Il crollo dell’affluenza nella conferma di Conte alla presidenza del Movimento 5 stelle

Il 27 e 28 marzo ha votato online il 45 per cento degli aventi diritto, in forte calo rispetto a votazioni simili, come quelle di agosto 2021 e di maggio 2019
ANSA/M5S
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Il 28 marzo Giuseppe Conte è stato confermato con un voto online presidente del Movimento 5 stelle dagli iscritti al partito da più di sei mesi. La conferma di Conte ha ricevuto oltre 55.600 sì (il 94 per cento del totale) contro poco più di 3.400 no. «Gli iscritti del Movimento 5 stelle mi hanno riconfermato con un’indicazione forte e chiara», ha commentato su Facebook Conte la sera del 28 marzo, poco dopo la chiusura del voto. 

Uno dei temi più attesi era però quello dell’affluenza degli oltre 130 mila aventi diritti al voto, di cui alla fine solo il 45 per cento ha deciso di prendere parte alla conferma di Conte come presidente. 

In base alle verifiche di Pagella Politica, questa percentuale sembra essere la seconda più bassa nella storia dell’elezione di un leader del M5s, dietro a quella di Luigi Di Maio come capo politico e candidato premier nel 2017 (un voto comunque diverso, come vedremo, rispetto a quello di Conte). Ma avere numeri precisi e affidabili sulle affluenze passate non è però possibile, visto che per anni il movimento ha deciso di non rendere pubblici i dati sugli aventi diritto di voto.

I numeri di Conte

Partiamo dall’analisi dei voti presi da Conte nelle due votazioni che lo hanno coinvolto. 

Dopo le dimissioni di Di Maio da capo politico del M5s, a gennaio 2020, il ruolo è stato assunto temporaneamente da Vito Crimi, che al tempo era il componente più anziano del Comitato di garanzia del movimento e quindi, secondo lo statuto del partito, aveva diritto all’incarico, senza la necessità di una votazione online.

Crimi è rimasto in carica fino all’agosto 2021, quando con un primo voto Conte, da alcuni mesi sostituito da Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, è stato eletto come presidente del partito con il 93 per cento delle preferenze. In quell’occasione avevano partecipato al voto 67 mila persone su 115 mila aventi diritto: il 58 per cento. 

Il risultati del voto di agosto sono però stati sospesi dal tribunale di Napoli a causa di un ricorso presentato da alcuni attivisti. Il 27 e 28 marzo 2022 si è quindi tenuta una seconda votazione, che ha confermato la presidenza di Conte, a cui ha partecipato il 45 per cento degli aventi diritto, un’affluenza in forte calo rispetto ai risultati di agosto 2021. 

L’affluenza su Di Maio

Per trovare una votazione simile sulla leadership all’interno del M5s bisogna fare un salto indietro nel tempo fino a maggio 2019, quando Di Maio è stato confermato capo politico del movimento, dopo gli scarsi risultati del M5s alle elezioni europee. In quell’occasione, la conferma al vertice dell’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, nonché vicepresidente del Consiglio, aveva ricevuto circa 45 mila voti e 11 mila no, con un consenso dell’80 per cento. 

Per quanto riguarda l’affluenza, è difficile sapere con precisione quanti fossero gli aventi diritto di voto in quella votazione e gli iscritti da più di sei mesi alla piattaforma Rousseau, ad aprile 2021 poi abbandonata a favore di SkyVote, un’altra azienda privata che offre «soluzioni per il voto elettronico istituzionale e aziendale». 

A luglio 2019, Di Maio aveva parlato di «100 mila» iscritti a Rousseau. Immaginando che a maggio dello stesso anno i numeri non fossero tanto diversi, la conferma di Di Maio a capo politico del M5s aveva così registrato un’affluenza pari a circa il 56 per cento, un’altra percentuale più alta di quella registrata da Conte il 28 marzo 2022 (45 per cento)

Discorso diverso vale invece per il voto di settembre 2017, che ha incoronato Di Maio, all’epoca vicepresidente della Camera, per la prima volta capo politico del Movimento 5 stelle e candidato alla presidenza del Consiglio, in vista delle elezioni politiche di marzo 2018. Qui stiamo però parlando di un’elezione differente, rispetto a quelle già citate: è vero che si votava per un leader, ma in quel caso Di Maio era inserito in una lista di otto candidati.

In quella occasione Di Maio aveva ottenuto circa l’83 per cento dei voti, quasi 31 mila voti su una platea di aventi diritto che, secondo fonti stampa, ammontava a circa 140 mila persone. L’affluenza sarebbe dunque stata particolarmente bassa, aggirandosi intorno al 27 per cento. 

Questa percentuale va però presa con molta cautela. Il giorno del voto, per esempio, il deputato Danilo Toninelli aveva parlato di «150 mila» aventi diritto, augurandosi che ci potessero essere «dai 70 ai 100 mila votanti» (il numero si è fermato a 37 mila). Nel 2018, poi, c’è stato uno strano calo degli aventi diritto, scesi a 100 mila, sempre secondo il M5s. 

Ricapitolando: sia nella conferma di Di Maio a capo politico nel 2019 sia la nomina di Conte a presidente nel 2021 hanno registrato affluenze di votanti nel M5s più alte del 45 per cento registrato nella conferma di Conte alla presidenza del 27-28 marzo 2022. La percentuale dell’affluenza di settembre 2017, quando Di Maio è stato nominato capo politico e candidato premier, sembra essersi attestata intorno al 27 per cento, ma rimane molta incertezza sul numero degli aventi diritto di voto.

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