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Sì, Fratelli d’Italia ha votato contro la direttiva sulla parità salariale al Parlamento Ue

| 06 aprile 2022
La dichiarazione
«Fratelli d’Italia all’Europarlamento vota contro la parità salariale tra uomini e donne»
Fonte: Twitter | 5 aprile 2022
EPA/RONALD WITTEK
EPA/RONALD WITTEK
Verdetto sintetico
Il parlamentare europeo del Pd ha ragione.
In breve
  • Il 5 aprile il Parlamento europeo ha approvato la propria posizione sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni. TWEET
  • Tra gli otto europarlamentari di Fratelli d’Italia, cinque hanno votato contro, due si sono astenuti e uno era assente. TWEET
Il 5 aprile l’europarlamentare del Partito democratico Pierfrancesco Majorino ha criticato Fratelli d’Italia per avere votato «contro la parità salariale tra uomini e donne» al Parlamento europeo. Una critica simile è arrivata lo stesso giorno anche da un altro europarlamentare del Pd, Brando Benifei, che ha scritto su Facebook: «Gravissima la scelta di oggi della delegazione degli eurodeputati di Fratelli d’Italia (casualmente tutta al maschile) di votare contro la proposta sulla parità salariale tra uomini e donne, fortunatamente ugualmente approvata dal Parlamento europeo e ora pronta per il negoziato finale con gli Stati membri».

Al di là dei giudizi politici, come sono andate davvero le cose? Abbiamo verificato.

Che cosa dice la direttiva sulla parità salariale

Nell’Unione europea il principio della parità di retribuzione tra i generi è sancito dall’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, ma, numeri alla mano, il divario tra quanto guadagna un uomo e una donna in Europa resta ancora ampio, con forti differenze tra i 27 Stati membri. Per questo motivo, negli ultimi anni le istituzioni comunitarie hanno iniziato a discutere su provvedimenti che hanno l’obiettivo di colmare questo divario.

In questa direzione va il testo esaminato il 4 aprile dal Parlamento europeo. Riuniti in seduta plenaria, gli europarlamentari hanno discusso la posizione del Parlamento europeo sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni, che propone, tra le altre cose, alcune misure per limitare le discriminazioni salariali. Per esempio, l’obiettivo della direttiva è quello di vietare alle aziende europee con almeno 50 lavoratori le condizioni contrattuali che non permettono ai dipendenti di rendere pubbliche informazioni sulle loro retribuzioni e di obbligare le stesse aziende a divulgare i dati sui divari salariali che hanno al loro interno. Nel caso in cui la disparità retributiva fosse pari o superiore al 2,5 per cento, i datori di lavoro sarebbero costretti a valutare le retribuzioni interne e a preparare un piano d’azione per promuovere maggiore parità.

Come ha votato Fratelli d’Italia

Come mostrano i resoconti ufficiali delle votazioni del Parlamento europeo, la plenaria ha approvato la sua posizione sulla direttiva con 403 voti favorevoli, contro 58 astensioni e 166 voti contrari. Tra i no alla direttiva ci sono anche i voti di cinque europarlamentari di Fratelli d’Italia, che fanno parte del gruppo dei Conservatori e riformisti europei: Carlo Fidanza, Raffaele Fitto, Sergio Berlato, Vincenzo Sofo e Nicola Procaccini. Altri due europarlamentari di Fdi, Pietro Fiocchi e Raffaele Stancanelli, si sono astenuti, mentre Giuseppe Milazzo – che completa la lista degli otto europarlamentari di Fdi, tutti uomini – non ha partecipato al voto. Sui loro profili social, nessuno di questi eurodeputati di Fdi ha però commentato pubblicamente le motivazioni dietro al loro voto. 

Negli altri schieramenti, hanno invece votato a favore gli europarlamentari del gruppo dei Socialisti, di Renew Europe e dei Verdi, mentre il Partito popolare europeo si è diviso: alcuni suoi membri hanno votato a favore, altri contro, perché ritengono le proposte della direttiva troppo punitive nei confronti delle aziende.

Ora il testo approvato sarà al centro dei negoziati con il Consiglio dell’Unione europea, dove siedono tutti e 27 gli Stati membri.

Il verdetto

Secondo Pierfrancesco Majorino, al Parlamento europeo gli europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno votato «contro la parità salariale tra uomini e donne». Il provvedimento a cui fa riferimento l’europarlamentare del Pd è una direttiva che propone di introdurre alcune misure per ridurre le disparità tra le retribuzioni nell’Ue.

È vero: come sostenuto da Majorino, il Parlamento ha approvato la propria posizione sulla direttiva con 403 voti favorevoli. Nei 166 voti contrari, cinque sono arrivati da europarlamentari di Fdi. Altri due membri del partito di Meloni si sono astenuti, mentre uno non ha partecipato al voto.

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