Numeri e luoghi comuni si confondono spesso nel dibattito sugli immigrati irregolari che arrivano in Italia. Alla luce della nuova e controversa Agenda per la Migrazione proposta dalla Commissione Europea, ci sembra utile offrire ai nostri lettori un vademecum dei dati disponibili (e segnalare quelli non chiari o non ravvisabili) in modo da affrontare con maggiore cognizione di causa le discussioni nei talk-show e nei bar sotto casa. Non avremmo saputo trovare alcuni dei dati citati senza l’aiuto di Giorgia Papavero, ricercatrice per il Settore Monitoraggio dell’Immigrazione e coordinatrice delle rilevazioni campionarie presso la Fondazione Ismu, cui va la nostra gratitudine.



I numeri fondamentali



Prima di affrontare alcune delle domande più difficili, ricapitoliamo i numeri principali del fenomeno. Nel 2014 sono sbarcate 170.000 persone in Italia, circa il quadruplo del 2013. Hanno presentato domanda d’asilo un totale di 64.625 persone, rendendoci il terzo Paese Ue per richieste d’asilo dopo Germania e Svezia. Delle richieste esaminate (non c’è perfetta corrispondenza tra l’anno in cui una domanda viene fatta e l’anno in cui viene esaminata), 20.580 sono state accolte in prima istanza e appena 55 in seguito ad un appello. A 25.300 persone è stato ordinato di lasciare il Paese. (La popolazione irregolare, secondo le stime Ismu, era pari a 300 mila unità ad inizio 2014.) Nel grafico sottostante riassumiamo l’andamento di questi dati nel periodo 2011-2014.



graphE’ vero che le autorità si “perdono” gli immigrati sbarcati?



Non ci sono dati precisi sul fenomeno, anche se testimonianze dai centri di accoglienza indicano che il fenomeno esiste. Volendoci concentrare come d’abitudine sui dati, però, troviamo molto interessante un rapporto pubblicato dal Ministero del Lavoro riguardante i minori stranieri non accompagnati, i cosiddetti “msna” (dati Unhcr indicano che almeno 13 mila minori stranieri non accompagnati sono giunti via mare in Italia nel 2014).



Il Ministero del Lavoro censiva 14.243 msna a fine 2014 (tale dato non comprende i minori richiedenti asilo). Di questi, ben 3.707 erano “irreperibili”, ossia il 26% dei minori segnalati. Gli aggiornamenti di maggio 2015 indicano circa 8 mila presenti e 5 mila irreperibili (il 38%). La loro irreperibilità ovviamente implica che i minori potrebbero essere sul territorio italiano così come altrove in Europa. Per quanto un simile studio non sia disponibile per gli adulti, è ragionevole aspettarsi che se una fetta consistente di minori sbarcati lascia le strutture deputate all’accoglienza, lo stesso faccia una percentuale di maggiorenni.



E’ vero che gli immigrati irregolari preferirebbero non restare in Italia?



Anche in questo caso è impossibile rispondere con un netto “Vero” o “Falso”. Tuttavia l’Ismu ha svolto per la Regione Lombardia un’indagine campionaria su tutti gli immigrati presenti in territorio lombardo (regolari, irregolari o richiedenti asilo). Nel 2014 tale rapporto ha riscontrato che le intenzioni di lasciare l’Italia per un altro Paese terzo erano degli irregolari da sempre per il 23%, degli overstayers (coloro che sono entrati regolarmente ma non lo sono più) per il 28% e dei richiedenti asilo per il 35%. Questi dati sono i più alti da quando Ismu ha dato il via all’indagine. Trattandosi inoltre della Lombardia, dove la crisi si è sentita meno che altrove, si potrebbero immaginare quote ancora più alte in altre zone d’Italia.



E’ vero che non arrivano rifugiati siriani in Italia?



Arrivare, sembrerebbe che arrivino. Secondo i dati Ismu sulle nazionalità dichiarate al momento dello sbarco, i siriani erano il contingente più numeroso sia nel 2014 (42.323 persone, 25% del totale) che nel 2013 (11.307, ossia il 26% del totale). Nei primi quattro mesi del 2015 invece sono notevolmente diminuiti (8%).



Se sono decine di migliaia i siriani che arrivano in Italia, molti meno però fanno domanda di asilo. I siriani non figurano infatti tra le prime cinque nazionalità di richiedenti asilo nel nostro Paese nel 2014; e sono appena 2.035 le richieste dei cittadini siriani presentate nell’intero periodo 2010-2014. Non sorprende quindi il dato secondo cui, mentre i siriani, nel 2014, erano la prima nazionalità nell’Ue per esito positivo delle richieste d’asilo o di protezione (68.320, il 37,3% del totale), in Italia non figuravano nemmeno tra le prime tre.



L’incoerenza tra arrivi di siriani e richieste di asilo è notevole. Per quanto alcuni potrebbero essere migranti economici (ossia coloro i quali non fuggono necessariamente da una situazione di pericolo, ma decidono di lasciare il proprio Paese per migliorare le proprie condizioni economiche) e quindi non figurare tra i richiedenti asilo, il divario è davvero significativo. La risposta alla prossima domanda ne indica una possibile spiegazione.



graphE’ vero che chi sbarca in Italia va in Germania, Svezia e altri Paesi del Nord Europa?



Chi fa questo tipo di affermazione solitamente si appella a una giustificazione di common sense: “perché dovrebbero restare qui quando possono andare in Paesi in cui c’è crescita economica e migliore accoglienza?” Nel caso dei siriani, la scelta di dove collocarsi è legata alla ricerca di un posto in cui è radicata una migliore rete di supporto di connazionali. Ma esistono dei dati che ci possono aiutare?



Un abbozzo di risposta a questa difficile domanda si può dare, esplorando i dati sui cosiddetti “Dublinanti”. Il Trattato di Dublino attribuisce quasi sempre la responsabilità per la pratica al primo Paese Ue in cui il richiedente asilo arriva. Se un siriano (per esempio) dovesse far domanda in Germania nonostante sia arrivato in Italia, Berlino può richiedere “l’assunzione di competenza” alle autorità italiane e spedirlo nuovamente nel nostro Paese per espletare le pratiche di richiesta asilo.



Effettivamente il numero di richieste d’assunzione di competenza verso l’Italia è impressionante. Nel 2013, quando si sono contate nel nostro Paese “appena” 26.620 richieste d’asilo in totale, i Paesi firmatari del Trattato di Dublino ci hanno inviato 22.700 richieste di assunzione di competenza (l’Italia ne ha mandate a tutti gli altri Paesi 3.808). Di queste, sono state accolte 15.013. Quindi, in almeno quindicimila casi, l’Italia ha sostanzialmente riconosciuto che un richiedente asilo era arrivato in Italia ma in qualche modo era sfuggito alle nostre autorità e ritrovato in un Paese terzo. Il 70% delle richieste accolte sono arrivate da appena tre Paesi: Svizzera, Germania e Svezia.



Quest’ultimo dato non ci dà alcuna indicazione sui cosiddetti “migranti economici”, trattando solo dei richiedenti asilo. Ci sembra in ogni caso l’unico che effettivamente testimonia e quantifica una presenza ingente di richiedenti asilo arrivati in Italia ma poi finiti altrove.