Quando Meloni voleva il “geniale” tetto alla pressione fiscale in Costituzione

Ora che è presidente del Consiglio, però, il rapporto tra tasse e PIL è aumentato, avvicinandosi al 43 per cento
ANSA/FABIO CIMAGLIA
ANSA/FABIO CIMAGLIA
Il 3 marzo l’ISTAT ha comunicato che nel 2024 la pressione fiscale in Italia è cresciuta rispetto al 2023. L’anno scorso il rapporto tra le imposte incassate dallo Stato e il Prodotto interno lordo (PIL) è stato pari al 42,6 per cento, in crescita di oltre un punto percentuale. Come ha sottolineato l’istituto nazionale di statistica, l’aumento è dovuto al fatto che le entrate fiscali e contributive sono cresciute più del PIL.

Questo dato smentisce quanto promesso dai partiti al governo nel loro programma per le elezioni del 2022, dove si erano impegnati a ridurre la pressione fiscale. Non solo: l’aumento della pressione fiscale smentisce le proposte difese in passato dalla leader di Fratelli d’Italia, e attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Una proposta «geniale»

Nel 2013 Meloni, all’epoca deputata, presentò alla Camera una proposta di legge per modificare l’articolo 53 della Costituzione, che recita: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». 

La proposta di Meloni, insieme ad altri colleghi di partito (tra cui l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa), era inserire in Costituzione un limite alla pressione fiscale, aggiungendo questo comma all’articolo 53: «La legge regola i rapporti tra i contribuenti e il sistema tributario secondo princìpi di chiarezza, semplicità, equità e non retroattività delle norme. La legge determina il prelievo fiscale nel rispetto del principio che la pressione fiscale non deve superare il 40 per cento del Prodotto interno lordo nazionale».

Dunque, secondo Meloni, sarebbe stato incostituzionale avere una pressione fiscale superiore al 40 per cento del PIL. Cosa poi avvenuta sia nel 2024 sia nel 2023, due anni in cui è stata presidente del Consiglio. La stessa leader di Fratelli d’Italia, a maggio 2014, definì «geniale» la proposta di inserire un tetto in Costituzione alla pressione fiscale. Secondo Meloni, il tetto alla pressione fiscale si era reso necessario per «tutelare i cittadini dalle pretese di un fisco predatorio».

«Invitiamo pertanto Silvio Berlusconi a chiedere al capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, di sottoscrivere la nostra proposta di legge e di aiutarci a calendarizzarla ai fini della sua approvazione», scrisse Meloni sui social network. All’epoca era in carica il governo di Matteo Renzi, supportato in Parlamento dal Partito Democratico e dal Nuovo Centrodestra. La proposta di Fratelli d’Italia si fermò in Commissione Affari costituzionali della Camera.

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