Nelle ultime settimane, complici gli scontri tra polizia e studenti durante alcune manifestazioni contro l’alternanza scuola-lavoro, è tornato al centro del dibattito il tema dell’identificazione delle forze dell’ordine. Diversi politici – tra i quali anche il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni – hanno denunciato un’eccessiva violenza da parte delle forze dell’ordine durante le recenti manifestazioni degli studenti e sono tornati a chiedere l’introduzione di un codice identificativo per individuare con maggiore facilità gli agenti di pubblica sicurezza. Questa proposta è stata sostenuta anche dall’associazione umanitaria Amnesty international, che a gennaio ha presentato una petizione con 155 mila firme al capo della Polizia Lamberto Giannini.
Come vedremo tra poco, diversi Paesi europei e del mondo hanno adottato da tempo i codici o i numeri di identificazione per le forze dell’ordine. In Italia, il tema ritorna da ormai vent’anni ed è oggetto di diverse proposte di legge, che al momento però non hanno portato a risultati concreti. Se alcuni sindacati di polizia chiedono l’introduzione di una legge che disciplini le manifestazioni pubbliche in generale, altri sindacati sono apertamente contrari ai codici identificativi, preferendo le cosiddette “bodycam”, ossia le microtelecamere da portare sulla divisa.
Come vedremo tra poco, diversi Paesi europei e del mondo hanno adottato da tempo i codici o i numeri di identificazione per le forze dell’ordine. In Italia, il tema ritorna da ormai vent’anni ed è oggetto di diverse proposte di legge, che al momento però non hanno portato a risultati concreti. Se alcuni sindacati di polizia chiedono l’introduzione di una legge che disciplini le manifestazioni pubbliche in generale, altri sindacati sono apertamente contrari ai codici identificativi, preferendo le cosiddette “bodycam”, ossia le microtelecamere da portare sulla divisa.