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Conte esagera: il cashback non ha funzionato «molto bene»

| 17 agosto 2022
La dichiarazione
«Tutti i dati che abbiamo avuto dicono che il cashback aveva funzionato molto bene»
Fonte: La Stampa | 16 agosto 2022
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Verdetto sintetico
Il presidente del Movimento 5 stelle esagera.
In breve
  • Il cashback ha contribuito a far diffondere l’app IO e lo Spid e, secondo il Ministero dell’Economia, ad aumentare il ricorso ai pagamenti elettronici. TWEET
  • Secondo il ministero, il cashback non è però stata un’utile misura di contrasto all’evasione fiscale, con costi maggiori dei benefici. TWEET
Il 16 agosto, ospite di 30 Minuti al Massimo con La Stampa, il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha criticato (min. 15:05) il governo Draghi per aver sospeso, nell’estate del 2021, il cosiddetto “cashback”. Con questa misura, introdotta dal secondo governo Conte, lo Stato rimborsava ai cittadini una parte degli acquisti fatti con pagamenti elettronici. 

Secondo Conte, «tutti i dati» a disposizione hanno evidenziato che il cashback «aveva funzionato molto bene». È vero che il provvedimento ha contribuito a far crescere la diffusione della app IO e dell’identità digitale Spid, ma i numeri sul contrasto all’evasione fiscale e sull’utilizzo dei pagamenti elettronici sono meno netti e incoraggianti rispetto a quanto dichiarato da Conte.

L’impatto del cashback

Come abbiamo spiegato più nel dettaglio lo scorso gennaio, all’inizio del 2022 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato un rapporto intitolato “Relazione per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione fiscale derivante da omessa fatturazione”. 

Una parte di questo documento era dedicata (pag. 9) alla valutazione dell’impatto del cashback, entrato in vigore a dicembre 2020 e soppresso a partire dalla seconda metà del 2021. Secondo la relazione – che si basava comunque su stime preliminari, vista la scarsa disponibilità dei dati – la misura difesa da Conte «ha contribuito a stimolare i pagamenti elettronici e a rafforzare la digitalizzazione del Paese, ma non sembra aver conseguito effetti significativamente differenti per i settori a più elevata propensione all’evasione fiscale». Parallelamente all’aumento del numero di transazioni, è calato l’importo medio dei pagamenti, una dinamica coerente con il meccanismo del cashback, che faceva scattare il rimborso dopo 50 transazioni effettuate.

A detta del ministero, il limite principale della misura sembra essere stato il fatto che gli incentivi per incoraggiare le transazioni digitali non fossero né sufficienti a dissuadere consumatori e venditori dall’evadere né mirati ai settori con maggiore propensione all’evasione. Nelle conclusioni, l’analisi costi-benefici del ministero suggeriva (pag. 13-14) di non riproporre il cashback «come strumento “indiretto” di riduzione dell’evasione fiscale dell’economia sommersa». In pratica, i 4,7 miliardi di euro di risorse stanziate per finanziare il cashback sarebbero stati superiori alle entrate per le casse dello Stato. 

Più nel dettaglio, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha analizzato 55 categorie di spesa, dagli alimentari all’abbigliamento, passando per la telefonia e la ristorazione. Metà di queste categorie sono state considerate a bassa propensione all’evasione (per esempio, la grande distribuzione dei supermercati o le stazioni di rifornimento di carburanti), mentre l’altra metà è stata considerata più propensa all’evasione fiscale. Come anticipato, secondo le elaborazioni del ministero, con il cashback non sembra esserci stato un sensibile aumento dei pagamenti elettronici nei settori più propensi all’evasione.

Il verdetto

Secondo Giuseppe Conte, «tutti i dati che abbiamo avuto» dicono che il cashback «aveva funzionato molto bene». In realtà i numeri dipingono un quadro meno netto e meno incoraggiante rispetto a quello presentato dal presidente del Movimento 5 stelle.

Secondo le analisi del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il cashback ha funzionato a metà: ha contribuito ad aumentare la diffusione dei pagamenti elettronici, ma non è stato abbastanza efficace nel contrastare l’evasione fiscale.

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