Il 14 novembre il sottosegretario al Ministero della Salute Marcello Gemmato (Fratelli d’Italia) è stato ospite del programma ReStart su Rai 2, dove ha difeso la decisione del governo Meloni di reintegrare in anticipo i medici e il personale sanitario non vaccinati contro la Covid-19. Tra le altre cose, commentando la strategia vaccinale del Paese, Gemmato ha detto (min. -0:24:05 ) che «per larga parte della pandemia» l’Italia «è stata prima per mortalità» causata dalla Covid-19, quindi «questi grandi risultati non li vedo raggiunti». «Ma senza vaccini sarebbe stato magari peggio», ha replicato in studio il giornalista Aldo Cazzullo, ricevendo la pronta di risposta di Gemmato: «Questo lo dice lei: non abbiamo l’onere della prova inversa. Ma io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini».
Le affermazioni del sottosegretario alla Salute contengono almeno due errori.
Partiamo dalla questione della mortalità della Covid-19 in Italia, ossia il numero di morti causati dalla malattia sul totale della popolazione. Secondo i dati raccolti da Our world in data, è vero che nel 2020, quando ancora i vaccini non c’erano, l’Italia è stato tra i primi Paesi al mondo per numero di morti diagnosticate da Covid-19 in rapporto alla sua popolazione, ma con l’arrivo dei vaccini – l’oggetto del dibattito con Gemmato in tv – le cose sono cambiate. Nel 2021, per esempio, l’Italia è stata cinquantunesima al mondo per numero di morti diagnosticate da Covid-19 in rapporto alla popolazione. Dall’inizio del 2021 al 14 novembre 2022 è stata quarantunesima. Queste classifiche vanno prese con la dovuta cautela, perché non tengono conto delle morti non diagnosticate, ma comunque causate dalla Covid-19, e confrontano Paesi molto diversi tra loro. In ogni caso, questi numeri mostrano che con l’arrivo dei vaccini la mortalità della Covid-19 in Italia è scesa rispetto a quanto avvenuto in altri Paesi. Come abbiamo spiegato più volte negli ultimi due anni, il contributo maggiore dei vaccini è stato quello ridurre il rischio di morte o di sviluppare una malattia grave, in particolare nella popolazione anziana.
Le affermazioni del sottosegretario alla Salute contengono almeno due errori.
Partiamo dalla questione della mortalità della Covid-19 in Italia, ossia il numero di morti causati dalla malattia sul totale della popolazione. Secondo i dati raccolti da Our world in data, è vero che nel 2020, quando ancora i vaccini non c’erano, l’Italia è stato tra i primi Paesi al mondo per numero di morti diagnosticate da Covid-19 in rapporto alla sua popolazione, ma con l’arrivo dei vaccini – l’oggetto del dibattito con Gemmato in tv – le cose sono cambiate. Nel 2021, per esempio, l’Italia è stata cinquantunesima al mondo per numero di morti diagnosticate da Covid-19 in rapporto alla popolazione. Dall’inizio del 2021 al 14 novembre 2022 è stata quarantunesima. Queste classifiche vanno prese con la dovuta cautela, perché non tengono conto delle morti non diagnosticate, ma comunque causate dalla Covid-19, e confrontano Paesi molto diversi tra loro. In ogni caso, questi numeri mostrano che con l’arrivo dei vaccini la mortalità della Covid-19 in Italia è scesa rispetto a quanto avvenuto in altri Paesi. Come abbiamo spiegato più volte negli ultimi due anni, il contributo maggiore dei vaccini è stato quello ridurre il rischio di morte o di sviluppare una malattia grave, in particolare nella popolazione anziana.