Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sostenuto, in un’intervista pubblicata da Il Sole 24 ore l’11 febbraio, che «il 32 per cento del Pil deriva dall’export».

È un’affermazione sbagliata e Di Maio non è il primo politico del Movimento 5 stelle a incappare in un errore del genere. Prima di lui, infatti, anche il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano aveva sbagliato, come avevamo verificato, dichiarando una cosa simile.

Andiamo allora a vedere qual è l’errore dell’ex capo politico del M5s.

L’errore di Di Maio

L’export italiano di beni e servizi nel 2018 è stato pari a 555,3 miliardi di euro. Il Pil, quello stesso anno, è stato pari a 1.765,4 miliardi di euro. Dunque sarebbe corretto dire che l’export italiano nel 2018, in termini di valore, corrisponde a circa il 32 per cento del Pil (31,5 per cento per la precisione).

È invece sbagliato dire che il 32 per cento del Pil “derivi” dall’export. Vediamo il perché.

Il Pil (annuale) è infatti il valore dei prodotti e servizi realizzati all’interno di uno Stato nel corso di un anno. Per calcolarlo si può guardare al lato di chi produce i beni e i servizi (lato dell’offerta) oppure al lato di chi acquista i beni e i servizi (lato della domanda): il risultato finale non cambia.

Le esportazioni vengono prese esplicitamente in considerazione se si guarda al lato della domanda. In questo caso alla “spesa per consumi finali nazionali” – delle famiglie, delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni – vengono sommati gli “investimenti” e la differenza tra esportazioni e importazioni, le cosiddette “esportazioni nette”.

Il Pil 2018 dell’Italia risulta quindi, dal lato della spesa, così costruito: 1.400,7 miliardi di spese per consumi finali nazionali, più 320,6 miliardi di investimenti, più la differenza tra 555,3 miliardi di export e 511,2 miliardi di import, pari a 44,1 miliardi di euro. La somma dà esattamente i 1.765,4 miliardi di Pil complessivo sopra citato.

Il saldo commerciale positivo che deriva dall’avere più export che import, e che è pari a 44,1 miliardi, pesa dunque per il 2,5 per cento sul Pil. Non il 32 per cento.

Il verdetto

Luigi Di Maio ha sostenuto che il 32 per cento del Pil «derivi» dall’export. È un’affermazione sbagliata: se è vero che l’export, in valore assoluto, corrisponde a circa un terzo del Pil annuale dell’Italia, è falso che questo Pil “derivi” dall’export.

Nella costruzione del Pil annuale, infatti, le esportazioni vengono prese in considerazioni nel bilanciamento con le importazioni. La componente che va a contribuire alla costruzione del Pil è insomma il “saldo” tra import ed export, non l’export.

Questo saldo commerciale nel 2018 è stato pari a 44,1 miliardi di euro, e dunque ha contribuito per il 2,5 per cento al Pil. Una cifra molto lontana dal 32 per cento citato da Di Maio. Per il ministro degli Esteri un “Pinocchio andante”.