Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Agi, l’8 luglio il deputato della Lega Alessandro Morelli ha dichiarato che «la Rai paga 25 mila euro per i diritti di una fiction su Carola Rackete e la Sea Watch» e questo sarebbe uno «scandalo».

La dichiarazione dell’onorevole leghista, al di là del giudizio su come la Rai impieghi le sue risorse, è scorretta sotto due punti di vista: dà per certa quella che è al momento solo un’ipotesi e soprattutto parla erroneamente di “fiction”.

La Rai non ha ancora ufficializzato una decisione

In base a quanto ci hanno riferito fonti della Rai, il possibile acquisto dei diritti per la trasmissione del documentario – non una fiction, come vedremo meglio più avanti – sulla Sea Watch 3 e su Carola Rackete, per un prezzo intorno ai 25 mila euro, è al momento solo un’ipotesi. L’idea sarebbe quella di proiettarlo nel contesto di un dibattito televisivo in cui sarebbero ospitate le varie posizioni politiche sull’argomento.

La cifra di 25 mila euro – che sarebbe pari allo 0,001 per cento del totale dei ricavi da vendite e prestazioni della Rai (prendendo come riferimento il Bilancio 2019), che ammontano a circa 2 miliardi e mezzo di euro – sarebbe poi, sempre secondo quanto ci hanno detto dalla Rai, in linea coi prezzi di mercato per prodotti di questo genere.

Dunque è scorretto dare per certa, come fa Morelli, quella che al momento è solo un’ipotesi. Inoltre l’affermazione di Morelli risulta comunque errata per come qualifica l’oggetto dell’eventuale acquisto da parte della Rai.

Documentario, non fiction

Secondo la definizione della Treccani, “fiction” è «quanto è frutto della fantasia e dell’inventiva» e, in particolare nell’ambito della televisione, «il genere di film a soggetto, che si contrappone per esempio a quello dei documentari e, negli sceneggiati televisivi, quello che si basa su intrecci romanzati».

Quello su Carola Rackete e la Sea Watch è invece proprio un documentario, intitolato Sea Watch 3, realizzato dai giornalisti tedeschi Jonas Schreijäg e Nadia Kailouli. Che sia questo il documentario di cui parla Morelli è confermato dal post su Facebook del partito di Salvini, in cui è ripresa la locandina dell’opera di Schreijäg e Kailouli.

Il girato riprende eventi reali e persone reali, in particolare le vicende – di cui ci eravamo occupati anche noi in passato – di 53 migranti salvati dalla nave Ong capitanata dalla 31enne tedesca Carola Rackete, nel giugno 2019 e rimasti bloccati nel Mediterraneo per diverse settimane, mentre Matteo Salvini era ministro dell’Interno e rifiutava l’autorizzazione allo sbarco in Italia.

Nel documentario Sea Watch 3 non ci sono insomma attori o riprese girate in un set. Parlare di “fiction” è quindi sbagliato e lascia intendere che quanto si vede sia in qualche modo finzione. Altra cosa è criticare il “taglio” che può avere un documentario, a favore o contro determinate azioni e linee politiche, cosa assolutamente possibile.

Il verdetto

Il deputato della Lega Alessandro Morelli l’8 luglio ha criticato la decisione della Rai di spendere 25 mila euro per acquistare i diritti per la trasmissione di un documentario su Carola Rackete e la Sea Watch.

Secondo quanto ci hanno riferito fonti Rai, la decisione non è però al momento ancora stata presa e si tratta solo di un’ipotesi. L’idea sarebbe quella di trasmettere il documentario nel contesto di un dibattito sulla vicenda, che riporti le varie posizioni politiche.

Al di là di questo, Morelli sbaglia nel qualificare quello che è un documentario – e pertanto sono riprese situazioni realmente accadute, persone e personaggi coincidono e non ci sono “attori” – come una fiction. Per Morelli pertanto un “Nì”.