Il 9 marzo, ospite a DiMartedì su La7, il magistrato Piercamillo Davigo – ex membro del Consiglio superiore della magistratura ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati – ha ripetuto (min. 1:43:20) un suo cavallo di battaglia sulla produttività dei magistrati italiani. Che da anni difende in televisione, nonostante non regga alla prova del fact-checking (come avevamo verificato già nel 2017).
Secondo Davigo, «i magistrati italiani sono tra quelli che lavorano di più» in Europa, smaltendo un carico di processi «doppio di quello dei francesi e il quadruplo di quello dei tedeschi». Diverse cose però non tornano in questa dichiarazione. Vediamo perché.
La fonte del dato, secondo Davigo
A DiMartedì, come anche in passato in altre occasioni, l’ex presidente dell’Anm ha detto che i suoi dati provengono dal Cepej, sigla che sta per Council of Europe European Commission for the efficiency of justice. È un organismo giudiziario che riguarda 47 Paesi europei e fa parte del Consiglio d’Europa, che – ricordiamo – non è un’istituzione dell’Unione europea (tra i suoi membri ci sono anche Paesi extra-Ue come Russia e Turchia) e non va confuso con il Consiglio dell’Ue.
Già in passato abbiamo verificato che il rapporto citato da anni da Davigo (il più aggiornato nel 2017 aveva i dati del 2014, oggi arrivano fino al 2018) non contiene le statistiche indicate in tv dal magistrato.
L’errore reiterato dell’ex membro del Csm è molto probabilmente quello di mettere insieme due statistiche diverse tra loro raccolte dal Cepej. Davigo, in sostanza, ha preso il numero di tutti i procedimenti risolti in primo grado in un anno nel nostro Paese, dividendoli per il numero dei giudici in Italia. Ma questa è un’operazione che il Cepej non fa (e che ha parecchi limiti, come vedremo tra poco).
In base ai calcoli di Davigo, verrebbe fuori che ogni giudice italiano “risolve” 831 procedimenti in un anno, quasi il doppio rispetto a ogni giudice francese (che ne risolve 451) e oltre tre volte rispetto a ogni giudice tedesco (255).
A DiMartedì Davigo ha detto che questi numeri sono «illuminanti» per dimostrare l’alta produttività dei giudici italiani. Ma seguendo il suo metodo di calcolo, in passato abbiamo scoperto – sulla base di dati del 2014 – che meglio dei giudici italiani farebbero quelli di molti altri Paesi europei. Per esempio, ogni giudice in Irlanda risolverebbe oltre 3.200 procedimenti, in Inghilterra e Galles oltre 2.300 e in Danimarca addirittura più di 7 mila (in pratica, 20 procedimenti al giorno per 365 giorni l’anno).
Il conto di Davigo non è affidabile
Il metodo di calcolo dell’ex presidente dell’Anm è però inaffidabile e ha una serie di problemi. Innanzitutto, nel suo rapporto il Cepej conteggia nel numero dei giudici quelli definiti come «professionali», e non, per esempio, gli equivalenti stranieri dei nostri giudici di pace.
Ma il numero di cause risolte è il totale delle cause che sono risolte in primo grado, e su questa statistica pesa per l’appunto il lavoro dei giudici di pace, che quindi dovrebbero essere contati.
Riprendiamo l’esempio della Danimarca. Qui, accanto agli appena 341 giudici «professionali», operano circa 12 mila equivalenti ai nostri giudici di pace. Se si sommano i due numeri e si rifà il calcolo à la Davigo, si passa da oltre 7 mila cause a giudice a un più realistico circa 200 cause a giudice.
Pure sommando giudici professionali e quelli onorari, il conto resta inaffidabile. Nello stabilire quali procedimenti sono conteggiati per ogni Stato, prima nel totale e poi tra i “risolti”, sono considerati molti fattori, diversi da ordinamento a ordinamento. Per esempio, le cause possono risolversi con un accordo tra le parti che il giudice si limita a ratificare, con altre forme di mediazione o con decreti. Senza contare i diversi regimi di prescrizione che ci sono da Paese a Paese e che influenzano il numero di cause che si risolvono passati un tot di anni.
Come abbiamo scritto in passato, lo stesso rapporto Cepej – citato da Davigo – sottolinea a più riprese che le metodologie utilizzate dagli Stati per fornire i dati sono molto diverse tra loro.
In conclusione, le peculiarità di ogni singolo ordinamento impediscono, anche sulla base dei dati riportati e citati da Davigo, di stilare una classifica affidabile dei Paesi per produttività dei giudici.
Cittadinanza
La guida ai referendum su cittadinanza e lavoro