Dal suo profilo Facebook la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, se la prende con il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, colpevole come Renzi di “grandi sparate e poca sostanza”.
Cerchiamo di capire meglio in cosa consiste il piano da 315 miliardi dell’Ue e se è vero che di soldi “veri” ce ne sono ben pochi.
Il piano Juncker
Il 26 novembre Juncker ha presentato al Parlamento Europeo i dettagli del suo atteso piano per gli investimenti, accompagnato da una comunicazione della Commissione che contiene maggiori informazioni.
Il progetto prevede la creazione di un nuovo fondo europeo per gli investimenti strategici in seno alla Banca Europea degli Investimenti (Bei). Il fondo avrebbe un capitale iniziale non di 13 miliardi, come sostiene Meloni, ma di 21 miliardi, di cui 16 provenienti dal bilancio dell’Unione e 5 dalla Bei.
L’obiettivo è di generare tra il 2015 e il 2017 investimenti per almeno 315 miliardi di euro, grazie a un effetto leva di 15 volte il capitale iniziale. Gli investimenti saranno indirizzati verso i settori più strategici: trasporti, energia, ricerca, istruzione, Pmi.
Un gruppo di lavoro composto dalla Bei, la Commissione e i Paesi membri sta lavorando in questi giorni ad una prima lista di progetti. L’elenco dovrebbe essere presentato al Consiglio Europeo di dicembre e, se approvato, il fondo dovrebbe essere operativo nel giro di sei mesi. Nella strategia di Juncker il piano sarebbe accompagnato da un’accelerazione degli sforzi volti a snellire la burocrazia e aumentare la capacità attrattiva dell’Ue.
L’alchimista
Tuttavia non mancano le critiche. In sostanza, secondo quello che prevede la strategia, ogni euro di fondi pubblici sarebbe in grado di attirarne quindici in fondi privati. Al fine di aumentare l’incentivo per gli investitori privati, la parte di denaro pubblico assorbirebbe in prima battuta le eventuali perdite legate agli investimenti. Inoltre, per invogliare anche i governi nazionali a investire, i contributi che arrivano dalle capitali non saranno conteggiati nella valutazione del rispetto del Patto di Stabilità e Crescita.
Ciononostante, l’effetto leva stimato – definito “prudente” dalla Commissione – è considerato da molti come eccessivamente ottimista (l’Economist ha descritto Juncker come un alchimista; ma anche analisti nostrani, dal Sole 24 Ore a Lavoce.info, si sono mostrati dubbiosi. Per approfondimenti consigliamo anche questo articolo del think tank economico Bruegel).
Quindi?
Meloni cita dati scorretti ma ha ragione nel sottolineare che i fondi effettivi a disposizione sono di gran lunga inferiori alle cifre che si dichiara di mettere in movimento. Sbaglia inoltre a mostrarsi sorpresa del fatto che toccherà ai privati finanziare la maggior parte degli investimenti (soprattutto fondi di investimento). Lo aveva infatti già annunciato lo stesso Juncker lo scorso 15 luglio quando, in occasione del suo primo discorso da presidente-incaricato dinanzi all’Europarlamento, aveva annunciato di voler “mobilizzare 300 miliardi di investimenti pubblici ma soprattutto privati nei prossimi tre anni”. Possiamo riconoscere alla leader di Fratelli d’Italia il merito di aver ricordato che l’intervento del settore privato richiesto è proporzionalmente molto cospicuo, e che non mancano i dubbi sul fatto che si riusciranno a mobilitare tali risorse. Complessivamente Meloni porta a casa un “C’eri quasi”.