La Camera ha bocciato la proposta di Fratelli d’Italia per l’elezione diretta del presidente della Repubblica

Pd e M5s hanno votato contro il testo, Italia viva si è astenuta, mentre nel centrodestra hanno pesato le assenze
EPA/Fabio Frustaci
EPA/Fabio Frustaci
Il 15 marzo la Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato una serie di emendamenti che hanno di fatto bocciato la proposta di riforma costituzionale, presentata dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e da altri deputati del suo partito, per introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica. 

L’esito del voto ha suscitato la protesta di Fdi, che ha addossato la responsabilità della bocciatura agli altri partiti e ad alcune assenze nel centrodestra. «Ricordate quando, durante le scorse elezioni del presidente della Repubblica, la maggior parte degli esponenti politici chiedeva che fossero direttamente gli italiani a scegliere il Capo dello Stato? Tutte parole al vento», ha scritto su Facebook Meloni. «Oggi, in commissione Affari Costituzionali, non è passata la proposta di Fratelli d’Italia sul presidenzialismo. Ancora una volta altri hanno scelto i giochi di palazzo». 

Che cosa chiede Fratelli d’Italia

La proposta di Fdi era una delle tre proposte di riforma costituzionale – le altre due sono del Partito democratico – che puntano a introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica. A oggi il capo dello Stato è eletto (art. 83 della Costituzione) dal Parlamento in seduta comune al quale si aggiungono 58 delegati regionali.

Tra le altre cose, il testo presentato da Fdi prevedeva l’introduzione di un sistema semipresidenziale, con l’elezione diretta dei cittadini del presidente della Repubblica. 

Oltre a introdurre questo sistema, la proposta di Fdi puntava a fissare l’età minima per l’elezione a presidente della Repubblica a 40 anni e a introdurre la cosiddetta “sfiducia costruttiva”, modificando l’articolo 94 della Costituzione. Secondo la nuova versione dell’articolo, il governo sarebbe stato sfiduciato anche da una sola delle due camere, ma nella mozione di sfiducia si sarebbe dovuto indicare «la persona alla quale il presidente della Repubblica deve conferire l’incarico di primo ministro».

Il voto in commissione

Durante il voto sulla proposta di legge, la Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato un emendamento soppressivo, presentato dalla deputata del Movimento 5 stelle Vittoria Baldino, dell’articolo 1 del testo della proposta di riforma. 

Secondo fonti stampa, il centrosinistra (formato da Pd, M5s e Liberi e uguali) e gli ex esponenti del M5s, ora in Alternativa, hanno votato a favore degli emendamenti soppressivi (21 voti), mentre Italia viva si è astenuta. Dal canto suo, il centrodestra composto da Lega, Fdi e Forza Italia ha votato contro gli emendamenti (19 voti). Secondo quanto denunciato da Meloni, però, a fare la differenza sarebbero state due assenze: una della Lega (quella di Cristian Invernizzi) e una di Forza Italia (quella di Annagrazia Calabria). 

Dopo la soppressione del primo articolo, la commissione ha poi approvato una serie di emendamenti che hanno di fatto bocciato tutti gli altri articoli, affossando di fatto l’intera proposta di Fdi.

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