Il 24 gennaio, in un’intervista con il quotidiano online Faro di Roma poi riportata anche sul suo profilo Facebook, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5s) ha dichiarato che «molti non sanno che l’export è da alcuni anni circa 1/3 del Pil italiano».
Forse molti non lo sanno semplicemente perché non è vero, come già verificato da noi – e non poche volte – in passato. Sia Di Stefano che, in passato, Di Maio, fanno confusione tra le dimensioni del commercio estero italiano e la parte di esso che contribuisce a formare il Prodotto interno lordo (Pil) del nostro Paese.
Facciamo una carrellata delle precedenti uscite del ministro e del sottosegretario agli Esteri su questo tema e vediamo perché sono sbagliate.
Perseverare diabolicum…
Già a ottobre 2019 avevamo scritto che l’affermazione di Di Stefano secondo cui «un terzo del Pil italiano, circa 500 miliardi, è frutto diretto dell’export» era sbagliata. Sembra infatti intendere che il Pil sia formato per circa un terzo dalle esportazioni, il che è falso.
Il Pil annuale è generalmente inteso come il valore totale dei beni e servizi realizzati in un Paese in un anno. Per calcolarlo si può guardare alla produzione di beni e servizi (lato dell’offerta) oppure al loro acquisto (lato della domanda, o della spesa): il risultato finale non cambia. Le esportazioni vengono prese esplicitamente in considerazione se si guarda al lato della domanda.
Al Pil costruito dal lato della spesa contribuisce in particolare soltanto la differenza tra import ed export, cioè le esportazioni nette, che ad esempio nel 2018 erano pari a 44 miliardi circa (il 2,5 per cento del Pil di quell’anno, pari a 1.771 miliardi circa) e nel 2019 a 55 miliardi circa (il 3 per cento del Pil di quell’anno, pari a quasi 1.790 miliardi). Non rientra nel Pil il semplice totale delle esportazioni (circa 555 miliardi nel 2018 e circa 564 miliardi nel 2019). In questo modo si considerano i beni e i servizi prodotti in Italia e venduti all’estero, e si scontano i beni e i servizi prodotti all’estero e venduti in Italia.
Quindi si può dire che, come ordine di grandezza, il totale delle esportazioni è più o meno pari a un terzo del Pil italiano (circa 1.790 miliardi nel 2019) ma è invece sbagliato sostenere che queste esportazioni costituiscano un terzo del Pil italiano.
Pochi mesi dopo le parole di Di Stefano, il ministro Luigi Di Maio aveva fatto un’uscita simile, dichiarando a febbraio 2020 che «il 32 per cento del Pil deriva dall’export». Anche allora avevamo scritto un’analisi per spiegare come fosse scorretto parlare di un terzo circa di Pil che «deriva» dalle esportazioni.
Ma non è servito a prevenire ulteriori uscite errate sul punto, da parte del ministro come del sottosegretario agli Esteri.
A luglio, in un’intervista a Il Foglio, Di Maio aveva detto che «l’Italia ha il 30 per cento del Pil che è fatto dalle esportazioni». A settembre, ancora Di Maio, aveva ribadito che l’Italia «ha il 32 per cento di Pil di esportazioni».
A febbraio 2020 Di Stefano aveva detto che l’export «è pari al 32 per cento dell’intero Pil del nostro Paese», una formulazione più vicina alla realtà: nel senso che le esportazioni totali, come ordine di grandezza, corrispondono a circa un terzo del Pil italiano. La sua recente uscita sembra però confermare l’errore di fondo che lui e Di Maio continuano a commettere.
Dire, come ha datto Di Stefano il 24 gennaio 2021, che «l’export è da alcuni anni circa 1/3 del Pil italiano» è sbagliato, se non si intende – come è chiaro da altre dichiarazioni simili – un semplice confronto tra le due grandezze. La componente dell’export ha un peso pari a circa il 3 per cento del Pil italiano, perché al Pil contribuiscono soltanto le esportazioni nette, cioè il saldo positivo tra esportazioni e importazioni. Di Stefano, e Di Maio con lui, sembra ignorare che si devono tenere in considerazione anche le importazioni per valutare l’impatto del commercio internazionale sul Pil.
In conclusione
Il sottosegretario agli Esteri e il titolare dello stesso dicastero, ovvero Manlio Di Stefano e Luigi Di Maio (entrambi del Movimento 5 stelle), continuano a ripetere – in varie forme – che l’export forma un terzo del Pil italiano.
È falso. Nel calcolo del Pil viene presa in considerazione solo la differenza tra esportazioni e importazioni. Se questa è positiva, come nel caso dell’Italia degli ultimi anni, si parla di “esportazioni nette”. Queste sono pari, in base ai dati più recenti, a circa il 3 per cento del Pil. Un undicesimo circa di quanto sostenuto da Di Stefano e Di Maio.
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