Non è vero che gli atleti trans competono solo contro le donne

A differenza di quanto dice la ministra Eugenia Roccella, ci sono casi di sportivi che dopo la transizione gareggiano contro gli uomini
Imane Khelif e Angela Carini al termine dell’incontro alle Olimpiadi di Parigi, 1° agosto 2024. ANSA/CIRO FUSCO
Imane Khelif e Angela Carini al termine dell’incontro alle Olimpiadi di Parigi, 1° agosto 2024. ANSA/CIRO FUSCO
Il 1° agosto, in un’intervista con La Verità, la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella ha criticato la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi della pugile algerina Imane Khelif, accusata di essere un’atleta trans. Lo stesso giorno Khelif ha affrontato l’italiana Angela Carini, che si è ritirata dalla gara dopo aver ricevuto un colpo dall’atleta algerina. A oggi, come hanno spiegato i nostri colleghi di Facta, non ci sono prove che Khelif sia una donna trans: secondo il Comitato olimpico internazionale (Cio), la pugile rispetta le regole e può partecipare nella competizione femminile delle Olimpiadi, come ha già fatto a quelle di Tokyo nel 2021, dove era arrivata quinta. 

Da tempo è in corso il dibattito sulla partecipazione degli atleti e delle atlete trans agli eventi sportivi professionistici, tra cui le Olimpiadi. Secondo Roccella, chi difende la partecipazione di atleti trans in competizioni sportive non considera che questa posizione svantaggia soprattutto le donne. «Non mi risulta ci siano donne che, fatta la transizione, partecipino a gare maschili», ha detto Roccella a La Verità, in sostegno della sua tesi. In realtà alcuni casi di questo tipo, ossia di atleti trans che gareggiano con gli uomini, ci sono.

Che cosa vuol dire “trans”

Innanzitutto, va ricordato che “trans” è un’abbreviazione usata solitamente per accorciare due parole simili, che hanno un significato un po’ diverso. 

Il termine transgender indica le persone che non identificano la propria identità di genere con il proprio sesso, ma con quello opposto. Come spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss), il sesso di una persona «è definito da un insieme di caratteristiche biologiche con le quali una persona nasce», tra cui i cromosomi sessuali (X e Y), le gonadi (testicoli e ovaie) e i genitali. Il genere di una persona, che non va confuso con il suo sesso, «si riferisce alle caratteristiche definite socialmente che distinguono il maschile dal femminile, vale a dire norme, ruoli e relazioni tra individui definiti come uomini e donne». Così l’identità di genere è definita come il «senso intimo e profondo di appartenere a un genere, femminile, maschile o altro» e «può o meno corrispondere al sesso». L’aggettivo “transessuale”, a differenza del termine transgender, indica le persone che hanno iniziato o si sono sottoposte a un percorso di transizione da un sesso all’altro, per esempio attraverso un’operazione chirurgica.  

Come detto, il dibattito sulla partecipazione di atleti e atlete trans alle competizioni sportive è in corso da molti anni e manca ancora un quadro condiviso a livello internazionale. Secondo chi vorrebbe vietare alle atlete trans di gareggiare contro le altre donne, le atlete trans possono essere avvantaggiate, per esempio dal loro fisico, mentre al contrario gli atleti trans che gareggiano contro altri uomini sarebbero svantaggiati. Secondo Roccella, questa tesi sarebbe dimostrata dal fatto che – a detta sua – esisterebbero solo atlete trans, e non viceversa.

In effetti, in questi anni i casi più dibattuti hanno riguardato atlete trans. Per esempio nel 2021, a Tokyo, la neozelandese Laurel Hubbard è stata la prima atleta dichiaratamente transgender a partecipare alle Olimpiadi, venendo subito eliminata nella categoria femminile del sollevamento pesi.

I casi di atleti trans

Esistono comunque casi di atleti trans, a cui alla nascità è stato assegnato il sesso femminile, che gareggiano o hanno gareggiato contro altri uomini dopo aver sostenuto, o dopo aver iniziato, un percorso di transizione. 

Per esempio nel 2020 Chris Mosier è stato il primo atleta trans a partecipare negli Stati Uniti alle qualificazioni per le Olimpiadi nella marcia, dopo che nel 2015 era entrato a far parte della nazionale maschile e negli anni ancora prima aveva iniziato con le donne la sua carriera nel triathlon e nel duathlon (da non confondere con il biathlon), mentre compieva il suo percorso di transizione. Sul sito ufficiale di Mosier, che è sponsorizzato dalla Nike, sono elencati i traguardi sportivi raggiunti dall’atleta statunitense. «Mi sono sempre sentito me stesso: indipendentemente da come mi hanno chiamato gli altri in termini di pronomi o indipendentemente da dove mi sono schierato sulla linea di partenza, ho sempre provato la stessa sensazione dentro», ha dichiarato Mosier nel 2016 in un’intervista con la rivista Esquire. «Allinearmi sulla linea di partenza con gli uomini mi ha fatto sentire molto più a mio agio che allinearmi con le donne, e questo è stato l’unico cambiamento che ho sentito davvero».

Un altro caso riguarda Patricio Manuel, soprannominato “Pat”, che si definisce il «primo pugile professionista trans» negli Stati Uniti e nel mondo. Prima di completare il suo percorso di transizione, Manuel è stato cinque volte campione nazionale nel campionato di pugilato femminile del suo Paese, partecipando senza successo anche alle gare per qualificarsi alle Olimpiadi del 2012. «La perdita del suo sogno olimpico ha dato a Pat la libertà di condividere finalmente con il mondo ciò che aveva sempre saputo nel suo cuore: essere un uomo transgender», si legge nel sito ufficiale di Manuel. Nel 2013 il pugile «ha iniziato la transizione medica sotto la supervisione di un medico, seguendo le linee guida della boxe statunitense e del Comitato olimpico internazionale. È tornato sul ring il 5 maggio 2016, nella divisione maschile amatoriale, e ha vinto».

Altri esempi: nel 2015 Schuyler Bailar è diventato il primo nuotatore apertamente trans nella storia degli Stati Uniti a gareggiare nei campionati collegiali dopo aver cambiato il proprio sesso. Nel 2023, in un articolo pubblicato sul New York Times, l’atleta trans e nuotatore Iszac Henig ha raccontato di essersi sottoposto a un intervento di mastectomia (l’asportazione del seno) e di aver iniziato ad assumere ormoni per poter competere contro gli uomini, dopo aver gareggiato per anni con le donne. Sempre nel 2023 Bobbie Hirsch è stato il primo atleta apertamente trans a gareggiare in un evento sportivo universitario di scherma alla Wayne State University di Detroit, in Michigan.

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