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Renzi esagera sull’aumento dei costi della pubblica amministrazione

| 22 agosto 2023
La dichiarazione
«Quando ho lasciato Chigi tra stipendi e spese la Pa costava 300 miliardi di euro. Dopo i governi Conte e le nuove assunzioni siamo a 350 miliardi».
Fonte: la Repubblica | 20 agosto 2023
Ansa
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Verdetto sintetico
Il leader di Italia Viva omette alcuni dettagli importanti.
In breve
  • Alla caduta del governo Renzi, avvenuta a dicembre 2016, la spesa per consumi finali della pubblica amministrazione, ossia per il suo funzionamento, ammontava a quasi 323 miliardi di euro, cifra che supera di oltre 20 miliardi quella citata dal leader di Italia Viva. TWEET
  • È vero che durante i governi Conte la spesa per la Pa è aumentata, ma questo è avvenuto anche in tutti gli altri governi successivi a quello di Renzi, dal 2017 in poi. TWEET
  • In più, questi aumenti sono stati dovuti sia all’aumento dell’inflazione, e quindi alla crescita generale dei prezzi, sia agli effetti della pandemia da Covid-19. TWEET
Il 20 agosto, in un’intervista con la Repubblica, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha criticato le scelte in ambito economico del governo Meloni. Tra le altre cose il leader di Italia Viva ha dichiarato che nel 2016, quando ha terminato il suo mandato da presidente del Consiglio, «tra stipendi e spese» la pubblica amministrazione italiana costava «300 miliardi di euro», cifra che sarebbe poi salita a partire dai governi guidati da Giuseppe Conte fino ad arrivare a «350 miliardi».

Abbiamo verificato e Renzi esagera, omettendo alcuni dettagli importanti.

La spesa della pubblica amministrazione

In base ai dati Istat più aggiornati, nel 2021 la spesa complessiva della pubblica amministrazione in Italia ammontava a circa 986 mila milioni di euro, circa mille miliardi. Per avere un’ordine di grandezza, nel 2021 la spesa complessiva per la pubblica amministrazione corrispondeva a quasi la metà del prodotto interno lordo (Pil) del nostro Paese (poco più di 2 mila miliardi di euro nel 2021). Nella spesa complessiva della pubblica amministrazione le voci rilevanti sono la spesa necessaria a soddisfare i consumi finali, data dalla somma di salari e stipendi e costo dei beni intermedi, quella per investimenti e quella per prestazioni sociali e per il pagamento degli interessi passivi. In parole più semplici, la spesa complessiva della pubblica amministrazione comprende sia la spesa strettamente necessaria per il suo funzionamento, come gli stipendi del personale (come docenti, medici e impiegati pubblici), sia gli investimenti nei vari settori per progetti e altre iniziative.

Nella sua intervista a la Repubblica Renzi ha fatto riferimento alla “spesa per consumi finali della pubblica amministrazione”, ossia la parte di spesa pubblica destinata a pagare gli stipendi del personale e all’acquisto di attrezzature e materiale per il funzionamento della pubblica amministrazione stessa. In pratica stiamo parlando delle sole spese di gestione della Pa, esclusi gli investimenti.  

In base ai dati Istat, dal 1995 (il primo anno per cui sono disponibili i dati) al 2010 la spesa per consumi finali della pubblica amministrazione è quasi raddoppiata [1], passando da circa 172 miliardi a quasi 332 miliardi di euro. Tra il 2011 e il 2013, durante i governi di Mario Monti ed Enrico Letta (Partito Democratico), la spesa per il funzionamento della Pa è diminuita fino a circa 319 miliardi di euro. Durante il governo Renzi, entrato in carica a febbraio 2014 e terminato a dicembre 2016, la spesa è stata di circa 318 miliardi di euro nel 2014 e di circa 316 miliardi nel 2015, per poi salire a quasi 323 miliardi nel 2016. Quest’ultima cifra supera di oltre 20 miliardi quella citata dal leader di Italia Viva.
Dal 2017 a oggi la spesa per il funzionamento della Pa è aumentata durante tutti i governi successivi a quello di Renzi, a partire dal governo di Paolo Gentiloni (Partito Democratico). Nel 2017, durante il governo Gentiloni, la spesa è salita a circa 327 miliardi di euro (+1,2 per cento rispetto al 2016), per poi toccare i 334 miliardi nel 2018 (+2,1 per cento rispetto al 2017) tra la fine del governo Gentiloni e il primo governo Conte, quello sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle. Nel 2019, tra la fine del primo e l’inizio del secondo governo Conte, sostenuto da PD, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali e Italia Viva, la spesa è aumentata lievemente, di circa 58 milioni di euro. Nel 2020, durante il secondo governo Conte, è aumentata in modo considerevole, superando i 343 miliardi di euro (+2,7 per cento rispetto al 2019), per poi salire nel 2021 a oltre 353 miliardi (+2,9 per cento rispetto al 2020) durante il governo Draghi. Nel 2022, tra la fine del governo Draghi e i primi mesi del governo Meloni, la spesa per il funzionamento della Pubblica amministrazione ha superato i 371 miliardi di euro (+5 per cento rispetto al 2021).

