Il 12 dicembre il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto al Senato, dove è stata approvata la risoluzione della maggioranza sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che impegna il governo – con il voto favorevole del Movimento 5 stelle – ad appoggiare la riforma del Trattato in sede europea sulla base di determinate condizioni (qui il testo della risoluzione, con il passaggio dedicato al Mes).
Nel suo discorso da senatore, Salvini ha detto che «nel programma elettorale del Movimento 5 stelle si legge testualmente un passaggio che condividevo allora e condivido oggi: “Il Movimento 5 stelle si impegnerà allo smantellamento del Mes”».
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Lo stesso 12 dicembre anche il senatore del M5s Gianluigi Paragone aveva criticato la scelta del suo partito di dichiararsi favorevole alla riforma del Mes, lanciando un sondaggio sulla sua pagina Facebook. «Volete che oggi in Aula voti NO al Mes nel rispetto del programma dei 5 stelle?», ha scritto Paragone sui social. «Questo è quello che è scritto nel programma del M5s: “Il Movimento 5 stelle in particolare si impegnerà alla liquidazione del Mes (Fondo ‘Salva Stati’)». Il senatore del M5s ha poi bloccato il sondaggio, quando i sì (al 46 per cento) stavano raggiungendo i no (al 54 per cento), pubblicando uno screenshot con i risultati della consultazione informale su Facebook.
Ma è vero come dice Salvini che il M5s si era impegnato nel programma elettorale allo «smantellamento del Mes»? Sì, il leader della Lega ha ragione, anche se bisogna precisare di quale programma elettorale si sta parlando: vediamo perché.
Che cosa diceva il programma del M5s
Il riferimento di Salvini è al programma elettorale e di governo votato nel 2017 dal Movimento 5 stelle in vista delle elezioni politiche del 2018.
Il 5 aprile 2017 – poco meno di un anno prima delle elezioni – Il Blog delle Stelle pubblicò un articolo con i risultati sulla piattaforma Rousseau (quella con cui il M5s regola i suoi processi di democrazia diretta digitale) per quanto riguarda il “Programma Esteri” del Movimento, uno dei 20 programmi totali presentati agli iscritti.
Ogni iscritto poteva indicare tre priorità tra 10 punti programmatici relativi alla politica estera. All’epoca, 23.481 iscritti certificati (secondo il M5s) avevano espresso in totale 69.891 voti. In 6.589 avevano indicato come prioritario lo «Smantellamento della Trojka».
La parola “Trojka” è entrata negli ultimi anni nel dibattito pubblico europeo e sta a indicare, come spiega il sito del Parlamento europeo, la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, che si sono occupati della gestione dei piani di salvataggio dei Paesi durante la crisi economica nata nel 2010.
Nel dettaglio del programma approvato dagli iscritti al M5s, si leggeva che «il M5S si opporrà in ogni modo a tutti quei ricatti dei mercati e della finanza internazionale travestiti da “riforme”. In particolare, si impegnerà allo smantellamento del Mes (Fondo “Salva Stati”) e della cosiddetta “Troika”, organismi sovranazionali che hanno appaltato la democrazia delle popolazioni imponendo, senza nessun mandato popolare, le famigerate “rigorose condizionalità”».
La citazione testuale fatta da Salvini in Senato è dunque corretta. Questa versione del programma sugli Esteri era riportata anche dai quotidiani italiani poche settimane prima del voto di marzo 2018 (qui un articolo del Post del 2 febbraio 2012), anche se il file, nella prima pagina, conteneva la dicitura «Programma parziale 13.04.2017».
Nel dettaglio, il testo contiene anche un duro attacco al Mes, la cui finalità, secondo il M5s, «non consiste nel “salvataggio” degli Stati, ma nella creazione di una governance politica intergovernativa attraverso la quale poter intervenire tutte le volte che l’instabilità – generata a monte da una crisi della “bilancia dei pagamenti” – mette in discussione la sopravvivenza della moneta unica».
Secondo il programma votato nel 2017, il Mes era «un ricatto per imporre politiche economiche fallite e fallimentari che arricchiscono lobby e corporazioni finanziarie a danno di diritti e Costituzioni nazionali».
Salvini ha dunque ragione quando dice che un tempo il M5s prometteva di «smantellare» il Mes. Paragone riporta una frase con un termine diverso, «liquidazione». Qui entra in gioco una questione nata alcuni giorni dopo le elezioni di marzo 2018, e riguarda proprio il programma di governo del M5s.
Il dibattito sul programma modificato
Il 17 aprile 2018 – oltre un mese dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e quando ancora non si era riusciti a formare un nuovo governo – Il Foglio ha pubblicato un articolo intitolato “Il programma del M5s è stato cambiato. Ecco i documenti”.
