La “flat tax sui Paperoni” resta un mistero

L’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero è stata raddoppiata, ma sui beneficiari e sui benefici mancano i numeri
ANSA
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Il 9 agosto il governo Meloni ha presentato in Senato un nuovo decreto-legge, ribattezzato “decreto Omnibus”, che nei prossimi giorni inizierà il suo percorso per la conversione in legge. Questo decreto contiene varie misure, in particolare di tipo fiscale: tra quelle più discusse c’è l’aumento della cosiddetta “flat tax dei Paperoni”, su cui però i numeri a disposizione sono pochi, sia sui beneficiari sia sui suoi effetti.

Di che cosa stiamo parlando

Alla fine del 2016, il governo Renzi ha introdotto con la legge di Bilancio per l’anno successivo una tassazione agevolata per le persone che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia dopo aver vissuto almeno nove anni sui dieci precedenti all’estero. Grazie a questa novità, chi porta la residenza nel nostro Paese può decidere di pagare un’imposta forfetaria pari a 100 mila euro (da qui il nome “flat tax”) sui redditi prodotti all’estero, al posto della normale tassazione in vigore su questi redditi. L’imposta scende a 25 mila euro per ciascuno dei familiari dei cittadini che decidono di usufruire dell’agevolazione. Tra le altre cose, i beneficiari di questa imposta sostitutiva introdotta otto anni fa non sono tenuti a pagare le imposte sugli immobili detenuti all’estero. L’obiettivo dichiarato di questa misura era favorire l’ingresso di investitori, che portassero la creazione di nuovi posti di lavoro.

Con il nuovo decreto “Omnibus” il governo Meloni ha deciso di aumentare a 200 mila l’imposta introdotta dalla legge di Bilancio per il 2017. I dati su cui si basa questa decisione – che in teoria, essendo contenuta in un decreto-legge, dovrebbe essere giustificata da ragioni straordinarie di necessità e d’urgenza – sono però lacunosi, così come lo sono i numeri sui risultati ottenuti finora.

Quanti sono i beneficiari

La relazione tecnica che accompagna il decreto “Omnibus” non dice quanti soldi il governo Meloni stima di incassare grazie all’aumento dell’imposta sui redditi prodotti all’estero. «Pur ritenendo che dalla disposizione potrebbero derivare effetti positivi per il bilancio dello Stato, alla stessa, prudenzialmente, non si ascrivono sostanziali effetti», si legge nella relazione tecnica. Anche la legge di Bilancio per il 2017, «per motivi prudenziali» non aveva stimato quanto avrebbe guadagnato, o perso, il fisco italiano dall’introduzione della nuova imposta. 

Di recente alcuni numeri sono stati forniti dalla Corte dei Conti nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato, pubblicata a fine giugno. Secondo i dati più aggiornati, nel 2022 1.136 persone hanno beneficiato dell’imposta sostitutiva, versando allo Stato quasi 90 milioni di euro. In totale, in cinque anni lo Stato ha incassato circa 254 milioni di euro, di cui 232 milioni per i contribuenti principali e poco meno di 22 milioni per i loro familiari. 

Come ha sottolineato la Corte dei Conti, sulla base di questi numeri è impossibile sapere se lo Stato ci ha rimesso, ossia se avrebbe incassato di più se avesse lasciato il precedente regime di tassazione sui redditi prodotti all’estero. L’Agenzia delle Entrate, infatti, non conosce «né l’ammontare dei redditi esteri sui quali agisce l’imposta sostitutiva, né le imposte ordinarie che sarebbero state effettivamente prelevate su tali redditi in assenza del regime sostitutivo». 

Per capire quanti soldi si incasseranno grazie al raddoppio da 100 mila euro a 200 mila euro dell’imposta sostitutiva, la tentazione è quella di raddoppiare il valore di quanto è stato incassato l’ultimo anno per cui sono disponibili i numeri. In questo modo si stimerebbe un incasso di quasi 200 milioni di euro l’anno. Questo calcolo, però, è scorretto. L’aumento dell’imposta introdotto dal governo Meloni con il decreto “Omnibus” varrà infatti solo per chi trasferirà la residenza in Italia dopo l’approvazione del provvedimento, e non in modo retroattivo per chi già ne beneficia.

I benefici sconosciuti

Come detto, la “flat tax sui Paperoni” è stata introdotta per incentivare l’arrivo di investitori facoltosi, tant’è che la stessa legge di Bilancio per il 2017 ha previsto procedure agevolate per la concessione di visti e permessi di soggiorno per chi avrebbe beneficiato della nuova imposta sostitutiva. Dopo otto anni non è dato sapere se e in quale quantità sia stato raggiunto questo obiettivo, ossia se ci siano stati investimenti o se siano stati creati posti di lavoro.

La mancanza di numeri a riguardo è stata ammessa dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti il 7 agosto, durante la conferenza stampa di presentazione del decreto “Omnibus”. «Quanto abbiano reinvestito in Italia [i beneficiari dell’imposta sostitutiva, ndr] onestamente è molto difficile valutare», ha detto Giorgetti. Il ministro ha giustificato l’aumento dicendo che il governo è contrario «a inaugurare una stagione di gara e di competizione per creare situazioni di favore fiscale a persone e imprese» con altri Paesi. «Se inizia questa gara, Paesi come l’Italia che hanno spazi fiscali assai limitati inevitabilmente sono destinati a perdere», ha aggiunto Giorgetti.

Anche su questo punto il commento della Corte dei Conti, contenuto nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato, è netto. Secondo la Corte, in questi anni non sono state «approntate specifiche rilevazioni per valutare la reale rispondenza della misura» al suo obiettivo dichiarato di «favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti». L’imposta sostitutiva, infatti, «appare principalmente indirizzata a favorire soggetti che possono ritrarre fonti di reddito da più Paesi e che trasferiscono la propria residenza in Italia per finalità lavorative (come nel caso, probabilmente frequente, degli sportivi professionisti), residenziali o per altre ragioni, senza tuttavia esigere – come pure ci si sarebbe dovuto attendere – un effettivo e tangibile collegamento con la realizzazione di investimenti produttivi nel nostro Paese», ha scritto la Corte dei Conti. 

Ricapitolando: otto anni fa il governo Renzi ha introdotto un’imposta sostitutiva per i contribuenti più facoltosi senza prevedere un meccanismo di controllo sui benefici generati da questa agevolazione fiscale. Trascorsi otto anni, il governo Meloni ha deciso di raddoppiare il valore di questa imposta – di cui hanno beneficiato soprattutto professionisti che si sono trasferiti in Italia per lavoro, non per investire – senza sapere però quanto incasserà lo Stato da questa decisione.

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