Il ruolo dell’inflazione

In ogni caso è bene tenere presente che questi numeri sono espressi in valori nominali e non reali: non tengono cioè conto dell’impatto dell’inflazione, ossia dell’aumento medio dei prezzi, che può spingere il governo ad adeguare la spesa pubblica per far fronte ai rincari. 

Dopo la caduta del governo Renzi, nel 2017 durante il governo Gentiloni la spesa per la gestione della pubblica amministrazione è aumentata dell’1,2 per cento rispetto all’anno precedente, in linea con il tasso di inflazione medio annuo registrato all’epoca (+1,2 per cento). Una cosa simile è avvenuta nel 2018, tra la fine del governo Gentiloni e i mesi iniziali del primo governo Conte, quando si è registrata un’inflazione pari a un +1,2 per cento e la spesa per la Pa è aumentata del 2,1 per cento. Nel 2019, tra il primo e il secondo governo Conte, l’inflazione è invece aumentata in media dello 0,6 per cento rispetto all’anno precedente e la spesa di gestione della pubblica amministrazione è aumentata di poco (circa lo 0,02 per cento). Nel 2021, durante il governo Draghi, il tasso di inflazione è stato pari all’1,9 per cento e la spesa per la Pa è aumentata del 2,9 per cento rispetto al 2020, mentre nel 2022, a cavallo tra il governo Draghi e il governo Meloni, la spesa è cresciuta del 5 per cento rispetto all’anno precedente, con un aumento lievemente più bassa del tasso di inflazione registrato quell’anno (+8,1 per cento).

Gli effetti della pandemia da Covid-19

L’aumento della spesa per il funzionamento della pubblica amministrazione non è comunque sempre corrisposto a un aumento dell’inflazione. Nel 2020 si è registrato infatti un tasso di inflazione negativo, pari a un -0,2 per cento, ma la spesa per la Pa è salita del 2,7 per cento. In altre parole, nel 2020 durante il secondo governo Conte la spesa per la Pa è aumentata sebbene il livello dei prezzi abbia registrato una lieve diminuzione. «L’aumento della spesa per la pubblica amministrazione tra 2019 e 2020 non è casuale, ma è uno degli effetti della pandemia da Covid-19 e del conseguente aumento della spesa pubblica in ambito sanitario», ha spiegato a Pagella Politica l’economista Leonzio Rizzo, professore di Scienza delle finanze all’Università di Ferrara. In base ai dati Istat, tra il 2019 e il 2020 la spesa per il funzionamento del comparto sanitario della pubblica amministrazione è aumentata infatti di oltre 6 miliardi di euro, passando da circa 116 miliardi a oltre 122 miliardi.  

«Al di là degli effetti dell’inflazione e della pandemia, la spesa per consumi finali della pubblica amministrazione italiana è in linea con quella dei principali Paesi europei, se non inferiore se rapportata al Pil», ha aggiunto Rizzo. «Per esempio, nel 2021 la Germania aveva una spesa per consumi finali della pubblica amministrazione pari a quasi 798 miliardi di euro, circa il 19 per cento del suo Pil, in Francia era di oltre 606 miliardi, circa il 20 per cento del Pil, mentre l’Italia con 353 miliardi raggiungeva meno del 17 per cento del proprio Pil».

Il verdetto

Secondo Matteo Renzi nel 2016, quando ha terminato il suo mandato da presidente del Consiglio, «tra stipendi e spese» la pubblica amministrazione italiana costava «300 miliardi di euro», cifra che sarebbe poi salita a partire dai governi guidati da Giuseppe Conte fino ad arrivare a «350 miliardi». Abbiamo verificato e il leader di Italia Viva esagera, omettendo alcuni dettagli importanti. 

Alla caduta del governo Renzi, avvenuta a dicembre 2016, la spesa per consumi finali della pubblica amministrazione, ossia per il suo funzionamento, ammontava a quasi 323 miliardi di euro, cifra che supera di oltre 20 miliardi quella citata dal leader di Italia Viva.

È vero che durante i governi Conte la spesa per la Pa è aumentata, ma questo è avvenuto anche in tutti gli altri governi successivi a quello di Renzi, dal 2017 in poi. In più, questi aumenti sono stati dovuti sia all’aumento dell’inflazione, e quindi alla crescita generale dei prezzi, sia agli effetti della pandemia da Covid-19. 

[1] Per visualizzare i dati dal 1995 cliccare su “seleziona periodo” e selezionare gli anni dal 1995 a oggi

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