L’articolo accusa il M5s di aver presentato in vista delle elezioni un programma diverso rispetto a quello approvato dagli iscritti nel 2017. Usando lo strumento Wayback Machine del sito Web Archive (che permette di consultare copie salvate di pagine web), Il Foglio ha pubblicato le due versioni dei programmi (divise per capitoli), che nella nuova versione conterrebbe quattro capitoli nuovi – non votati dagli iscritti – e modifiche sostanziali nei testi.
Il Movimento 5 stelle ha risposto alle accuse confermando di aver fatto delle modifiche, ma non significative.
«Ci sono state solo piccole modifiche di forma, una cosa normalissima. Nessun cambiamento di sostanza», si legge in un articolo del 17 aprile 2018 sul Blog delle Stelle. «Accade così per tutti i programmi elettorali di tutte le forze politiche del mondo: c’è una prima bozza, poi nuove stesure e lavori di editing. Non c’è nulla di cui stupirsi».
Per quanto riguarda la nuova versione del “Programma Esteri” – che si è scoperto poi essere stata pubblicata il 21 febbraio 2018, come ha ricostruito in un lungo articolo Valigia Blu – ci sono state alcune modifiche sulla parte del testo relativa al Mes, ma non sostanziali (a differenza di quelle sulla Nato e sulla Russia). Insomma, la critica al “Fondo Salva-Stati” era ancora presente.
Nel nuovo programma di governo sugli “Esteri” consultabile ancora oggi sul sito del M5s, si legge infatti che, una volta al governo, «il Movimento 5 Stelle si opporrà in ogni modo ai ricatti dei mercati e della finanza internazionale travestiti da “riforme” che comportano la svendita degli asset Paese e la messa in crisi delle politiche di welfare».
In particolare, continua il programma, il M5s «si impegnerà alla liquidazione del Mes (Fondo “Salva Stati”), liberando in tal modo gli Stati dalla necessità di adeguarsi alle “rigorose condizionalità” imposte attraverso decisioni prese in contrasto con i principi democratici dagli organismi sovranazionali che formano la cosiddetta “Troika”».
In ogni caso, dunque, la differenza tra «liquidazione» (versione più aggiornata del programma) e «smantellamento» non sembra essere sostanziale: la posizione del Movimento 5 stelle fortemente critica e contraria nei confronti del Meccanismo europeo di stabilità era evidente in entrambi i testi.
Che cosa diceva il Contratto di governo
Il tema del Mes è poi scomparso nel programma del M5s per le elezioni europee di maggio 2019. Ma un riferimento al “Fondo Salva-Stati” era invece presente nel Contratto di governo firmato a maggio 2018 da Lega e M5s, prima dell’insediamento del governo Conte I: lì si parlava però di «rivedere l’impianto» e non più di cancellazione, un cambiamento molto rilevante rispetto al testo votato dagli iscritti del M5s l’anno precedente.
«Con lo spirito di ritornare all’impostazione delle origini in cui gli Stati europei erano mossi da un genuino intento di pace, fratellanza, cooperazione e solidarietà – si legge nel Contratto – si ritiene necessario rivedere, insieme ai partner europei, l’impianto della governance economica europea (politica monetaria, Patto di Stabilità e crescita, Fiscal compact, Mes, procedura per gli equilibri macroeconomici eccessivi, etc.) attualmente asimmetrico, basato sul predominio del mercato rispetto alla più vasta dimensione economica e sociale».
Come spiega un dossier della Camera di novembre 2019, a giugno scorso – con in carica ancora il governo Lega-M5s – il Parlamento aveva approvato due risoluzioni identiche in cui si impegnava il governo, nel processo di riforma del Mes in sede europea, a non approvare modifiche «che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale» e a «render note alle Camere le proposte di modifica al trattato Mes».
Il verdetto
In Senato, il leader della Lega Matteo Salvini ha criticato il voto favorevole del M5s alla risoluzione della maggioranza che appoggia, a determinate condizioni, la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).
Secondo Salvini, infatti, nel «programma elettorale del M5s» – senza specificare però quale – c’è scritto che «il Movimento 5 stelle si impegnerà allo smantellamento del Mes».
La citazione del leader della Lega è corretta, se si prende in considerazione il programma di governo per le politiche del 2018: la frase è contenuta nel “Programma Esteri” approvato nel 2017 dagli attivisti del M5s su Rousseau.
Il programma presentato dal M5s pochi giorni prima delle elezioni di marzo 2018 conteneva poi alcune modifiche, sebbene non sostanziali per quanto riguarda il Mes. La parola «smantellamento» era stata infatti sostituita con «liquidazione» – parola citata dal senatore del M5s Gianluigi Paragone su Facebook – non modificando la promessa di intervenire per eliminare, di fatto, il “Fondo Salva-Stati”.
In conclusione, Salvini si merita un “Vero”.
«Finalmente un primato per Giorgia Meloni, se pur triste: in due anni la presidente del Consiglio ha chiesto ben 73 voti di fiducia, quasi 3 al mese, più di qualsiasi altro governo, più di ogni esecutivo tecnico»
7 dicembre 2024
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