Meloni si tira la zappa sui piedi con la classifica sulla libertà di stampa

Ha citato l’indice di Reporter senza frontiere per rivendicare un miglioramento, ma i dati mostrano una storia diversa
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il 22 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha replicato in Senato agli interventi di alcuni senatori, dopo le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre. Tra i vari temi affrontati, ha risposto anche a chi accusa il suo governo di limitare la libertà di stampa.

«Se vogliamo attenerci ai fatti sulla libertà di stampa, secondo la ONG Reporter senza frontiere, nel 2022 – l’ultimo anno in cui eravate al governo – l’Italia era al cinquantottesimo posto della classifica mondiale per la libertà di stampa», ha detto Meloni. «Sono passati tre anni, oggi siamo al quarantanovesimo: abbiamo risalito nove posizioni».

Questa dichiarazione sembra giocare a favore della presidente del Consiglio e del suo governo, ma in realtà le si ritorce contro.

L’indice di Reporter senza frontiere

Ogni anno l’organizzazione non governativa Reporter senza frontiere valuta la libertà di stampa in 180 Paesi, sulla base di una definizione ampia di questa forma di libertà: la possibilità per i giornalisti di informare liberamente, senza pressioni politiche, economiche, legali o sociali e senza rischi per la propria sicurezza.

In base alla metodologia aggiornata nel 2022, ogni Paese riceve un punteggio da 0 a 100 – dove 100 rappresenta la piena libertà di stampa – calcolato combinando dati quantitativi sugli abusi contro i giornalisti e una valutazione qualitativa fondata su un questionario compilato da esperti del settore.

Il punteggio finale deriva da cinque indicatori di pari peso: contesto politico, quadro legale, contesto economico, contesto socioculturale e sicurezza. Reporter senza frontiere raccoglie poi i risultati in una mappa mondiale, colorando i Paesi dal verde, che indica una situazione “buona”, al rosso scuro, che segnala condizioni “molto gravi”. L’indice fotografa la situazione dell’anno precedente, ma può essere aggiornato se avvengono eventi significativi come guerre, colpi di Stato o nuove restrizioni alla stampa.

Negli anni, l’indice sulla libertà di stampa è stato criticato per la sua componente soggettiva: una parte dell’indice si basa infatti su questionari compilati da giornalisti ed esperti, le cui risposte possono risentire del contesto culturale o professionale di provenienza, rendendo più difficile il confronto tra Paesi. Inoltre, un miglioramento o un peggioramento nella classifica può dipendere non solo dalla situazione interna, ma anche dai cambiamenti registrati altrove (questo è un punto importante da tenere a mente sulla dichiarazione di Meloni: ci torneremo più avanti).

Le posizioni dell’Italia

Negli ultimi anni la posizione dell’Italia è cambiata più volte. Secondo l’indice del 2022, il nostro Paese era cinquantottesimo – come indicato da Meloni – con un punteggio di 68,16, relativo però all’anno 2021, quando si erano succeduti il secondo governo Conte e il governo Draghi.

Nell’indice pubblicato nel 2023 l’Italia è salita al quarantunesimo posto con 72,05 punti, un dato riferito al 2022, anno in cui il governo Meloni si è insediato solo alla fine di ottobre. 

Nell’indice del 2024, che si riferisce al 2023, primo anno intero in cui è stato in carica il governo Meloni, il punteggio è sceso a 69,8 e la posizione alla quarantaseiesima. Nell’edizione 2025, infine, l’Italia ha perso ancora terreno: 68,01 punti, un livello leggermente inferiore a quello registrato nel 2022, e quarantanovesima posizione – correttamente citata da Meloni in Senato.
In altre parole, l’Italia è risalita nella classifica non perché la sua situazione sia migliorata, ma perché in molti altri Paesi la libertà di stampa è peggiorata più rapidamente. Tra il 2022 e il 2025 il punteggio dell’Italia, infatti, è diminuito: semplicemente il nostro Paese è sceso “meno male” degli altri, e questo in quattro anni gli ha fatto guadagnare qualche posizione nella graduatoria, anche se negli ultimi due – entrambi sotto il governo Meloni – c’è stato un peggioramento anche a livello di posizioni in classifica.

Il giudizio di Reporter senza frontiere

Reporter senza frontiere ha motivato il calo di punteggio dell’Italia citando alcuni problemi strutturali, e altri più recenti. 

Tra questi, le forme di autocensura dei giornalisti, dovute anche al timore di querele e all’introduzione della norma – voluta dal governo Meloni – che vieta la pubblicazione integrale delle ordinanze di custodia cautelare, pur consentendone riassunti o sintesi giornalistiche. Secondo i sostenitori della norma, questa legge tutela la presunzione d’innocenza degli indagati. Per i contrari – che l’hanno ribattezzata “legge bavaglio” – riduce la trasparenza delle indagini e limita il diritto dei cittadini a essere informati.

Reporter senza frontiere ha segnalato inoltre la dipendenza economica dei media da pubblicità e fondi pubblici, la concentrazione delle testate in pochi proprietari, la precarietà del lavoro giornalistico, la persistente polarizzazione sociale e le minacce rivolte a chi indaga su criminalità e corruzione. 

Nell’indice del 2025, il punteggio legato al contesto politico è sceso a 58,69, contro i 65,89 del 2022, confermando un deterioramento complessivo della libertà di stampa in Italia. Secondo i criteri di Reporter senza frontiere, si tratta di un calo significativo, che – a detta della ONG – riflette un clima politico meno favorevole all’autonomia dei media e alla piena tutela del lavoro giornalistico. 

Precisiamo che nella valutazione di Reporter senza frontiere, uscita lo scorso maggio, manca ancora un riferimento alle inchieste sulle due auto esplose il 17 ottobre sotto casa del giornalista e conduttore della trasmissione Report Sigfrido Ranucci.  

Ricapitolando: la dichiarazione di Meloni si basa su numeri corretti, ma omette il dato più rilevante. L’avanzamento in classifica dell’Italia è avvenuto nell’edizione del 2023, in un anno che si riferisce per lo più al periodo precedente al suo governo, in carica solo da fine ottobre 2022. Da quando Meloni è alla guida del Paese, invece, l’indice di Reporter senza frontiere registra un calo sia nel punteggio sia nelle posizioni, segnalando un peggioramento complessivo della situazione della libertà di stampa in Italia.

Anche a prescindere dai limiti e dalle critiche rivolte all’indice, il confronto che Meloni propone è quindi fuorviante: i dati che cita, presi nel loro contesto, raccontano l’esatto contrario della tesi che vorrebbe sostenere.

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