L’11 ottobre è iniziata alla Camera la discussione di una proposta di legge costituzionale – approvata in prima lettura al Senato lo scorso 9 giugno – che prevede l’inserimento della tutela ambientale e della biodiversità nella Costituzione italiana.

Il processo di modifica della Costituzione richiede tempi lunghi – due passaggi per camera a distanza di non meno di tre mesi l’uno dall’altro – e non è detto che l’iter procedurale riuscirà a essere terminato prima della fine della legislatura in corso. Ma che cosa propone nel concreto il disegno di legge? Chi è favorevole e chi è contrario all’interno del Parlamento? Vediamo le risposte nel dettaglio.

Che cosa propone la riforma costituzionale

Da tempo si parla di inserire la tutela ambientale in Costituzione. In questa legislatura la prima proposta di legge in materia è stata presentata il 23 marzo 2018 dalla senatrice all’epoca di Liberi e uguali, oggi nel Misto, Loredana De Petris e da allora ne sono succedute sette. A marzo 2021 la Commissione Affari costituzionali del Senato ha deciso di accorpare tutte le proposte sotto un testo unificato, formulato da De Petris.

Nella sua forma definitiva, il testo di legge si compone di tre articoli, nei quali è prevista la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione. L’articolo 1 della proposta di legge introduce un nuovo comma all’articolo 9: accanto alla «tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico», già riconosciuta dal comma 2, si propone di inserire anche «la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Viene poi aggiunto un principio di tutela degli animali, da concretizzare con «legge dello Stato».

L’articolo 2 della proposta di legge modifica invece l’articolo 41 della Costituzione, che ai commi 1 e 2 stabilisce che l’iniziativa economica privata sia «libera» ma non possa svolgersi «in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Nella nuova formulazione proposta, l’iniziativa economica privata non può svolgersi nemmeno a danno «della salute e all’ambiente». Il comma 3 dell’articolo 41 stabilisce poi che sia la legge ordinaria a stabilire i «programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». Nella formulazione proposta dalla legge costituzionale in discussione, verrebbero aggiunti anche i «fini ambientali»·

L’articolo 3 della proposta di legge, infine, specifica che l’applicazione del principio di tutela degli animali, previsto dall’articolo 1, si applica alle regioni a statuto speciale nei limiti delle competenze legislative riconosciute dai singoli statuti.

Inizialmente, la riforma di legge proponeva la modifica anche dell’articolo 117 della Costituzione, facente parte del Titolo V che regola i rapporti tra Stato e Regioni, includendo la tutela degli animali tra le materie di competenza esclusivamente statale (la questione era divenuta calda durante l’estate 2019, a proposito della fuga dell’orso M49). Nel corso degli esami della Commissione questa parte è stata abrogata e sostituita dal comma dell’articolo 1 che prevede una riserva di legge – e dunque una competenza dello Stato – in materia di tutela animale.

Chi sono favorevoli e contrari

Il disegno di legge, ora alla Camera, è stato approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 9 giugno, con 224 voti favorevoli, 23 astenuti e nessun voto contrario. Hanno votato a favore Forza Italia, Partito democratico, Italia viva, Movimento 5 stelle e Lega.

I senatori di Fratelli d’Italia si erano astenuti. L’11 ottobre, alla Camera, il deputato di Fdi Davide Galantino ha confermato la contrarietà del suo partito, dichiarando che «questo provvedimento lascia dubbi interpretativi, preoccupanti sul piano agricolo e, inoltre, non giustifica l’urgenza di impegnare l’Assemblea in un momento così delicato per il Paese e per la nostra economia». Tra i contrari c’è anche il partito di Carlo Calenda, Azione. A giugno, in Senato, il senatore Matteo Richetti aveva giustificato la contrarietà di Azione dicendo che nel disegno di legge manca un riferimento allo sviluppo sostenibile.

