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Vero: 4 milioni di italiani rinunciano a curarsi per le liste d’attesa (e non solo)

| 29 marzo 2023
La dichiarazione
«Oggi abbiamo 4 milioni di italiani che rinunciano a curarsi»
Fonte: Facebook | 28 marzo 2023
ANSA
ANSA
Verdetto sintetico
Il dato citato dal leader di Azione è corretto.
In breve
  • Secondo Istat, nel 2022 il 7 per cento della popolazione ha dichiarato di aver rinunciato a una visita specialistica (escluse quelle dentistiche). Su una popolazione di quasi 59 milioni di residenti, stiamo parlando di poco più di 4 milioni di persone. TWEET
  • La maggioranza è stata spinta a questa scelta dalle lunghe liste d’attesa e, in secondo luogo, dai motivi economici. TWEET
Il 28 marzo Azione e Italia viva hanno presentato tre proposte agli altri partiti di opposizione e al governo: una sul salario minimo, una sulla sanità e una su Industria 4.0, un piano che incentiva l’innovazione tecnologica delle imprese. Durante l’evento di presentazione alla Camera, il segretario di Azione Carlo Calenda ha dichiarato (min. 12:25) che in Italia ci sono «4 milioni» di persone che «rinunciano a curarsi», per esempio a causa della lunghezza delle liste d’attesa.

Abbiamo verificato e il numero citato da Calenda è corretto.

Quanti sono gli italiani che rinunciano alle cure

Lo scorso 8 marzo la direttrice della Direzione centrale per le statistiche sociali e il welfare dell’Istat Cristina Freguja ha tenuto un’audizione alla Commissione Affari sociali del Senato, dove ha fornito i dati più aggiornati sul numero di persone che in Italia rinunciano a curarsi per motivi economici e non solo. Queste statistiche sono state raccolte dall’Istat con l’indagine “Aspetti della vita quotidiana”, un lungo questionario dove tra le altre cose viene chiesto agli intervistati se negli ultimi 12 mesi hanno «dovuto rinunciare a qualche visita specialistica pur avendone bisogno», non considerando le visite dentistiche.

Secondo Istat, nel 2022 il 7 per cento della popolazione ha rinunciato a curarsi, o meglio a sottoporsi a una visita specialistica, pur avendone bisogno [1]. Questa percentuale è in calo rispetto ai due anni precedenti: nel 2020 e nel 2021 rispettivamente il 9,6 per cento e l’11,1 degli intervistati aveva detto di aver rinunciato a una visita specialistica. Nel 2019, nel periodo precedente alla pandemia di Covid-19, questa percentuale era pari al 6,3 per cento. In audizione Istat non ha fornito valori in assoluto, ma se si calcola il 7 per cento dei quasi 59 milioni di residenti in Italia nel 2022, si ottengono 4,1 milioni di persone, il dato che a grandi linee dice quante persone hanno rinunciato a una visita specialistica. 

Istat raccoglie anche le motivazioni di chi ha rinunciato a curarsi, che possono essere più di una per singola persona. Nel 2022 il 4,2 per cento della popolazione ha rinunciato a una visita specialistica a causa delle lunghe liste d’attesa, mentre il 3,2 per cento per motivi economici. Altre cause riguardano l’impossibilità di assentarsi dal lavoro, la necessità di accudire figli o altre persone o la scomodità nel raggiungere la struttura ospedaliera, per esempio per mancanza di trasporti.

Nonostante i segnali incoraggianti rispetto al 2020 e al 2021, «non sembra che nel 2022 si sia riusciti a recuperare i livelli di prestazioni sanitarie pre-pandemia», ha sottolineato Istat nell’audizione.

Il verdetto

Secondo Carlo Calenda in Italia ci sono «4 milioni» di persone che «rinunciano a curarsi». Abbiamo verificato e i dati Istat più aggiornati gli danno ragione.

Nel 2022 il 7 per cento della popolazione ha dichiarato di aver rinunciato a una visita specialistica (escluse quelle dentistiche). Su una popolazione di quasi 59 milioni di residenti, stiamo parlando di poco più di 4 milioni di persone. La maggioranza è stata spinta a questa scelta dalle lunghe liste d’attesa e, in secondo luogo, dai motivi economici. 

***

[1] Istat ha spiegato a Pagella Politica che la stima della “rinuncia a prestazioni sanitarie” va calcolata su tutta la popolazione, e non solo sul sottoinsieme che ha bisogno di cure.

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