Nelle ultime ore l’ex giudice della Corte costituzionale Sabino Cassese è stato avanzato come uno dei possibili candidati alla successione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Il 27 gennaio, in un’intervista con La Repubblica, lo stesso Cassese ha commentato questa ipotesi, dicendo che al momento ci sono «cose più importanti» della corsa al Quirinale.

Secondo Cassese, infatti, in Italia «tra qualche decennio saremo 30 milioni, perché nessuno fa più figli». L’ex magistrato ha anche aggiunto che «abbiamo il tasso più basso di laureati nell’Unione europea» e quest’anno «il minor numero di nuovi iscritti».

Al di là delle indiscrezioni su una sua possibile candidatura, quanto è stato preciso Cassese? Abbiamo verificato.

Quanti abitanti perderà l’Italia per la denatalità

Partiamo dalla prima affermazione di Cassese, quella secondo cui la popolazione italiana scenderà intorno ai 30 milioni di abitanti nel giro di qualche decennio, a causa della bassa natalità. Al netto dell’incertezza sulle previsioni legate a un futuro parecchio lontano, le statistiche Eurostat e Istat sono meno pessimiste dell’ex giudice, mentre alcune pubblicazioni scientifiche gli danno ragione.

Secondo i dati Eurostat, nel 2020 l’Italia aveva oltre 60 milioni di abitanti. L’ufficio statistico dell’Ue ha elaborato alcune previsioni, tenendo conto di scenari diversi, con una maggiore o minore natalità, e con maggiori o minori fenomeni migratori. In base allo scenario a bassa fertilità (assumendo un calo del 20 per cento delle nascite per ogni anno, fino a quello di previsione), la popolazione italiana potrebbe scendere al massimo a 42 milioni intorno al 2100, una cifra più elevata dei «30 milioni» indicata da Cassese. Anche le stime Istat si assestano all’incirca su cifre simili. Secondo un’analisi pubblicata dall’istituto il 26 novembre 2021, che utilizza un articolato modello statistico, nel 2050 l’Italia avrà tra 51 e i 57,5 milioni di abitanti, e nel 2070 tra i 41 e i 55 milioni.

La previsione di Cassese trova invece conferma in uno studio pubblicato a luglio 2020 sulla rivista scientifica The Lancet. Secondo la ricerca, tenendo conto di fattori come la natalità, la mortalità e l’immigrazione, entro il 2100 la popolazione italiana rischia davvero di dimezzarsi, passando da circa 60 milioni di abitanti a poco più di 30 milioni.

Al netto delle previsioni, è vero che in Italia le nascite sono in calo da molti anni. Secondo Istat, nel 2008 nel nostro Paese erano nati quasi 577 mila bambini, numero sceso progressivamente fino a poco più di 400 mila nel 2020. Nello stesso intervallo di tempo il tasso di fertilità (ossia il numero medio di figli per donna) è sceso da 1,44 a 1,24, mentre l’età media al parto è salita da 31 a 32,2 anni.

Siamo penultimi in Europa per laureati

Nella sua intervista, Cassese ha anche aggiunto che l’Italia ha il tasso di laureati «più basso dell’Unione europea». Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2020 era laureato il 20,1 per cento dei cittadini in Italia tra i 25 e i 64 anni di età. Peggio di noi faceva solo la Romania, con il 18,7 per cento. La media dei 27 Stati membri dell’Ue era invece del 32,8 per cento.

La classifica non cambia neppure guardando alla fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, quella più vicina agli studi universitari: la Romania resta ultima in classifica, con il 24,9 per cento di laureati, seguita dall’Italia con il 28,9 per cento. In questo caso la media europea sale al 40,5 per cento.

Gli iscritti all’università stanno calando?

Infine, Cassese ha affermato che quest’anno le università italiane hanno avuto «il minor numero di nuovi iscritti», facendo molto probabilmente un paragone con l’andamento degli ultimi anni. Che cosa dicono i dati ufficiali a proposito?

Per quanto riguarda l’anno accademico 2021/2022, le statistiche sono ancora provvisorie e parlano di circa 307 mila iscritti a gennaio 2022, 10 mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È vero però che da anni il numero di nuovi iscritti nelle università italiane sta seguendo un trend positivo, passando per esempio da circa 278 mila immatricolati nell’anno accademico 1999/2000 a quasi 331 mila nell’anno 2021/2021, l’ultimo per il quale sono disponibili dati consolidati.

Le rilevazioni attuali, se confermate, mostrerebbero numeri comunque più alti del periodo tra il 2008 e il 2018, quando le immatricolazioni sono sempre state meno di 300 mila all’anno.

In conclusione

Secondo Cassese, «tra qualche decennio» l’Italia avrà solo 30 milioni di abitanti a causa della denatalità. Le previsioni degli istituti di statistica, da prendere con la dovuta cautela, dicono che al massimo arriveremo a 40 milioni di abitanti, mentre altre ricerche sono più pessimistiche.

L’ex giudice ha anche aggiunto che l’Italia è ultima in Europa per «tasso di laureati», mentre siamo penultimi (davanti alla sola Romania), e che in quest’anno accademico «abbiamo il minor numero di nuovi iscritti» all’università. I dati più recenti, ancora provvisori, parlano di un leggero calo rispetto all’anno scorso, ma mostrano cifre comunque più alte di quelle raggiunte tra il 2008 e il 2018.