Dietro all’aforisma preferito di Meloni c’è un piccolo mistero

A Caivano la presidente del Consiglio ha attribuito una frase a Sant’Agostino, mentre un anno fa l’aveva attribuita a San Francesco. Ma c’è qualcosa che non torna
Pagella Politica
«Io ricordo sempre quello che diceva Sant’Agostino: “Comincia a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e magari potresti scoprirti a fare l’impossibile”. È quello che vogliamo provare a fare qui». Con questa frase, giovedì 31 agosto, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha concluso le sue dichiarazioni alla stampa durante la visita a Caivano, il comune in Campania di cui si parla da giorni per le accuse di stupro ai danni di due bambine. E pronunciando questa frase, Meloni è ricascata con tutta probabilità in un errore già commesso in passato.
La leader di Fratelli d’Italia aveva infatti usato le stesse parole anche nella notte del 26 settembre, durante il discorso con cui aveva celebrato la vittoria alle elezioni. In quell’occasione Meloni aveva però attribuito l’aforisma a San Francesco, che in realtà quella frase non l’ha mai scritta. Come aveva spiegato all’epoca, tra gli altri, l’agenzia stampa Ansa, da tempo si sa che l’aforisma in questione è attribuito erroneamente a San Francesco d’Assisi sui vari siti con le citazioni di personaggi famosi. 
In un articolo pubblicato nel 2015 sul suo blog personale, il frate Andrea Vaona, insegnante di storia ecclesiastica presso la Facoltà Teologica del Triveneto, ha sottolineato che l’aforisma – finito persino dentro ai Baci Perugina – non si trova né negli scritti di San Francesco né «tra i detti che troviamo nelle sue biografie». Frate Vaona non ha però indicato quale sia l’autore della citazione ripresa da Meloni. E non l’ha fatto nemmeno il direttore del quotidiano Avvenire Marco Tarquinio, che il 28 settembre 2022, rispondendo a un lettore, ha ribadito che «non risulta che il Santo di Assisi abbia mai usato quella frase o una che le assomigli». 

Dunque sappiamo con ragionevole certezza che San Francesco non ha scritto la frase: «Comincia a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile e magari potresti scoprirti a fare l’impossibile». Che sia invece corretta la nuova attribuzione fatta da Meloni, secondo cui l’autore sarebbe Sant’Agostino? Anche in questo caso l’attribuzione sembra priva di fondamento: abbiamo fatto una ricerca tra i principali scritti di Sant’Agostino e non risulta che abbia mai scritto la frase in questione. Abbiamo contattato il Zentrum für Augustinus-Forschung, un centro di ricerca dell’Università di Würzburg che cura un catalogo online con tutte le opere di Sant’Agostino, chiedendo se a loro risulta che il filosofo abbia mai scritto l’aforisma citato da Meloni. Al momento della pubblicazione di questo articolo siamo ancora in attesa di una risposta.

Non è quindi possibile né negare né confermare con assoluta certezza la paternità dell’aforisma, come ha spiegato a Pagella Politica Fabio Gasti, professore di Letteratura latina tardoantica e Storia della lingua latina all’Università di Pavia. Ma ci sono forti dubbi che Sant’Agostino sia l’autore corretto. «Esistono pensieri sentenziosi, soprattutto in formulazioni stilisticamente convenienti, basati cioè su riprese, ripetizioni, giochi di parole, che hanno per così dire vita autonoma», ha sottolineato Gasti, che ha suggerito come può essere nata la diffusione della citazione. «Qualcuno, tipicamente in età medievale, desume un’idea da qualche testo di qualsiasi autore e la formula in termini di efficacia mnemonica. Quindi tale formulazione entra in un giro di testi, quasi sempre a sfondo etico: magari la si attribuisce a qualche pensatore, eremita o padre della Chiesa di indiscussa autorevolezza, come Agostino, Francesco, ma anche Gerolamo, Tommaso, Pier Damiani. La formulazione viene continuamente ripetuta, perfino attraverso varie riformulazioni che l’allontanano dal testo originale, se mai è possibile riconoscerlo», ha spiegato Gasti. 

La diffusione di aforismi attribuiti erroneamente a personaggi famosi non è un fenomeno nuovo dei nostri tempi. «La stessa cosa avveniva nell’oratoria classica latina e poi nell’omiletica medievale [il commento dei passi delle Sacre Scritture, ndr], quando i predicatori attingevano a repertori anonimi di aneddoti e frasi famose attribuite a vari santi, a scopo persuasivo oppure anche solo ornamentale del loro discorso», ha aggiunto il professore dell’Università di Pavia.

Durante l’ultima campagna elettorale Meloni aveva commesso un altro errore con le citazioni. Il 21 settembre 2022, a pochi giorni dalle elezioni politiche, la leader di Fratelli d’Italia aveva scritto su Twitter: «Gandhi diceva: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. Il 25 settembre è vicino». L’attribuzione al politico indiano è però scorretta, come spiega un articolo del 2018 dell’Associated Press. Secondo le verifiche fatte dall’agenzia stampa, Gandhi non è l’autore di quell’aforisma, che sembra essere stato pronunciato per la prima volta nel 1918 da un sindacalista statunitense.

Da Matteo Salvini con Walt Disney a Matteo Renzi con Fëdor Dostoevskij, passando per Giovanni Toti con Albert Einstein, la lista dei politici che sbagliano gli autori degli aforismi è comunque lunga.

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