Tutte le contraddizioni dell’accordo in Toscana tra PD e Movimento 5 Stelle

L’alleanza a sostegno di Giani è inedita in questa regione, ma è segnata da divergenze su opere e scelte strategiche
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – Fonte: ANSA/FABIO FRUSTACI
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – Fonte: ANSA/FABIO FRUSTACI
Il 12 e 13 ottobre in Toscana si voterà per eleggere il nuovo presidente della regione e rinnovare il consiglio regionale. In vista delle elezioni, il 18 agosto Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno sottoscritto un accordo basato su 23 temi programmatici, segnando la prima alleanza tra i due partiti a livello regionale in Toscana. La coalizione – che comprenderà anche Alleanza Verdi-Sinistra, Italia Viva e Più Europa – sosterrà la candidatura di Eugenio Giani, presidente uscente ed esponente del PD. Giani sfiderà Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia di Fratelli d’Italia, sostenuto anche da Lega, Forza Italia e Noi Moderati.

Nell’attuale legislatura regionale, però, il Movimento 5 Stelle è rimasto all’opposizione, criticando alcune scelte della giunta presieduta proprio da Giani. L’accordo segna quindi una novità rispetto al passato, ma restano temi su cui le due forze politiche hanno manifestato divergenze, in particolare su questioni che la prossima giunta regionale sarà chiamata ad affrontare. 

Una decisione sofferta

La decisione del Movimento 5 Stelle di appoggiare la candidatura di Giani alla presidenza della Regione Toscana è arrivata dopo il voto degli iscritti al partito della regione. In una diretta online del 5 agosto, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte aveva definito il possibile sostegno al candidato del PD un «sacrificio enorme». «Il Movimento 5 Stelle ha contrastato le politiche perseguite da Giani e dalla giunta uscente. «Le abbiamo avversate in tutti i modi, le abbiamo considerate non progressiste», aveva aggiunto Conte.  

Il presidente del Movimento 5 Stelle aveva riconosciuto l’esistenza di una frattura tra gli iscritti sul sostegno a Giani. Già a fine luglio il gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Livorno – città che nel 2014 aveva eletto sindaco Filippo Nogarin, vincitore contro il candidato del PD Marco Ruggeri – aveva espresso la propria contrarietà. Il capogruppo in consiglio comunale, Andrea Morini, insieme ai consiglieri Stella Sorgente e Francesco Belais, aveva infatti dichiarato: «Se sarà ufficializzato il sostegno alla candidatura di Eugenio Giani e l’ingresso nell’alleanza di centrosinistra, il nostro gruppo consiliare si autosospenderà immediatamente dal Movimento 5 Stelle». 

In quell’occasione, i tre consiglieri comunali avevano parlato di una «contrarietà, pressoché totale, al sostegno della candidatura Giani, percepito come la quintessenza di un sistema di potere che il nostro Movimento ha sempre provato a scardinare». Il 3 settembre, a poco più di due settimane dall’accordo regionale tra le due forze politiche, Sorgente e Belais hanno annunciato le dimissioni dal consiglio comunale di Livorno, ufficialmente per «scelte lavorative incompatibili con la prosecuzione dell’impegno istituzionale». Morini, invece, ha dichiarato che confluirà nel gruppo misto a causa della «distanza insanabile che si è venuta a creare con il Movimento 5 Stelle toscano dopo il sostegno a Giani». 

Le divisioni interne al partito erano riemerse nella riunione del 4 agosto tra gli eletti e i coordinatori toscani del Movimento 5 Stelle e Conte. Il giorno successivo, infatti, Conte – sempre durante la diretta online – aveva indicato il voto online come unico modo per superare lo stallo. Così, alle votazioni del 6 e 7 agosto hanno partecipato 2.568 iscritti su 5.202 aventi diritto (pari al 49,4 per cento), di cui 1.538 (pari al 60 per cento dei votanti) si sono espressi a favore della verifica delle condizioni per entrare nella «coalizione progressista», invece che correre da soli, aprendo così la strada al sostegno a Giani.

«La pronuncia dei nostri iscritti ci dà ora un mandato chiaro per un confronto con il candidato presidente, per verificare con rigore che siano rispettate e messe nero su bianco le condizioni che la comunità territoriale ha ritenuto prioritarie per sottoscrivere un accordo programmatico», aveva commentato Conte in seguito all’esito del voto.

