«La variante inglese ha un carattere diverso dall’anno scorso. Questa volta la variante inglese non risparmia i bambini, colpisce le fasce più giovani» (min 1:12)
Il ministro Bianchi ha citato la cosiddetta “variante inglese” per giustificare almeno in parte la chiusura delle scuole voluta dal governo. Con il Dpcm del 2 marzo 2021, in vigore dal 6 marzo, il governo
ha disposto infatti la sospensione dell’attività didattica in presenza in tutte le scuole di ordine grado nelle regioni e le province autonome in zona rossa (al momento
dieci) con la possibilità per i presidenti di regioni in zona arancione di ricorrere alla stessa misura in presenza di determinate circostanze.
Quando gli è stato chiesto dal conduttore Fabio Fazio se si potesse fare di più per tenere aperte le scuole, il ministro Bianchi
ha risposto: «No, è cambiata la situazione, siamo davanti alla variante inglese», sostenendo che la variante abbia «un carattere diverso dall’anno scorso (…) non risparmia i bambini, colpisce le fasce più giovani».
L’affermazione del ministro è imprecisa. Se è vero infatti che l’incidenza è in aumento anche nelle fasce più giovani, il peso delle varianti non è ancora stato stabilito con certezza. Prendendo il bollettino più recente dell’Istituto superiore di sanità, aggiornato al 17 marzo, si
legge in effetti che «dall’inizio di gennaio si sta osservando un incremento dell’incidenza nella popolazione di età 0-19 anni, e in particolare nelle fasce 14-19 e 11-13 anni con una leggera flessione nell’ultima settimana».

Tuttavia, come
ha sottolineato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro presentando il bollettino del 12 marzo, in queste settimane l’incidenza
è stata in crescita in tutte le fasce d’età.
Quindi, è giusto dire che con la variante inglese il nuovo coronavirus abbia un «carattere diverso dall’anno scorso» perché «non risparmia i bambini e colpisce le fasce più giovani»?
Sulla base degli studi condotti finora, non si può dire che sia così. Infatti, l’Istituto superiore di sanità alla domanda «le varianti colpiscono in maniera particolare i bambini?»,
risponde così: «I bambini, in particolare i bambini più piccoli, sembrano essere meno suscettibili all’infezione da Sars-CoV-2 rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, il che sembra verificarsi anche per la variante B.1.1.7, la cosiddetta variante “inglese”, che manifesta un aumento cospicuo della trasmissibilità in tutte le fasce di età».
La fonte è uno studio del 15 febbraio dello
European centre for disease prevention and control secondo cui la maggiore presenza dell’infezione nella scuole
sarebbe la conseguenza della più ampia circolazione del virus in tutta la comunità.
Altri studi sono in corso, ma ad oggi non è corretto dare per sicuro che la variante inglese abbia un carattere diverso legato alla capacità di colpire anche le fasce di popolazione più giovane, a differenza dei precedenti ceppi del virus.