indietro

No, il centrodestra non ha vinto i ballottaggi “quattro a tre”

| 25 giugno 2024
La dichiarazione
«Il risultato [ai ballottaggi] è che finisce quattro a tre per il centrodestra. Il centrodestra ha strappato quattro capoluoghi di provincia al centrosinistra, mentre il centrosinistra soltanto tre. Quindi, alla fine, il centrodestra aumenta i capoluoghi amministrati e il centrosinistra ne perde uno»
Fonte: Corriere della Sera | 25 giugno 2024
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Verdetto sintetico
Il conteggio del deputato di Fratelli d’Italia è sbagliato.
In breve
  • Il centrosinistra, considerando anche il Movimento 5 Stelle, ha “strappato” tre città al centrodestra, mentre il centrodestra ne ha “strappate” tre al centrosinistra, considerando Caltanissetta che aveva un sindaco solo del Movimento 5 Stelle. TWEET
  • Il centrodestra amministrava cinque capoluoghi prima del ballottaggio e ha vinto in altrettanti. TWEET
  • Nel complesso, il centrosinistra ha vinto in 17 capoluoghi (11 dei quali insieme a liste del Movimento 5 Stelle), il centrodestra in dieci, i candidati civici in due. TWEET
Il 25 giugno, in un’intervista con il Corriere della Sera, il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha festeggiato come una vittoria i risultati dei ballottaggi alle elezioni comunali, tenutesi nei due giorni prima in 14 capoluoghi di provincia al voto. 

Secondo Donzelli, al voto è finita «quattro a tre» per la coalizione formata dal suo partito, dalla Lega e da Forza Italia, visto che «il centrodestra ha strappato quattro capoluoghi di provincia al centrosinistra, mentre il centrosinistra soltanto tre». Il deputato di Fratelli d’Italia ha aggiunto che «alla fine il centrodestra aumenta i capoluoghi amministrati e il centrosinistra ne perde uno».

Capoluogo per capoluogo, abbiamo controllato i risultati dei ballottaggi e il conto di Donzelli è scorretto.

I risultati dei ballottaggi

Nel secondo turno delle elezioni comunali, i candidati sostenuti dal Partito Democratico e da altre liste di centrosinistra hanno vinto in sette comuni: a Firenze, Bari, Potenza, Cremona, Perugia, Campobasso e Vibo Valentia. In queste ultime tre città l’alleanza comprendeva anche la lista del Movimento 5 Stelle. Prima del voto, tre di questi capoluoghi erano amministrati dal centrodestra (Potenza, Perugia e Vibo Valentia) e uno dal Movimento 5 Stelle (Campobasso). 

Al ballottaggio i candidati sindaco del centrodestra hanno vinto invece in cinque capoluoghi: a Rovigo, Vercelli, Urbino, Lecce e Caltanissetta. Di queste città, due (Rovigo e Lecce) erano amministrate da sindaci del PD e del centrosinistra, mentre Caltanissetta era guidata da un sindaco del Movimento 5 Stelle.

Ad Avellino e a Verbania hanno vinto due candidati civici, non supportati dalle liste dei partiti presenti in Parlamento. La prima era già amministrata da un sindaco civico, mentre la seconda città era guidata dal centrosinistra.

Ricapitolando: il centrosinistra, considerando anche il Movimento 5 Stelle, ha “strappato” tre capoluoghi al centrodestra, mentre il centrodestra ne ha “strappati” due al centrosinistra, numero che sale a tre considerando Caltanissetta che aveva un sindaco solo del Movimento 5 Stelle. Quindi, il calcolo fatto da Donzelli è scorretto: non è vero che il centrodestra ha superato «quattro a tre» il centrosinistra. Al massimo, considerando il numero di capoluoghi in cui è cambiato lo schieramento dell’amministrazione, è finita in pareggio: tre a tre. Non è poi vero che «il centrodestra aumenta i capoluoghi amministrati», come ha detto il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia: la coalizione al governo del Paese amministrava cinque capoluoghi prima del ballottaggio e ha vinto in cinque. 

Il PD e gli altri partiti di centrosinistra, senza il Movimento 5 Stelle, governavano sei comuni, ora saliti a sette. Ma in tre di questi, la vittoria è andata al candidato supportato da un’alleanza con dentro il Movimento 5 Stelle, che al ballottaggio ha perso gli unici due capoluoghi che amministrava.

I risultati delle elezioni comunali

Se si allarga lo sguardo ai risultati del primo turno, la vittoria rivendicata da Donzelli è ancora meno confermata dai numeri. Il centrodestra governava in sette dei 15 capoluoghi di provincia in cui le elezioni comunali si sono decise con il voto dell’8 e 9 giugno: a Cagliari, Pavia, Ferrara, Ascoli Piceno, Biella, Forlì e Pescara. Al primo turno il centrosinistra è riuscito a “strappare” al centrodestra due di questi capoluoghi (Cagliari e Pavia), mentre il centrodestra non è riuscito a “strappargliene” nessuno. 

Nel complesso, in queste elezioni comunali sono andati al voto 29 capoluoghi di provincia. La coalizione di centrosinistra governava in 13 capoluoghi di provincia, mentre al voto hanno vinto 17 suoi candidati, in 11 casi supportati anche dal Movimento 5 Stelle. Il centrodestra governava 12 capoluoghi, dopo il voto governerà in dieci.

Il verdetto

Secondo Giovanni Donzelli, i ballottaggi delle elezioni comunali sono finiti «quattro a tre per il centrodestra». Secondo il deputato di Fratelli d’Italia, «il centrodestra ha strappato quattro capoluoghi di provincia al centrosinistra, mentre il centrosinistra soltanto tre», e quindi «il centrodestra aumenta i capoluoghi amministrati e il centrosinistra ne perde uno». Non è vero.

Il centrosinistra, considerando dentro anche il Movimento 5 Stelle, ha “strappato” tre città al centrodestra, mentre il centrodestra ne ha “strappate” tre al centrosinistra, considerando Caltanissetta che aveva un sindaco solo del Movimento 5 Stelle. 

Il centrodestra amministrava cinque capoluoghi prima del ballottaggio e ha vinto in altrettanti.

SOSTIENI PAGELLA

Leggi ogni giorno la newsletter con le notizie più importanti sulla politica italiana. Ricevi le nostre guide eBook sui temi del momento.
ATTIVA LA PROVA GRATUITA
Newsletter

I Soldi dell’Europa

Il lunedì, ogni due settimane
Il lunedì, le cose da sapere sugli oltre 190 miliardi di euro che l’Unione europea darà all’Italia entro il 2026.

Ultimi fact-checking

  • «Finalmente un primato per Giorgia Meloni, se pur triste: in due anni la presidente del Consiglio ha chiesto ben 73 voti di fiducia, quasi 3 al mese, più di qualsiasi altro governo, più di ogni esecutivo tecnico»

    7 dicembre 2024
    Fonte: Instagram
  • «Le agenzie di rating per la prima volta, due agenzie di rating, per la prima volta hanno rivisto in positivo le stime sull’Italia. Dal 1989 questa cosa è accaduta tre volte in Italia»

    30 ottobre 2024
    Fonte: Porta a Porta – Rai 1
  • «Da quando c’è questo governo, abbiamo votato in 11 tra regioni e province autonome, forse 12 tra regioni e province autonome. È finita 11 a uno»

    30 ottobre 2024
    Fonte: Cinque minuti – Rai 1