Questioni generali e punti di incontro

Il documento programmatico richiamato da Conte, intitolato “Progetti e obiettivi per un accordo di coalizione”, è stato firmato il 18 agosto a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione Toscana. Alla firma erano presenti il presidente uscente Eugenio Giani, il segretario regionale del PD Emiliano Fossi, la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Paola Taverna e la coordinatrice toscana del Movimento 5 Stelle Irene Galletti, candidata alle regionali del 2020 contro lo stesso Giani.

Il testo definitivo dell’accordo è composto da 23 punti e affronta diversi temi, a partire da questioni di carattere generale come il “Patto per la legalità e la buona amministrazione”, da promuovere «come primo atto deliberato dalla nuova Giunta regionale». In questo ambito gli alleati del Movimento 5 Stelle si impegnano a «sottoscrivere un protocollo vincolante per il rafforzamento dei presidi di legalità, trasparenza e correttezza amministrativa», con l’introduzione di forme di controllo sull’operato delle amministrazioni pubbliche. Questo è un tema centrale per il partito di Conte, reso ancora più rilevante dalla recente inchiesta per corruzione che ha coinvolto la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, candidata del PD e sostenuta dal Movimento 5 Stelle.

Tra i punti condivisi dal partito di Conte e da quello di Elly Schlein c’è poi l’introduzione di un salario minimo garantito nei bandi pubblici regionali. A giugno 2025, la giunta regionale della Toscana ha introdotto con una legge regionale «come criterio qualitativo premiale l’applicazione di un trattamento economico minimo orario non inferiore a nove euro lordi», premiando dunque le aziende che rispettavano questa soglia. La norma era stata approvata in consiglio regionale con 23 voti favorevoli, tra cui quelli di PD, Movimento 5 Stelle e Gruppo Misto-Europa Verde. 

Sebbene sia tuttora in vigore, ad agosto il Consiglio dei ministri ne ha però contestato la costituzionalità, facendo ricorso alla Corte Costituzionale. Per questo motivo è stata inserita nuovamente tra i punti dell’accordo.

L’aeroporto di Firenze

Nell’accordo emergono però delle contraddizioni tra le politiche della giunta guidata finora da Giani nella legislatura in corso e le posizioni del Movimento 5 Stelle, in particolare sulle infrastrutture e le grandi opere.

Prima fra tutte, c’è la questione dell’ampliamento dell’aeroporto di Firenze-Peretola “Amerigo Vespucci”, da anni al centro di una discussione sulla costruzione di una pista più lunga, considerata funzionale alla crescita del traffico aereo e allo sviluppo economico regionale. Il 23 marzo 2023, rispondendo a un’interrogazione di alcuni consiglieri di Italia Viva, Giani aveva dato parere positivo riguardo l’ampliamento dell’aeroporto fiorentino, dichiarando: «La volontà della Regione è quella di realizzare la nuova aerostazione a Pisa e la pista che può consentire gli obiettivi di sicurezza ed abbattimento dell’inquinamento acustico nello scalo di Peretola».

L’opera ha ricevuto quindi il sostegno del presidente della Regione, ma si scontra con la linea assunta dal Movimento 5 Stelle negli ultimi anni. In una prima bozza dell’accordo, redatta dal partito di Conte e pubblicata il 5 agosto sul sito del Movimento 5 Stelle, si legge: «Occorre procedere a una revisione complessiva dell’attuale strategia di sviluppo, incentrata sull’estensione dell’attuale aeroporto di Firenze Peretola, in favore di un modello più sostenibile, razionale e compatibile con le esigenze di tutela della popolazione e dell’ambiente». 

Nel documento definitivo però – quello firmato il 18 agosto dal Partito Democratico – la formulazione è stata modificata in un più generico riferimento alla «revisione complessiva del piano strategico aeroportuale toscano», che comprende anche gli scali di Pisa e dell’Elba, con particolare attenzione al primo come importante snodo.

