Tra il 27 e il 28 ottobre è nato un caso politico, poi risoltosi in poche ore, su una proposta di Forza Italia per consentire alle compagnie telefoniche di aumentare automaticamente i prezzi in base all’inflazione.

Nei giorni precedenti i tre senatori Antonio Trevisi, Adriano Paroli e Dario Damiani hanno presentato un emendamento in Commissione Industria del Senato, per modificare il disegno di legge annuale sulla concorrenza. Un provvedimento che, in teoria, andrebbe approvato ogni anno per eliminare ostacoli alla competitività e all’innovazione del mercato italiano. La proposta di Forza Italia – e non di tutti partiti che sostengono il governo Meloni – prevedeva che i contratti stipulati dagli utenti con gli operatori telefonici potessero contenere «una clausola di adeguamento automatico dei prezzi», ossia un aumento annuale del costo del contratto indicizzato all’inflazione. Il testo specificava inoltre che questa clausola non doveva essere considerata una modifica unilaterale delle condizioni contrattuali: in questo modo, gli utenti non avrebbero potuto chiedere la rescissione gratuita del contratto. 

L’emendamento, sostenuto da alcune aziende del settore delle telecomunicazioni, è stato segnalato il 15 ottobre dall’associazione “Consumerismo No Profit”, che ha parlato di un «allarme rosso» per i consumatori, rilevando il rischio di aumenti sistematici dei prezzi a cui gli utenti non avrebbero potuto opporsi. 

Successivamente, il tema ha iniziato a ricevere anche l’attenzione di testate nazionali come la Repubblica, che ha parlato di un «blitz del centrodestra sulla legge concorrenza», sia di altre associazioni di consumatori, come il Codacons, che ha definito l’emendamento di Forza Italia «un vero e proprio abuso». 

La vicenda è stata commentata anche da esponenti dell’opposizione, come il capogruppo al Senato del Partito Democratico Francesco Boccia, secondo cui l’emendamento contestato fa parte di «un modello di “mercato controllato” in cui a vincere non è la concorrenza, ma la protezione delle lobby». 

Il 28 ottobre, in seguito alle polemiche, il senatore Damiani ha annunciato il ritiro dell’emendamento. «Continuiamo a leggere attacchi pretestuosi e strumentali a un nostro emendamento al disegno di legge “Concorrenza” che riguarda le tariffe telefoniche. Non si può far finta di non vedere che oggi, in Italia, vige la legge della giungla, con prezzi che variano, unilateralmente, da un momento all’altro», ha detto in una nota Damiani, specificando che il tentativo della proposta era quello di stabilire «regole chiare» per garantire «la trasparenza e la tutela dei consumatori». Ma «a fronte delle polemiche che ne sono scaturite abbiamo deciso di ritirare il nostro emendamento», ha proseguito il senatore. Forza Italia ha fatto sapere di voler aprire un tavolo di confronto per regolamentare meglio il settore delle tariffe telefoniche.

Il disegno di legge annuale sulla concorrenza, di cui l’emendamento faceva parte, è attualmente in discussione presso la Commissione Industria del Senato. Oltre agli operatori telefonici, il testo interviene su diversi ambiti come il rafforzamento dei servizi pubblici locali, la mobilità elettrica, il mercato digitale e l’aumento di controlli e sanzioni nel settore della produzione di cosmetici. Terminato l’esame in commissione, il testo passerà all’aula del Senato per l’approvazione. Dopo il via libera del Senato, il disegno di legge dovrà essere approvato anche dalla Camera.