Anche la Lega aveva inizialmente mostrato alcune perplessità sulla proposta di riforma costituzionale. Ad aprile il senatore leghista Roberto Calderoli aveva presentato quasi 250 mila emendamenti al testo di legge (una cifra possibile grazie al generatore automatico di emendamenti del senatore leghista). Come aveva spiegato all’epoca lo stesso Calderoli al Corriere della Sera, dietro il tentativo della Lega di bloccare l’iter legislativo c’era la necessità di «far tornare alle Regioni delle prerogative che lo Stato si arroga» e di «trovare una formulazione corretta rispetto al concetto di tutela e protezione degli animali», perché «comprenderli tutti in un unicum potrebbe creare dei problemi a una serie di comparti economici e sociali».

Con la revisione del primo testo di legge unificato, e l’abrogazione della modifica all’articolo 117 della Costituzione circa la precedenza delle competenze statali su quelle regionali in materia di tutela animale, la Lega ha ritirato gli emendamenti e ha votato a favore del disegno di legge.

Adesso la proposta è approdata alla Camera, dove l’11 ottobre è stata aperta la discussione sulle linee generali in Commissione Affari costituzionali. La relatrice della proposta alla Camera è la deputata del M5s Valentina Corneli.

Come si modifica la Costituzione

Nonostante il primo voto favorevole del Senato, la strada per il disegno di legge è ancora lunga. Inserire la tutela dell’ambiente e degli animali in Costituzione è – come abbiamo visto – una riforma del testo costituzionale. In quanto tale, segue un iter specifico, detto “aggravato” e definito dall’articolo 138 della Costituzione: la modifica deve essere approvata due volte da entrambe le camere (per un totale di quattro letture) a un intervallo di non meno di tre mesi. La seconda deliberazione, sia alla Camera che al Senato, deve ottenere la maggioranza assoluta dei componenti, fissata a 316 deputati e 161 senatori.

Nel caso in cui la seconda approvazione non abbia raggiunto in entrambe le camere una maggioranza qualificata, ossia i due terzi dei componenti, entro tre mesi dalla pubblicazione della legge 500 mila elettori (con una raccolta firme), un quinto dei membri di ciascuna camera o cinque consigli regionali possono richiedere un referendum confermativo, come avvenuto con la modifica costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari.

La tutela ambientale negli altri Paesi

Prima di concludere, vediamo qual è la situazione negli altri Paesi europei per quanto riguarda la tutela ambientale in Costituzione. Come spiega nel dettaglio un dossier del Parlamento sulla proposta di riforma costituzionale, le Costituzioni europee definite nel secondo dopoguerra non prevedevano, in linea generale, specifiche disposizioni riguardanti la tutela dell’ambiente.

Molti Stati hanno però rivisto negli anni le loro leggi fondamentali, inserendo normative adeguate in materia di ambiente e tutela degli animali, come la Germania nel 1994 e la Francia nel 2005. Altre costituzioni più recenti, come quella spagnola del 1978, includono fin dalla loro promulgazione il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente tra i diritti e i doveri fondamentali del cittadino.

Inoltre, anche trattati internazionali come la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – nota anche come Carta di Nizza, dalla città in cui fu proclamata nel 2000 – e il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea dispongono di articoli per la salvaguardia dell’ambiente.

In conclusione

In Parlamento proseguono i lavori per l’approvazione di un progetto di legge che propone l’inserimento nella Costituzione del principio di tutela ambientale e animale.

Il disegno di legge definitivo, composto da tre articoli, è stato approvato al Senato una prima volta lo scorso 9 giugno, dopo che la Lega ha ritirato i quasi 250 mila emendamenti presentati. Essendo una riforma costituzionale, la modifica deve essere approvata due volte da entrambe le camere prima di entrare in vigore.

Tutti i principali Stati europei nelle loro Costituzioni presentano disposizioni in materia di salvaguardia ambientale, che peraltro sono presenti anche nei principali trattati europei.