Nonostante ciò, il 27 agosto a Lady Radio, un’emittente di Firenze, Giani ha ribadito che la giunta regionale si era già espressa sul progetto dell’aeroporto nel capoluogo toscano «in modo favorevole e determinante». Ha inoltre aggiunto: «Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto e conseguentemente per chi deve pensare a una giunta nuova e una nuova maggioranza, quello che è stato acquisito c’è, e nessuno lo può rimettere in discussione».

Il rigassificatore di Piombino

Un altro nodo riguarda il rigassificatore di Piombino, in provincia di Livorno. Nel testo definitivo dell’accordo, firmato dal Partito Democratico, si chiede la «chiusura» della struttura e la definizione di «una intesa, chiara e organica, sui nuovi impianti». Giani, in qualità di commissario straordinario del governo, il 25 ottobre 2022 aveva autorizzato l’installazione della nave rigassificatrice nel porto per tre anni. La decisione, maturata a seguito di un accordo tra il ministero della Transizione ecologica e la Regione Toscana, era stata adottata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, con l’obiettivo di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. L’impianto consente infatti di trasformare in stato gassoso il gas naturale liquefatto (GNL) importato via mare e di immetterlo nella rete di fornitura nazionale.

Nel corso degli anni, il Movimento 5 Stelle si è opposto alla realizzazione dell’opera, richiamando possibili impatti ambientali e sulla salute delle persone. La consigliera regionale Silvia Noferi ha sostenuto che l’impianto avrebbe messo a rischio la sicurezza della città, trasformandola «in un obiettivo sensibile in caso di attacco militare da parte della Russia».

Prima dell’autorizzazione, il Consiglio regionale della Toscana aveva respinto a maggioranza – con il voto contrario del PD – un ordine del giorno del Movimento 5 Stelle che chiedeva di «interrompere qualsiasi atto o fatto volto alla realizzazione del rigassificatore a Piombino». Il documento era stato presentato da Irene Galletti. In quell’occasione Giani aveva replicato che si trattava di una richiesta di «fare cose illegali», ribadendo l’intenzione di portare avanti la procedura. 

Dopo la firma del 25 ottobre 2022, Giani aveva motivato la scelta come un provvedimento di interesse pubblico, capace di ridurre il costo delle bollette e di garantire «la possibilità di dire che il gas è qualcosa che si può avere in Italia con più facilità, senza dipendere dalla Russia».

La base militare al parco di San Rossore

Un’ulteriore divergenza tra le due forze politiche riguarda il progetto di una nuova base militare nel parco di San Rossore, in provincia di Pisa. Nell’ottobre 2023, il gruppo territoriale toscano del Movimento 5 Stelle aveva ribadito la propria contrarietà alla nuova area militare. Il deputato del Movimento 5 Stelle Andrea Quartini aveva affermato che sarebbe stato «più sensato cercare una posizione al di fuori di una zona protetta, in un’area strategicamente più adatta alle esigenze delle forze armate e con distanze meno significative tra le diverse strutture coinvolte».

Le perplessità sollevate dal Movimento 5 Stelle riguardano soprattutto l’impatto ambientale del progetto relativo alla nuova base militare nel parco di San Rossore. Sul tema, la stessa Galletti aveva sostenuto che la questione fosse stata circoscritta «a un ristretto tavolo di discussione che ha registrato le preferenze di alcuni politici locali», tra cui Giani e il sindaco di Pisa Michele Conti, «senza fornire ulteriori dettagli». 

Per questo motivo, nel testo finale dell’accordo tra le due forze politiche si afferma la necessità di «assicurare la piena tutela del parco regionale». Tuttavia, poco dopo, si legge che «per fare questo, occorre rivedere il Piano integrato del parco di San Rossore-Massaciuccoli andando a modificare la parte che disciplina le DAM (aree a Destinazione Antropizzata Militare)». Ma il Piano integrato del parco di San Rossore, che è messo in discussione dall’accordo elettorale tra PD e Movimento 5 Stelle, è quello approvato nel dicembre 2024 proprio dalla giunta regionale presieduta da Giani.

Insomma, dall’allargamento dell’aeroporto di Firenze-Peretola al rigassificatore di Piombino, fino al piano di una nuova base militare di San Rossore, l’intesa tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, pur sancendo un’alleanza mai realizzata in Toscana a livello regionale, si regge su un equilibrio segnato da differenze di posizione che, in caso di vittoria, la prossima giunta sarà chiamata a gestire.

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