Perché si parla di un nuovo condono edilizio

Secondo l’opposizione, il governo e i partiti di maggioranza starebbero valutando una sanatoria in vista delle elezioni regionali in Campania. Abbiamo controllato se è vero
ANSA/CIRO FUSCO
ANSA/CIRO FUSCO
Negli ultimi giorni vari esponenti dei partiti all’opposizione hanno accusato il governo e i partiti della maggioranza di voler introdurre un nuovo condono edilizio. Lo ha fatto, per esempio, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: ospite a In altre parole su La7, ha detto (min. -2:20:58) che «con un emendamento, Fratelli d’Italia prova a inserire l’ennesimo condono» nel disegno di legge di Bilancio per il 2026, ora all’esame del Senato. Anche il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, a margine di un evento in vista delle elezioni regionali in Campania, ha dichiarato: «Stanno recuperando un condono del 2003». Secondo il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, nella legge di Bilancio la maggioranza vuole inserire un condono edilizio, «un provvedimento pensato per raccogliere voti» in Campania, «un vero e proprio voto di scambio». 

Abbiamo controllato che cosa c’è di vero in queste accuse.
In Commissione Bilancio del Senato, alcuni senatori di Fratelli d’Italia hanno presentato un emendamento che chiede di introdurre nella nuova legge di Bilancio un articolo, intitolato “Misure per la riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica, per l’incentivazione dell’attività di repressione dell’abusivismo edilizio, nonché per la definizione degli illeciti edilizi e delle occupazioni di aree demaniali”.

L’emendamento interviene sull’articolo 32 di un decreto-legge del 2003 che, all’epoca del secondo governo Berlusconi, aveva introdotto uno dei principali condoni edilizi. I senatori di Fratelli d’Italia propongono di riscrivere una parte centrale di quel testo, ampliando di fatto la platea delle opere abusive che possono essere “sanate”. La nuova formulazione stabilisce che le sei tipologie di irregolarità indicate nell’Allegato I del decreto del 2003 possano essere oggetto di sanatoria in tutta Italia, a condizione che non rientrino nei casi esclusi in modo assoluto.

Le sei tipologie comprendono un ventaglio ampio di interventi: costruzioni realizzate senza permesso e in contrasto con gli strumenti urbanistici, opere prive di titolo ma conformi alle norme al momento della domanda, ristrutturazioni e lavori di restauro eseguiti senza autorizzazione, fino agli interventi di manutenzione straordinaria. Anche opere difficili da misurare in termini di superficie o volume rientrerebbero tra quelle sanabili. In altre parole, l’emendamento ripropone per intero le categorie del condono del 2003, rendendole nuovamente accessibili.

Restano escluse solo alcune situazioni, già previste dal testo originario del 2003. Non potrebbero essere sanate, per esempio, le opere abusive compiute in aree dove vige un divieto assoluto di costruire, come terreni con vincoli ambientali o paesaggistici, zone a rischio idrogeologico, aree percorse da incendi negli ultimi anni o immobili dichiarati di particolare interesse storico. Sono esclusi anche gli abusi commessi da persone condannate per specifici reati gravi, come l’associazione mafiosa.

In base all’emendamento, le regioni avrebbero sessanta giorni di tempo dall’entrata in vigore della norma per approvare una loro legge di attuazione. Spetterebbe quindi alle amministrazioni regionali definire nel dettaglio come funziona la nuova sanatoria: quali tipologie di abusi ammettere, con quali condizioni e secondo quali procedure. In pratica, il Parlamento fisserebbe il perimetro generale, mentre le regioni dovrebbero stabilire le regole operative per rendere effettiva la possibilità di regolarizzare gli abusi previsti dall’emendamento.

Due senatori di Fratelli d’Italia hanno presentato anche un altro emendamento, che interviene sulle pratiche rimaste inevase dei precedenti condoni. La proposta obbligherebbe infatti i comuni a chiudere entro il 31 marzo 2026 tutte le istruttorie ancora pendenti relative alle domande presentate in merito a tre condoni edilizi – uno del 1985, uno del 1994 e quello già citato del 2003 – rilasciando il titolo in sanatoria nei casi in cui la richiesta risulti ammissibile. In sostanza, l’emendamento imporrebbe ai comuni di smaltire le pratiche arretrate dei tre condoni precedenti, fissando una scadenza certa per completare le istruttorie ancora aperte.
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Secondo Fratelli d’Italia, la misura non sarebbe un nuovo condono ma la correzione di una vecchia disparità legata alla sanatoria del 2003, pensata per tutelare cittadini che allora avevano presentato domanda e versato quanto dovuto ma erano rimasti esclusi per errori amministrativi.

Secondo i partiti all’opposizione, invece, le tempistiche della proposta sarebbero sospette. Domenica 23 e lunedì 24 novembre, infatti, sono in programma le elezioni regionali in Campania. 

In base alle stime dell’ISTAT, l’indice di abusivismo edilizio – che misura quante nuove costruzioni residenziali non autorizzate vengono realizzate in un anno rispetto a quelle regolarmente approvate dai comuni – presenta proprio in Campania i valori più alti d’Italia. È un indicatore che fotografa la diffusione dell’abuso edilizio sul territorio e in Campania, insieme a Calabria e Basilicata, nel 2022 superava le 50 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate.

Al momento, però, nessuno degli emendamenti è stato votato o approvato dalla Commissione Bilancio del Senato e quindi nessuna delle misure descritte è entrata in vigore, e per poter proseguire serviranno un accordo tra i partiti della maggioranza e il via libera del governo.
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