Dopo aver mantenuto lo stesso sistema di elezione del Parlamento per quasi cinquant’anni durante la Prima Repubblica, un proporzionale sostanzialmente puro, la politica italiana ha preso l’abitudine di modificare la legge elettorale con frequenza crescente.
Il sistema in prevalenza maggioritario noto come Mattarellum, approvato nel 1993, è durato fino alle elezioni del 2006. In quell’occasione venne applicata per la prima volta la riforma elettorale approvata dal Parlamento nel 2005 e ideata da Roberto Calderoli (Lega Nord), da lui stesso definita «una porcata». Di qui il nome del nuovo sistema elettorale, Porcellum, un proporzionale con liste bloccate e premio di maggioranza.
Con l’intervento della Corte Costituzionale, nel dicembre 2013 (dunque dopo le elezioni dello stesso anno, di febbraio), ampie parti del Porcellum furono abrogate e il Parlamento decise nuovamente di mettere mano alla legge elettorale. Il governo Renzi approvò, per la sola Camera, il cosiddetto Italicum. Si prevedeva infatti di eliminare l’elezione diretta del Senato, con la riforma costituzionale poi bocciata dal referendum popolare confermativo del dicembre 2016.
Dopo il naufragio della riforma costituzionale, che avrebbe superato il bicameralismo perfetto, l’Italicumnon era più considerato un buon sistema – in quanto generava significative differenze tra le due Camere – e allora nel 2017 si trovò un accordo tra forze politiche su una nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis.
Questo sistema prevede, in sintesi, che alla Camera e al Senato un po’ meno della metà (tre ottavi) dei parlamentari venga eletto in collegi uninominali col sistema maggioritario, in cui insomma vince chi prende anche solo un voto più degli altri.
I rimanenti parlamentari, un po’ più della metà (cinque ottavi), sono invece eletti con sistema proporzionale con sbarramento al 3 per cento. Come abbiamo spiegato nel nostro Traccia il Governo, nel 2019 il Rosatellum è stato ulteriormente modificato (è ora Rosatellum ter), per renderlo compatibile col previsto taglio del numero dei parlamentari.
Ora la Lega vorrebbe cambiare nuovamente sistema elettorale. Cerchiamo di capire come.
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