Conte voleva il Superbonus permanente, ma ora lo nega

Alle elezioni politiche il Movimento 5 Stelle proponeva di rendere strutturale l’incentivo edilizio, a differenza di quanto dice ora il suo presidente
ANSA/CESARE ABBATE
ANSA/CESARE ABBATE
In questa campagna elettorale, per difendersi dalle critiche contro il Superbonus, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ripete spesso che questa misura, nelle sue intenzioni, sarebbe dovuta essere solo temporanea e non permanente. «Vorrei chiarirlo: io non ho mai sostenuto che il Superbonus potesse essere una misura da mantenere nel tempo, duratura: è stata una misura per l’emergenza pandemica», ha dichiarato per esempio Conte il 23 maggio, intervistato da Factanza

È davvero così? In breve, la risposta è no. Abbiamo controllato che cosa prometteva il programma del Movimento 5 stelle per le elezioni politiche del 25 settembre 2022: il partito di Conte proponeva di rendere strutturale, e dunque permanente, il Superbonus.

La nascita del Superbonus

Il Superbonus 110 per cento è stato introdotto con il decreto “Rilancio”, presentato in Parlamento a maggio 2020, nei giorni successivi alla fine del lockdown, dal secondo governo guidato da Giuseppe Conte. Quel governo era supportato dal Movimento 5 Stelle, dal Partito Democratico, da Italia Viva e da Liberi e Uguali. L’articolo 119 e l’articolo 121 del decreto “Rilancio”, poi convertito in legge a luglio 2020, introducevano rispettivamente il Superbonus 110 per cento e l’estensione del meccanismo della cessione dei crediti d’imposta a quasi tutti i bonus edilizi. Il Superbonus è diventato operativo alcuni mesi dopo e le sue regole sono state modificate e prorogate varie volte.

Con questo bonus lo Stato ha restituito ai beneficiari una somma pari alle spese effettuate, più un 10 per cento, per l’efficientamento energetico o l’adeguamento antisismico di un immobile attraverso un credito d’imposta. In parole semplici, i soldi spesi da chi ha fatto i lavori sono restituiti nell’arco di più anni con uno sconto sulle tasse che il beneficiario deve versare ogni anno allo Stato. Il decreto “Rilancio” ha introdotto per il Superbonus e per quasi tutti i bonus edilizi in vigore all’epoca, tra cui il bonus “Facciate”, anche altre due possibilità: il cosiddetto “sconto in fattura”, che ha permesso ai beneficiari dei bonus di cedere il credito d’imposta all’azienda edile, non dovendo così pagare i lavori; e la cosiddetta “cessione del credito d’imposta”, per cedere il credito maturato nei confronti dello Stato a una banca o a un istituto finanziario. 

Inizialmente, il decreto “Rilancio” prevedeva che il Superbonus 110 per cento rimanesse in vigore solo fino alla fine del 2021. Con la legge di Bilancio per il 2021, approvata alla fine di dicembre 2020, è arrivata però una prima proroga, che ha esteso il bonus al 30 giugno 2022 per alcuni interventi e al 31 dicembre 2022 per altri. All’epoca era ancora in carica il secondo governo Conte. A febbraio 2021 si è poi insediato il governo di Mario Draghi, supportato anche dal Movimento 5 Stelle, e proprio su spinta del partito di Conte il nuovo governo ha deciso di stanziare nuove risorse per finanziare il Superbonus nel 2023. La proroga del bonus edilizio era comunque supportata da quasi tutti i partiti in Parlamento, da destra a sinistra.

Il programma del Movimento 5 Stelle

Arriviamo così alla campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Per quel voto, il Movimento 5 Stelle presentò due programmi: uno breve, lungo una decina di pagine, e uno più lungo, composto da oltre 250 pagine. In entrambi il partito di Conte chiedeva di rendere «strutturali» il Superbonus e gli altri bonus edilizi. Quando si parla di misure politiche ed economiche, l’aggettivo “strutturale” fa riferimento al fatto che una misura, in questo caso un bonus, è permanente e non resta in vigore con una scadenza nel tempo. 

Per esempio, nel programma elettorale più lungo il Movimento 5 Stelle scriveva che il Superbonus «merita di diventare strutturale». «Intendiamo continuare a puntare sui bonus edilizi esistenti, fra cui il Superbonus 110 per cento», sosteneva il partito di Conte. «Crediamo che la cedibilità dei crediti fiscali sia un formidabile meccanismo di immissione di liquidità a beneficio di famiglie e imprese, una forma di monetizzazione che è in grado di far girare l’economia più velocemente e fluidamente. In altri termini vogliamo rendere strutturale e sistemica la cedibilità dei crediti fiscali, non soltanto confermandola alla base del Superbonus e degli altri bonus edilizi, ma estendendola ad altre forme di investimento agevolato, con particolare riguardo al settore della transizione ecologica». 

Non solo: il Movimento 5 Stelle proponeva «l’estensione del Superbonus 110 per cento alle strutture ricettive, il potenziamento e la proroga del credito d’imposta per le strutture ricettive e termali e meccanismi di premialità per gli imprenditori virtuosi che operano in questa direzione». «Il Superbonus è un simbolo concreto della transizione ecologica che dobbiamo realizzare, al fine di coniugare i vantaggi ambientali con quelli economici e occupazionali: lotteremo dunque per conservarlo e rafforzarlo, con l’obiettivo di continuare a renderlo motore della transizione energetica», continuava il programma del partito di Conte.

Dunque, a differenza di quanto ripete l’ex presidente del Consiglio in questi giorni, in nessun punto il programma del Movimento 5 stelle diceva che il Superbonus andasse interrotto oppure ridotto con percentuali più basse del 110 per cento. Al contrario, Conte e il suo partito volevano rendere strutturale e permanente il bonus edilizio, lasciando intendere che andasse confermato così com’era.

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