Conte ha la memoria corta sulle pene per i blocchi stradali

Accusa il governo Meloni di avere introdotto un «clima repressivo», ma è stato il suo primo governo a inasprire le norme contro chi blocca la circolazione su strade e ferrovie
Pagella Politica
Il 29 febbraio, ospite a Dritto e Rovescio su Rete 4, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha accusato il governo Meloni di essere responsabile di un «clima repressivo». A sostegno della sua tesi, Conte ha detto che in un disegno di legge sulla sicurezza, presentato in Parlamento dal governo, c’è una nuova norma che «oggi qualifica come reato penale (sic), con pene detentive serie, chiunque si renda responsabile di un blocco stradale», per esempio intralciando il traffico durante una manifestazione politica. «Prima era un illecito amministrativo», ha dichiarato il presidente del Movimento 5 Stelle, aggiungendo che norme di questo tipo hanno «un’impronta autoritaria, ideologica». 

Su questo tema, però, Conte sembra avere la memoria corta: quando era lui stesso presidente del Consiglio, infatti, sono state inasprite le norme sui blocchi stradali.

Le regole prima del decreto “Sicurezza”

Facciamo un passo indietro nel tempo. A novembre 2018 il Parlamento convertì definitivamente in legge il primo decreto “Sicurezza”, fortemente voluto dal leader della Lega Matteo Salvini, che all’epoca era ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio del primo governo Conte, quello sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega. Il decreto-legge ricevette il via libera definitivo con i voti di questi due partiti. Tra le altre cose, quel decreto eliminò la protezione per motivi umanitari che poteva essere riconosciuta ai richiedenti asilo. Questa protezione fu in parte reintrodotta durante il secondo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, ma è poi stata di nuovo cancellata dal governo Meloni l’anno scorso, con il decreto “Cutro”.

Prima del decreto “Sicurezza” approvato alla fine del 2018, era punito con la reclusione da uno a sei anni chiunque commetteva il reato di “blocco ferroviario”, ossia chi impediva la circolazione abbandonando sui binari «oggetti di qualsiasi specie» (per esempio un veicolo). Allo stesso modo era punito chiunque bloccava la circolazione in un porto, in un fiume o in un lago. 

Chi bloccava invece la circolazione su una strada ordinaria era punito con una sanzione amministrativa, ossia con una multa. La sanzione valeva solo nel caso in cui non fosse stato violato l’articolo 340 del codice penale, che punisce con il carcere l’interruzione di un servizio pubblico. In questo caso si sarebbe commesso un reato.

Che cos’è cambiato con il decreto “Sicurezza”

Il decreto “Sicurezza”, approvato con Conte presidente del Consiglio, ha stabilito che debba essere punito con la reclusione da uno a sei anni non solo chi blocca con un mezzo la circolazione su una ferrovia, ma anche chi fa la stessa cosa su una strada ordinaria (per intenderci, le comuni strade asfaltate). 

Come spiega un dossier della Camera, con il decreto “Sicurezza” si è di fatto tornati alla situazione in vigore prima della depenalizzazione introdotta nel 1999. In parole semplici, il primo governo Conte ha inasprito le norme sul blocco stradale. Il blocco della libera circolazione su una strada ordinaria, usando solo il proprio corpo, rimane invece un illecito amministrativo, punito con una multa da mille a 4 mila euro.

La proposta del governo Meloni

A oggi queste sono le norme ancora in vigore, ma le cose potrebbero cambiare presto. Lo scorso gennaio il governo Meloni ha presentato un disegno di legge in Parlamento che contiene alcune novità in materia di sicurezza. Tra le altre cose, il disegno di legge propone di inasprire di nuovo le regole sul blocco stradale. L’articolo 11, infatti, stabilisce che sia punito a titolo di illecito penale (al posto dell’attuale illecito amministrativo) il blocco stradale o ferroviario fatto usando anche solo il proprio corpo. Questo blocco può essere sanzionato con un mese di carcere o una multa fino a 300 euro. La pena è aumentata se il fatto è commesso da più persone riunite. Curiosità: in tv Conte – che, ricordiamo, è un avvocato e professore universitario di Diritto privato – ha detto che il governo vuole qualificare come «reato penale» il blocco stradale fatto con il proprio corpo, ma questa espressione è scorretta. Un reato è sempre penale: è l’illecito che può essere amministrativo o penale (in questo caso è un reato). 

Al momento il disegno di legge proposto dal governo Meloni è all’esame della Commissione Affari Costituzionali e della Commissione Giustizia della Camera. Prima di diventare legge a tutti gli effetti, dovrà essere approvato prima dall’aula della Camera e poi da quella del Senato, senza modifiche.

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