I governi italiani durano più di quanto pensi

È vero che il nostro Paese è un’anomalia in Europa? La risposta cambia a seconda dei numeri e dei periodi considerati
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Brevi, instabili e litigiosi: così sono spesso descritti i governi italiani che si sono succeduti alla guida del Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi. La loro durata sarebbe addirittura un’«anomalia in Europa», secondo il presidente del Senato Ignazio La Russa, che di recente ha difeso con questa tesi la riforma costituzionale per l’elezione diretta del presidente del Consiglio. 

E se un confronto con gli altri Paesi europei mostrasse che questo è un luogo comune, non così solido come può sembrare a prima vista? Abbiamo controllato che cosa dicono i numeri per ognuno dei 27 Stati membri dell’Unione europea, più il Regno Unito, dal 1945 a oggi. In breve: è vero che i governi italiani non brillano per longevità, ma parlare di «anomalia» è esagerato e rischia di essere fuorviante.

Attenzione alle differenze…

Prima di vedere i dati sono necessarie due premesse. La prima: quando si confrontano i governi dei Paesi europei bisogna tenere a mente le differenze nelle forme di governo. Per esempio l’Italia è una repubblica parlamentare, la forma più diffusa nell’Ue, mentre la Francia è una repubblica semipresidenziale: qui il potere esecutivo del governo è condiviso tra il presidente della Repubblica e il primo ministro. Germania e Austria sono invece repubbliche parlamentari federali, per fare altri due esempi. Ogni Paese europeo ha dunque le sue peculiarità: in questa analisi abbiamo considerato 28 Stati (i membri dell’Ue, più il Regno Unito), ma bisogna tenere a mente le differenze. 

Per ogni Paese abbiamo considerato i governi nel periodo in cui è entrata in vigore la loro attuale forma di governo. Per esempio per la Francia il conteggio parte dal 1959, ossia da quando è stato introdotto l’attuale sistema semipresidenziale (dando inizio a quella che si chiama solitamente “Quinta Repubblica” francese). Tra i fattori che influenzano i dati non c’è poi solo la forma di governo, ma anche le diverse leggi elettorali e le durate delle legislature, che cambiano di Paese in Paese.

… e attenzione alle definizioni

La seconda premessa: definire che cos’è un “governo” può sembrare semplice, ma in realtà non lo è. Il sito ufficiale della Presidenza del Consiglio dei ministri cataloga i governi italiani in base alla data del loro insediamento: dalla nascita della Repubblica, ossia dal 2 giugno 1946, conteggia 68 governi, compreso il governo in carica di Giorgia Meloni. Ma spesso, nelle ricerche di scienze sociali e politiche, gli studiosi usano altri criteri, con conseguenti discrepanze tra i numeri contenuti nei vari database pubblicamente disponibili. 

Per esempio ParlGov è uno dei database più citati ed è considerato tra più autorevoli: contiene informazioni su migliaia di partiti e governi su quasi tutti i Paesi occidentali. I suoi autori conteggiano la formazione di un nuovo governo ogni volta che c’è un cambio significativo tra i ministri o tra le alleanze dei partiti che sostengono il governo, quando si va a nuove elezioni o quando cambia il primo ministro anche senza un nuovo insediamento. Questa definizione permette di cogliere meglio le sfumature tra le diverse forme di governo, ma è più “generosa” rispetto a quella che considera solo le date d’insediamento. Per capirci, ParlGov conteggia due governi guidati da Enrico Letta: il primo iniziato il 27 aprile 2013 con l’insediamento, il secondo iniziato il 18 novembre 2013 con la nascita del Nuovo Centrodestra, dopo la decisione del Popolo della Libertà di non appoggiare più il governo. 

In questa analisi abbiamo usato come criterio quello più semplice del solo insediamento, senza contare eventuali rimpasti, ossia variazioni nelle maggioranze e tra i ministri. La durata di un governo corrisponde quindi al numero di giorni trascorsi tra un insediamento e l’altro, senza distinguere poi i governi rimasti in carica sebbene dimissionari. Come fonte abbiamo usato i siti istituzionali di tutti i Paesi europei, quando disponibili, incrociando le informazioni con alcuni database curati da ricercatori [1].

