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Draghi esagera il suo ruolo sull’immigrazione nel Consiglio europeo

| 24 giugno 2021
La dichiarazione
«Dal giugno del 2018 l’immigrazione non era più all’ordine del giorno del Consiglio europeo»
Fonte: Governo.it | 23 giugno 2021
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
Il 23 giugno il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto alla Camera e al Senato, per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 24-25 giugno.

In entrambi i discorsi di replica verso i deputati e i senatori, Draghi ha anche parlato di immigrazione, sostenendo che questo tema «non era più all’ordine del giorno del Consiglio europeo» da giugno 2018. «È bastato semplicemente il fatto che io lo chiedessi e l’hanno messa all’ordine del giorno», ha detto il presidente del Consiglio. Draghi però ha anche aggiunto di non volersi tanto prendere il «merito» del ritorno dell’immigrazione sul tavolo dei capi di Stato e di governo dell’Ue, quanto sottolineare «una sensibilità diversa» degli altri Stati, ora consapevoli della necessità di soluzioni comuni.

Abbiamo verificato e, al di là di meriti e demeriti, Draghi è impreciso. Vediamo perché.

Di che cosa stiamo parlando

Il Consiglio europeo riunisce i 27 capi di Stato o di governo dei Paesi membri dell’Unione europea e definisce le priorità e gli orientamenti politici generali dell’Ue. Il suo ruolo non è legislativo e non va confuso con il Consiglio dell’Unione europea (chiamato più semplicemente “Consiglio”), che insieme al Parlamento europeo discute e adotta le leggi comunitarie su proposta della Commissione.

Di norma il Consiglio europeo si incontra ufficialmente almeno due volte a semestre – ma possono essere organizzate delle riunioni straordinarie o informali – ed è presieduto dal presidente del Consiglio europeo, dal 2019 il belga Charles Michel.

In base all’articolo 3 del Regolamento interno del Consiglio europeo, il presidente di questo organismo deve presentare prima dell’incontro un ordine del giorno provvisorio, con i temi su cui si incentrerà il confronto tra i vari capi di Stato e di governo, che sarà poi approvato all’inizio della sessione. Per esempio, nell’ordine del giorno del Consiglio europeo del 24-25 giugno 2021 compare il tema «Immigrazione», insieme, tra gli altri, alla «Covid-19» e alla «Ripresa economica».

È vero, come ha sostenuto Draghi, che questa voce è apparsa tra gli ordini del giorno del Consiglio europeo l’ultima volta soltanto a giugno 2018, ossia ormai tre anni fa? La risposta è no, anche se nel recente passato la questione migranti è in effetti finita un po’ in secondo piano nelle riunioni tra i capi di governo europei.

Facciamo un salto indietro nel tempo di tre anni.

L’immigrazione in tre anni di Consiglio europeo

Il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 – quando da circa un mese Giuseppe Conte era presidente del Consiglio nel governo Lega-M5s – si era concentrato sul tema dell’immigrazione. Tra le altre cose, in quella occasione si era parlato di nuove misure per ridurre l’arrivo di migranti irregolari e si era chiesto di portare avanti le trattative per riformare il Regolamento di Dublino, che norma la gestione delle richieste di asilo a livello europeo e che penalizza i cosiddetti “Paesi di primo ingresso” come l’Italia. Una proposta di riforma da parte della Commissione Ue è arrivata a settembre 2020, ma per ora non ci sono stati grandi avanzamenti in merito (ci torneremo più avanti).

Come abbiamo spiegato più nel dettaglio in passato, quell’incontro aveva di fatto decretato la morte dei precedenti tentativi di stabilire un meccanismo vincolante di ricollocazione dei migranti tra i vari Stati membri.

L’immigrazione era una delle voci presenti nell’ordine del giorno del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018, come correttamente detto da Draghi, ma quella non era stata l’ultima volta: qui sta l’errore del presidente del Consiglio. Il tema era infatti presente anche negli ordini del giorno delle riunioni del Consiglio europeo del 18 ottobre 2018 e del 13-14 dicembre 2018, e se ne era parlato anche nella riunione informale del 19-20 settembre 2018. Dunque per almeno altri sei mesi la questione migranti è stata al centro del dibattito tra i capi di Stato e di governo europei. Successivamente è invece in effetti sparita, o quasi, dall’agenda fino ad adesso.

Nel 2019 l’immigrazione non è mai comparsa negli ordini del giorno delle varie riunioni del Consiglio europeo (21-22 marzo 2019, 20-21 giugno 2019, 17-18 ottobre 2019 e 12-13 dicembre 2019).

Nel 2020, con l’arrivo della pandemia di Covid-19, si sono tenute una serie di videoconferenze tra i partecipanti del Consiglio europeo – al posto dei consueti incontri in presenza – e non si è mai parlato approfonditamente di immigrazione. Anche nella riunione ufficiale del 15-16 ottobre 2020 l’immigrazione non era tra i punti all’ordine del giorno. Nell’incontro del 10-11 dicembre 2020 il tema della migrazione è stato toccato, ma solo incidentalmente alla più ampia questione della politica di vicinato coi Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Questa è stata l’ultima riunione ordinaria prima di quello del 24-25 giugno 2021.

Nei primi sei mesi del 2021 ci sono comunque stati, oltre a un paio di videoconferenze, una riunione straordinaria del Consiglio europeo il 24-25 maggio e una riunione informale a Porto (Portogallo) il 7-8 maggio. Anche qui, tra i temi di maggiore discussione non c’è stata l’immigrazione.

Un po’ di contesto

Prima di concludere, ricordiamo che rispetto al periodo emergenziale di cinque anni fa per gli arrivi di migranti, il numero di richieste di asilo nell’Ue è sceso molto, passando da oltre 1,3 milioni del 2015 a meno di 500 mila nel 2020 (Grafico 1).
Grafico 1. Andamento delle domande di asilo presentate nell’Ue – Fonte: Eurostat
Grafico 1. Andamento delle domande di asilo presentate nell’Ue – Fonte: Eurostat
Come abbiamo anticipato, a settembre 2020 la Commissione Ue ha proposto un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, per una gestione più globale e comune dell’accoglienza dei migranti. Sulla scia di quanto già avvenuto in passato, però, sembra essere ancora lontano un accordo che possa soddisfare tutti e 27 gli Stati membri. Una recente analisi pubblicata da Politico spiega che per vedere dei progressi è più probabile che il patto proposto dalla Commissione possa essere approvato per parti, con interventi specifici, piuttosto che nella sua interezza.

Il verdetto

Secondo Mario Draghi, grazie al suo intervento il tema dell’immigrazione è tornato all’ordine del giorno di un Consiglio europeo, quello del 24-25 giugno 2021, cosa che non accadeva da circa tre anni, da una riunione di giugno 2018.

Al di là dei meriti o demeriti, il presidente del Consiglio è impreciso. L’immigrazione è stata all’ordine del giorno delle riunioni ufficiali del Consiglio europeo di ottobre e dicembre 2018 (e della riunione informale di settembre 2018). Il tema è poi passato un po’ in secondo piano ed è stato toccato solo marginalmente in altri incontri tra i capi di Stato e di governo Ue.

In conclusione Draghi si merita un “Nì”.

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