24 luglio Meloni ha infatti risposto alle accuse nei suoi confronti con un video su Twitter, in cui spiega che è possibile – come fa il suo partito – essere favorevoli al «green pass europeo» ma contrari a una sua applicazione per accedere a bar, ristoranti o teatri in Italia.
Diversa infine la posizione di Forza Italia, partito di maggioranza che si è dichiarato favorevole al green pass.
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