Aggiornamento 5 gennaio, ore 22 – Nella sera del 5 gennaio il governo ha adottato un nuovo decreto-legge, che tra le altre cose ha introdotto l’obbligo di vaccinazione contro la Covid-19 per le persone dai 50 anni di età in su. Qui il comunicato stampa del governo con le misure contenute nel decreto.

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Negli ultimi giorni si sta discutendo molto sulla possibilità da parte del governo di estendere l’obbligo del cosiddetto “super green pass” – che si ottiene con la vaccinazione contro la Covid-19 o con la guarigione dalla malattia – a tutte le categorie di lavoratori. Ad oggi quest’ultimi possono ancora accedere ai luoghi di lavoro con un test negativo, ma l’obbligo di super green pass introdurrebbe di fatto un obbligo vaccinale.

Secondo fonti stampa, una decisione definitiva in questa direzione dovrebbe arrivare durante il Consiglio dei ministri previsto per il 5 gennaio. In attesa di ulteriori dettagli, vediamo come funziona già oggi l’obbligo vaccinale, in vigore per alcune categorie lavorative, e quali sono le proposte sul tavolo del governo.

L’obbligo negli ospedali

Il personale medico-sanitario è stato il primo a essere sottoposto all’obbligo vaccinale contro la Covid-19. Il decreto-legge n. 44 del 1 aprile 2021 ha infatti introdotto l’obbligo di completare il ciclo vaccinale per tutti gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri.

La norma interessa tutti «gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali». Possono essere concesse eccezioni solo a lavoratori le cui condizioni cliniche sono ritenute incompatibili con la vaccinazione.

In caso di mancato rispetto dell’obbligo, il decreto prevede la sospensione dagli incarichi che implicano il contatto diretto con altre persone. Il lavoratore non vaccinato viene quindi spostato a una mansione considerata non a rischio di contagio oppure, se questo non è possibile, viene sospeso senza retribuzione (ma non può essere licenziato). La sospensione dura fino a quando il lavoratore non avrà completato la vaccinazione oppure fino al limite del 15 giugno 2022.

Dal green pass…

Il decreto-legge n. 127 del 21 settembre 2021 ha reso obbligatorio, dal 15 ottobre fino «alla cessazione dello stato di emergenza» (di recente prorogato al 31 marzo 2022), l’obbligo del green pass, ottenibile anche con un test negativo, per accedere al luogo di lavoro per tutti i lavoratori pubblici e privati.

Ad oggi le persone non vaccinate possono ancora andare a lavorare (vedremo tra poco con quali eccezioni) facendo un tampone molecolare ogni tre giorni o un antigenico ogni due giorni.

In una prima fase i datori di lavoro o i loro delegati erano tenuti a monitorare quotidianamente i green pass dei propri dipendenti, controllandoli se necessario a campione. Se un lavoratore risultava sprovvisto del green pass per cinque giorni di fila, veniva sospeso e doveva restare a casa senza ricevere lo stipendio.

Per velocizzare le procedure di controllo il governo ha poi deciso che i dipendenti vaccinati, la cui certificazione è valida per mesi e non solo per poche ore, possono scegliere liberamente di consegnare una copia del proprio green pass al datore di lavoro ed evitare quindi i controlli quotidiani. I lavoratori che si presentano senza green pass rischiano inoltre una multa da 600 a 1.500 euro, mentre in caso di mancato controllo la sanzione per i responsabili è tra i 400 e i mille euro.

Al momento queste regole sono ancora valide per i lavoratori nel settore privato, mentre le norme per la maggior parte dei lavoratori del settore pubblico sono cambiate.

…al vaccino (con la terza dose)

Il decreto legge n. 172 del 26 novembre 2021 ha esteso l’obbligo vaccinale, che comprende anche la terza dose, ad altre categorie del settore pubblico: il personale scolastico, i lavoratori delle Rsa o altre strutture assistenziali, le forze dell’ordine (compresa quella penitenziaria), i militari e il personale amministrativo della sanità. Per ora rimangono invece esentate altre categorie, come i dipendenti degli enti locali.

Teoricamente, nel settore pubblico l’applicazione dell’obbligo vaccinale sul lavoro è piuttosto semplice. I dirigenti scolastici e i responsabili delle istituzioni coinvolte utilizzano l’app apposita Verifica C19, scaricabile da chiunque abbia uno smartphone, per controllare che tutti i dipendenti abbiano il super green pass e siano quindi vaccinati o guariti dalla Covid-19. I lavoratori che risultano non in regola devono presentare entro cinque giorni la prova di avvenuta vaccinazione, un certificato di esenzione oppure la prenotazione di una vaccinazione da eseguire entro i 20 giorni successivi.

In caso di mancato rispetto delle scadenze il lavoratore viene sospeso – ma non licenziato – e rimane quindi senza retribuzione per un massimo di sei mesi, fino al termine ultimo del 15 giugno 2022. I dipendenti sospesi vengono sostituiti temporaneamente da altri lavoratori, assunti con contratto a tempo determinato, che rimangono in carica fino a quando il detentore del posto non riacquista l’autorizzazione a lavorare.

Le sanzioni rimangono uguali a quelle del settore privato con il normale green pass, viste sopra: da 400 a mille euro per mancati controlli, e da 600 a 1.500 euro per mancato rispetto dell’obbligo.

Come abbiamo spiegato lo scorso ottobre, non è semplice sapere quanti lavoratori sono attualmente non vaccinati nel nostro Paese. Secondo alcune stime ministeriali, riportate di recente dai giornali, il dato si aggirerebbe intorno ai 2,7 milioni di lavoratori.

Il dibattito, tra obbligo diretto e indiretto

L’estensione dell’obbligo vaccinale anche ai lavoratori del settore privato determinerebbe una sorta di obbligo indiretto, perché le attività accessibili senza super green pass sarebbero davvero poche e soprattutto verrebbe negata a molti la possibilità di lavorare e quindi di percepire uno stipendio.

Oltre all’obbligo del super green pass per lavorare, un’altra possibilità sul tavolo dell’esecutivo è quella dell’inserimento di un vero e proprio obbligo vaccinale, valido per tutta la popolazione, o da una certa fascia di età in su. Secondo i suoi sostenitori questa decisione eliminerebbe molti problemi burocratici e una serie di discriminazioni. Per fare un esempio, l’obbligo indiretto imposto ai lavoratori escluderebbe infatti i cittadini disoccupati o pensionati. È questa la posizione del segretario della Cgil Maurizio Landini, che in un’intervista a la Repubblica del 3 gennaio ha invitato il governo a fare un «un atto di responsabilità» e imporre la vaccinazione come obbligatoria per tutti, e non solo ai lavoratori.

Di opinione opposta la viceministra alla Sviluppo economico Alessandra Todde, del M5s, secondo cui dato che il «90 per cento» della popolazione italiana over-12 è già vaccinata l’imposizione dell’obbligo non servirebbe a far scendere la curva dei contagi ma aumenterebbe piuttosto la «tensione sociale». Sono contrari all’obbligo, sia diretto che indiretto, anche la Lega e Fratelli d’Italia, unico partito di opposizione. Favorevoli, invece, il Partito democratico, Forza Italia e Italia Viva.

In ogni caso, al momento il governo sembra intenzionato ad escludere la possibilità di attivare l’obbligo vaccinale per tutti, almeno nel breve termine, mentre appare probabile l’introduzione del super green pass per tutti i lavoratori, sia pubblici che privati.