La durata dei governi europei

In totale abbiamo raccolto i dati su 700 governi europei (qui consultabili [2]), non considerando i 28 attualmente in carica. Dalla Seconda guerra mondiale in poi, in media i governi italiani sono quelli durati meno di tutti: 416 giorni, ossia circa 14 mesi. Subito dopo ci sono i governi della Romania (500 giorni) e quelli francesi (566 giorni). I governi più longevi sono stati quelli di Cipro con 1.757 giorni di durata media (ma l’isola è un caso a sé, essendo una repubblica presidenziale), seguiti dai governi svedesi (1.435 giorni) e maltesi (1.403 giorni).
Questi dati fanno riferimento alle medie e nascondono le grandi differenze che esistono tra le durate dei governi nella storia dei singoli Paesi. Per esempio il governo italiano più longevo, il secondo governo Berlusconi, è rimasto in carica 1.442 giorni, mentre il governo più breve, il primo governo Fanfani, solo 23 giorni. Per avere un quadro meno influenzato da numeri molto alti e da numeri molto bassi di solito si usa la mediana al posto della media: in questo modo però cambia la classifica.

La durata mediana dei governi del Belgio è la più bassa in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi: la metà dei governi che si sono succeduti dal 1945 a oggi sono durati meno di 322 giorni, l’altra metà di più. Segue la Bulgaria con 325 giorni e l’Italia con 374 giorni. Vicino al nostro Paese ci sono anche Romania (401) e Finlandia (450). Tra i tre governi più longevi resta Cipro (1.826), seguito da Lussemburgo (1.628) e Malta (1.615).

I numeri dal 2000

Questi dati mostrano innegabilmente che i governi italiani non rientrano tra quelli più duraturi, ma semmai tra quelli che durano di meno in Europa. Abbiamo comunque visto che non sono un’«anomalia» se si considerano le mediane. 

Va detto poi che non per tutti i Paesi i dati partono dal 1945. Per esempio i governi spagnoli iniziano dal 1979, con l’inizio della prima legislatura dopo la dittatura di Francisco Franco, mentre per la Croazia il conteggio parte dal 2000, quando c’è stata la transizione dal sistema semipresidenziale a quello parlamentare attualmente in vigore. 

Per avere un quadro più aggiornato sulla stabilità dei governi europei, si può quindi vedere che cosa dicono i numeri su un periodo più ristretto e più recente, come gli ultimi 23 anni. Dal 2000 a oggi la durata media dei governi italiani è aumentata, arrivando a 685 giorni, mentre quella mediana è salita a 532 giorni. Tradotto in parole semplici, gli ultimi 12 governi italiani sono durati in media quasi due anni. E nove di questi 12 governi sono durati più della media dal 1945 in poi. L’attuale governo Meloni è in carica da 385 giorni: ha una maggioranza solida in Parlamento e, salvo sorprese, durerà ancora a lungo.

Nel confronto europeo, negli ultimi 23 anni la durata media dei governi italiani è la settima più bassa in Europa: hanno avuto governi più brevi per esempio Francia, Belgio e Repubblica Ceca. La durata mediana è invece la sesta più bassa, e in questo caso sono più brevi anche i governi di Bulgaria e Romania, oltre ai già citati Belgio, Francia e Repubblica Ceca.
Ai primi due posti ci sono sempre Cipro e Lussemburgo, mentre al terzo posto si alternano Germania e Malta.

Tra i cinque grandi Paesi europei proprio la Germania è quella con i governi più stabili. Negli ultimi anni Spagna e Regno Unito hanno invece conosciuto periodi di maggiore instabilità rispetto al passato. Gli ultimi cinque governi spagnoli e gli ultimi cinque governi britannici sono infatti durati in media meno degli ultimi cinque governi italiani. 

Un’ultima curiosità: il governo più breve tra tutti quelli dei 28 Paesi europei è stato quello lituano di Albertas Šimėnas, rimasto in carica solo tre giorni, dal 10 gennaio al 13 gennaio 1991. Il più duraturo è stato il terzo governo di Tage Erlander, rimasto alla guida della Svezia dal 1957 al 1969.

***

[1] I database consultati, di cui abbiamo controllato l’affidabilità, sono: ParlGov, The Representative Democracy Data Archive (Repdem), PPEG Database e il Party Systems and Governments Observatory. Questi sono i Paesi per cui sono disponibili da fonti istituzionali, in lingua originale o in inglese: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia.

[2] In rosso sono evidenziati i Paesi che hanno una forma di governo considerata semipresidenziale o presidenziale.

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