Mercoledì 30 novembre, alla Commissione Giustizia del Senato, il governo ha presentato un emendamento per modificare il decreto-legge, approvato il 31 ottobre, che, tra le altre cose, ha introdotto (art. 5) un nuovo reato contro chi organizza e partecipa ai rave party. Il testo, che è ora all’esame del Senato prima di passare alla Camera per la conversione in legge, era stato molto criticato dai partiti dell’opposizione. Da un lato, il nuovo reato, visto il carattere generale con cui è stata scritta la norma, rischia di riguardare non solo i rave party, ma tutte le «invasioni di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica». Dall’altro lato, le pene introdotte (fino a sei anni di carcere e 10 mila euro di multa) sono più severe rispetto a quelle vigore negli altri grandi Paesi europei.
Secondo l’agenzia stampa parlamentare Public Policy, ora il governo è intenzionato a modificare l’articolo 5 del decreto-legge, per circoscrivere meglio il reato contro i rave. L’emendamento propone di punire chiunque «organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati» per «realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento». Rispetto al contenuto del decreto-legge, si toglierebbe anche il riferimento al numero superiore a 50 persone per far scattare il reato. Le pene rimarrebbero invece uguali rispetto al testo originario, ma si applicherebbero nei casi in cui i raduni possano causare «un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa della inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti» e «in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento». Inoltre, il nuovo reato non sarebbe più introdotto nel codice penale con un nuovo articolo 434-bis, ma con il 633-bis.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha difeso questa proposta di modifica del testo, dicendo in una nota che in questo modo si rende «più efficace il contrasto delle condotte illecite che si vuole perseguire». Secondo Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile giustizia del Partito democratico, il governo, per «salvare la faccia», «ha dovuto riscrivere interamente un testo che resta inutile», visto che con le norme già in vigore è possibile sgomberare i rave party illegali. «In ogni caso sono inaccettabili la pene sproporzionate», ha aggiunto Rossomando. Anche il deputato di Azione Enrico Costa ha criticato la proposta del governo, visto come un «passo in avanti» ma insufficiente, perché, tra le altre cose, si mantengono le stesse pene, che possono portare anche alle intercettazioni telefoniche.
Le modifiche al testo dovranno essere votate in Commissione Giustizia del Senato, poi il testo passerà all’esame dell’aula. Successivamente il testo passerà alla Camera per la conversione in legge: il provvedimento dovrà essere approvato definitivamente entro il 31 dicembre.
Secondo l’agenzia stampa parlamentare Public Policy, ora il governo è intenzionato a modificare l’articolo 5 del decreto-legge, per circoscrivere meglio il reato contro i rave. L’emendamento propone di punire chiunque «organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati» per «realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento». Rispetto al contenuto del decreto-legge, si toglierebbe anche il riferimento al numero superiore a 50 persone per far scattare il reato. Le pene rimarrebbero invece uguali rispetto al testo originario, ma si applicherebbero nei casi in cui i raduni possano causare «un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa della inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti» e «in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento». Inoltre, il nuovo reato non sarebbe più introdotto nel codice penale con un nuovo articolo 434-bis, ma con il 633-bis.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha difeso questa proposta di modifica del testo, dicendo in una nota che in questo modo si rende «più efficace il contrasto delle condotte illecite che si vuole perseguire». Secondo Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile giustizia del Partito democratico, il governo, per «salvare la faccia», «ha dovuto riscrivere interamente un testo che resta inutile», visto che con le norme già in vigore è possibile sgomberare i rave party illegali. «In ogni caso sono inaccettabili la pene sproporzionate», ha aggiunto Rossomando. Anche il deputato di Azione Enrico Costa ha criticato la proposta del governo, visto come un «passo in avanti» ma insufficiente, perché, tra le altre cose, si mantengono le stesse pene, che possono portare anche alle intercettazioni telefoniche.
Le modifiche al testo dovranno essere votate in Commissione Giustizia del Senato, poi il testo passerà all’esame dell’aula. Successivamente il testo passerà alla Camera per la conversione in legge: il provvedimento dovrà essere approvato definitivamente entro il 31 dicembre.