Come cambieranno le regole dell’esame di maturità

Dalla composizione delle commissioni al colloquio finale, il governo ha approvato un decreto che modifica l’esame finale nelle scuole superiori
ANSA/MICHELE MARAVIGLIA
ANSA/MICHELE MARAVIGLIA
Nelle prossime settimane riapriranno in tutta Italia le scuole e a partire da quest’anno scolastico entreranno in vigore le nuove regole volute dal governo sull’esame di Stato, la serie di prove che gli studenti devono sostenere al termine delle scuole superiori di secondo grado, ossia i licei, gli istituti tecnici e quelli professionali.

La riforma delle regole dell’esame di Stato è stata approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 4 settembre, con un decreto-legge voluto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Al momento il testo del decreto-legge non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma Pagella Politica ha potuto prendere visione del provvedimento. Vediamo punto per punto quali sono le principali novità introdotte dal decreto.

Nuovo nome e nuovo esame orale

Il decreto ha modificato il decreto legislativo del 13 aprile 2017, quello che contiene le norme generali per lo svolgimento dell’esame di Stato. Innanzitutto, da quest’anno l’esame di Stato si chiamerà ufficialmente «esame di maturità» e, oltre alla «preparazione», servirà a valutare più in generale «il grado di maturazione personale, di autonomia e di responsabilità» degli studenti «in una prospettiva di sviluppo integrale della persona». 

Le prove da sostenere saranno sempre tre, ossia la prima prova scritta di italiano unica a livello nazionale, la seconda prova scritta su una materia specifica del proprio indirizzo di studio (come matematica o fisica al liceo scientifico, e greco o latino al liceo classico) e infine il colloquio orale. Le nuove regole hanno cambiato la modalità di svolgimento di questo colloquio. Da quest’anno l’esame orale si concentrerà su quattro materie stabilite per tutte le scuole dal Ministero dell’Istruzione e del Merito entro il mese di gennaio. In più, il colloquio terrà conto delle competenze maturate con l’insegnamento dell’educazione civica e del curriculum dello studente, ossia tutte le informazioni relative al percorso di studi ed eventuali altri titoli posseduti, oltre ad altre esperienze svolte in ambito formativo. 

Il decreto ha poi modificato la composizione della commissione esaminatrice, che passa da sette a cinque componenti. Come in passato, le commissioni saranno una ogni due classi e saranno presiedute da un presidente esterno alla scuola, ma sia i commissari interni alla scuola sia quelli esterni saranno due anziché tre. Inoltre, il governo ha previsto lo stanziamento a partire dal 2026 di dieci milioni di euro in più per la formazione dei componenti delle commissioni d’esame.

Niente “scena muta”

Sempre riguardo il colloquio, una delle novità più significative riguarda la possibilità da parte di uno studente di non rispondere alle domande che gli vengono sottoposte. Il decreto infatti ha previsto che gli esami di maturità sono superati con successo solo «se il candidato ha regolarmente svolto tutte le prove». 

Quest’ultima misura è una risposta a quanto successo nei mesi scorsi, quando alcuni studenti hanno scelto di non rispondere alle domande durante il colloquio dell’esame di Stato per protestare contro il metodo di valutazione, venendo comunque promossi perché avevano superato i 60 crediti minimi necessari per passare l’esame. Per superare l’esame non basterà solo raggiungere la soglia minima di crediti, ma anche sostenere effettivamente tutte le prove, e se uno studente si rifiuterà di rispondere alle domande durante il colloquio sarà bocciato.

Cambiano i punti bonus 

Un’altra novità ha a che fare con i punti bonus che la commissione d’esame può assegnare a uno studente. Il punteggio dell’esame di maturità è composto dai 20 punti per ciascuna delle prove scritte e della prova orale, oltre che da un massimo di 40 punti ottenuti dallo studente sulla base dei risultati ottenuti nel suo percorso scolastico (il cosiddetto “credito scolastico”).

Finora, oltre ai punti accumulati con le prove d’esame e a quelli del percorso scolastico, una commissione poteva assegnare fino a cinque punti aggiuntivi agli studenti che avevano ottenuto almeno 30 crediti scolastici e almeno cinquanta punti in totale nelle prove d’esame. Con le nuove regole, invece, una commissione d’esame potrà assegnare al massimo tre punti bonus se il candidato otterrà almeno novantasette punti, tra credito scolastico e prove d’esame.

I cambi di indirizzo

Con il nuovo decreto-legge sulla scuola il governo non è intervenuto solo sull’esame di maturità, ma anche su altre questioni. 

È stata introdotta una disciplina più dettagliata a livello nazionale sulla possibilità per gli studenti di cambiare indirizzo scolastico. Prima la legge prevedeva che fossero le scuole a dotarsi di norme specifiche in questi casi. Adesso, nei primi due anni di scuola superiore uno studente potrà chiedere di cambiare indirizzo scolastico entro il 31 gennaio di ciascun anno, senza la necessità di sostenere una prova integrativa. Dal termine del terzo anno in poi gli studenti che chiederanno di cambiare indirizzo dovranno prima superare un esame integrativo. 

Il decreto-legge voluto da Valditara potrà comunque essere modificato dal Parlamento. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, il testo dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni, pena la decadenza del provvedimento. Il decreto dovrà essere quindi approvato sia dalla Camera che dal Senato nella stessa versione e potrebbe subire delle modifiche durante l’esame parlamentare.

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