Nell’ultima settimana l’assassinio dell’attivista conservatore statunitense Charlie Kirk, avvenuto il 10 settembre, ha monopolizzato parte del dibattito politico in Italia. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha accusato la sinistra di «minimizzare» e «giustificare» l’omicidio, mentre la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha replicato accusando il governo di strumentalizzare la tragedia a fini politici.
Prima della sua morte, però, Kirk era una figura quasi sconosciuta in Italia: nessun leader politico o partito lo aveva mai citato o discusso. Al contrario, era stato lui in passato a parlare del nostro Paese, con dichiarazioni diffuse sui social network e nel suo podcast “The Charlie Kirk Show”, in cui aveva commentato direttamente la politica italiana.
Il 26 settembre 2022, per esempio, intitolò un episodio del suo programma Italy’s populist revolt shakes the world order (in italiano, “La rivolta populista italiana scuote l’ordine mondiale”), dedicandolo ai risultati delle elezioni politiche vinte dalla coalizione di centrodestra. In quella trasmissione Kirk presentò la vittoria di Fratelli d’Italia come parte di un’onda populista globale. Parlò di «un’onda rossa globale» – negli Stati Uniti il rosso è il colore associato ai Repubblicani – e mise l’ascesa di Meloni sullo stesso piano di fenomeni come la Brexit e l’elezione di Donald Trump.
Kirk criticò poi i media internazionali per aver definito Meloni e il suo partito «neo-fascista», sostenendo che si trattava di un’etichetta usata ogni volta che la destra vince elezioni democratiche. Secondo lui, il risultato italiano testimoniava invece un «ritorno alla sovranità nazionale» contro le élite europee e il World Economic Forum, l’organizzazione internazionale spesso indicata negli ambienti della destra statunitense come il simbolo di presunte trame globaliste e al centro di numerose teorie del complotto.
Nella sua analisi ebbe un ruolo importante anche il tema dell’immigrazione. Kirk descrisse l’Italia come «un grande destinatario di immigrazione irregolare dal Nord Africa» e interpretò il successo del centrodestra come una reazione alla perdita di identità e valori tradizionali. Citò infine direttamente Meloni, elogiando i suoi richiami a «Dio, patria e famiglia» e definendola su X la «Trump italiana». A suo avviso il messaggio della leader italiana rappresentava la difesa della libertà e dell’identità nazionale contro «quelli del Grande Reset», espressione che rimanda a una teoria del complotto secondo cui il World Economic Forum avrebbe un piano per ridisegnare l’economia e la società dopo la pandemia, limitando le libertà individuali.
L’Italia era comparsa negli interventi di Kirk anche durante la pandemia di COVID-19. In quelle settimane l’attivista la citò come esempio dei presunti fallimenti della sanità universale, cioè il sistema pubblico che garantisce l’accesso alle cure a tutti i cittadini attraverso la fiscalità generale. Scrisse su X che gli ultraottantenni venivano esclusi dalle cure, che il Paese era «sotto legge marziale» e che quasi un contagiato su dieci moriva, presentando tutto questo come prova del fallimento del «socialismo», da lui definito «desiderio di morte». Per i conservatori statunitensi il termine “socialismo” è usato spesso in senso polemico per indicare qualsiasi intervento dello Stato nell’economia o nei servizi pubblici, come la sanità, associandolo a inefficienza, autoritarismo e perdita di libertà individuali.
In realtà in Italia non era stata introdotta nessuna legge marziale, non c’era stato un ordine generale di negare cure agli anziani e i dati della prima ondata riflettevano soprattutto il sovraccarico iniziale degli ospedali e la sottostima dei contagi. Non va poi dimenticato che l’Italia fu colpita prima rispetto agli Stati Uniti: se tra febbraio e aprile 2020 le morti causate dalla COVID-19 furono più numerose nel nostro Paese, tra maggio e settembre 2020 quelle statunitensi superarono quelle italiane, come mostra l’indicatore della mortalità in eccesso, cioè la differenza tra i decessi osservati e quelli attesi in condizioni normali.
Prima della sua morte, però, Kirk era una figura quasi sconosciuta in Italia: nessun leader politico o partito lo aveva mai citato o discusso. Al contrario, era stato lui in passato a parlare del nostro Paese, con dichiarazioni diffuse sui social network e nel suo podcast “The Charlie Kirk Show”, in cui aveva commentato direttamente la politica italiana.
Il 26 settembre 2022, per esempio, intitolò un episodio del suo programma Italy’s populist revolt shakes the world order (in italiano, “La rivolta populista italiana scuote l’ordine mondiale”), dedicandolo ai risultati delle elezioni politiche vinte dalla coalizione di centrodestra. In quella trasmissione Kirk presentò la vittoria di Fratelli d’Italia come parte di un’onda populista globale. Parlò di «un’onda rossa globale» – negli Stati Uniti il rosso è il colore associato ai Repubblicani – e mise l’ascesa di Meloni sullo stesso piano di fenomeni come la Brexit e l’elezione di Donald Trump.
Kirk criticò poi i media internazionali per aver definito Meloni e il suo partito «neo-fascista», sostenendo che si trattava di un’etichetta usata ogni volta che la destra vince elezioni democratiche. Secondo lui, il risultato italiano testimoniava invece un «ritorno alla sovranità nazionale» contro le élite europee e il World Economic Forum, l’organizzazione internazionale spesso indicata negli ambienti della destra statunitense come il simbolo di presunte trame globaliste e al centro di numerose teorie del complotto.
Nella sua analisi ebbe un ruolo importante anche il tema dell’immigrazione. Kirk descrisse l’Italia come «un grande destinatario di immigrazione irregolare dal Nord Africa» e interpretò il successo del centrodestra come una reazione alla perdita di identità e valori tradizionali. Citò infine direttamente Meloni, elogiando i suoi richiami a «Dio, patria e famiglia» e definendola su X la «Trump italiana». A suo avviso il messaggio della leader italiana rappresentava la difesa della libertà e dell’identità nazionale contro «quelli del Grande Reset», espressione che rimanda a una teoria del complotto secondo cui il World Economic Forum avrebbe un piano per ridisegnare l’economia e la società dopo la pandemia, limitando le libertà individuali.
L’Italia era comparsa negli interventi di Kirk anche durante la pandemia di COVID-19. In quelle settimane l’attivista la citò come esempio dei presunti fallimenti della sanità universale, cioè il sistema pubblico che garantisce l’accesso alle cure a tutti i cittadini attraverso la fiscalità generale. Scrisse su X che gli ultraottantenni venivano esclusi dalle cure, che il Paese era «sotto legge marziale» e che quasi un contagiato su dieci moriva, presentando tutto questo come prova del fallimento del «socialismo», da lui definito «desiderio di morte». Per i conservatori statunitensi il termine “socialismo” è usato spesso in senso polemico per indicare qualsiasi intervento dello Stato nell’economia o nei servizi pubblici, come la sanità, associandolo a inefficienza, autoritarismo e perdita di libertà individuali.
In realtà in Italia non era stata introdotta nessuna legge marziale, non c’era stato un ordine generale di negare cure agli anziani e i dati della prima ondata riflettevano soprattutto il sovraccarico iniziale degli ospedali e la sottostima dei contagi. Non va poi dimenticato che l’Italia fu colpita prima rispetto agli Stati Uniti: se tra febbraio e aprile 2020 le morti causate dalla COVID-19 furono più numerose nel nostro Paese, tra maggio e settembre 2020 quelle statunitensi superarono quelle italiane, come mostra l’indicatore della mortalità in eccesso, cioè la differenza tra i decessi osservati e quelli attesi in condizioni normali.