Il 7 febbraio Luigi Di Maio, ospite a Uno mattina su Rai 1, ha dichiarato che le proteste dei gilet gialli francesi hanno un particolare legame con il programma di governo italiano. Secondo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, «tutte le rivendicazioni» dei gilet gialli sarebbero infatti contenute all’interno del Contratto di governo sottoscritto da Lega e Movimento 5 stelle.

È davvero così? Abbiamo verificato.

Chi sono i gilet gialli

Dalla fine di novembre scorso, in Francia si è diffuso il movimento di protesta dei cosiddetti “gilet gialli” (gilets jaunes), comparso sulle cronache di tutto il mondo per aver organizzato – e continuare a organizzare – grandi proteste nella città di Parigi.

Il nome dei manifestanti fa riferimento al giubbotto catarifrangente che gli automobilisti indossano in situazioni di emergenza. La nascita della protesta è infatti legata alla proposta di aumenti del prezzo del carburante. L’esecutivo del presidente Emmanuel Macron aveva previsto, all’interno di un più ampio piano per la transazione energetica del Paese, un innalzamento dei prezzi del carburante. Il rincaro è stato molto criticato da alcuni perché a pagarlo saranno soprattutto i milioni di pendolari che, soprattutto nelle province, utilizzano le auto per raggiungere i luoghi di lavoro.

Il movimento dei gilet gialli non si presenta in modo unitario: non ha veri e propri rappresentanti e, sin da subito, si è distinto in fazioni più radicali e altre più moderate.

Non strutturandosi come un movimento politico – non avendo un’organizzazione formale o un leader riconosciuto, ma solo portavoce autoproclamati – i gilet gialli non hanno mai stilato un vero e proprio manifesto unitario.

Come riporta il quotidiano francese Le Monde, i gilet gialli hanno centinaia di gruppi sui social network (principale strumento di promozione, ma anche confronto, all’interno del movimento), spesso attivi solo a livello locale e rappresentativi di una specifica area del Paese.

I due manifesti non ufficiali

Negli ultimi mesi, però, sono circolati almeno due “manifesti” che hanno ottenuto una discreta eco a livello nazionale e internazionale.

Il 28 novembre 2018 il blog di informazione Chroniques du Yeti aveva riportato una lista, suddivisa in 42 punti, di possibili rivendicazioni mosse dai gilet gialli.

Il 6 dicembre 2018 la pagina Facebook Charte des gilets jaunes ha poi condiviso un’immagine (qui in inglese) che riporterebbe la lista “ufficiale” delle 25 rivendicazioni mosse dai gilet gialli al governo francese. Le proposte riguardano quattro diversi settori: l’economia e il lavoro, la politica, la salute e l’ambiente e la geopolitica. L’immagine è stata condivisa dal ministro Luigi Di Maio sulla propria pagina Facebook il 22 gennaio scorso e ripresa da alcune testate nazionali (Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano).

Affinità e divergenze tra i gilet gialli e il Contratto di governo

Facciamo riferimento alla lista del 6 dicembre. Senza analizzare tutti i punti, vediamo quanto hanno in comune alcuni degli obiettivi dei gilet gialli con le promesse fatte dall’esecutivo Conte al momento del suo insediamento.

Economia

Nell’ambito delle richieste che riguardano la realtà economica e lavorativa, i gilet gialli chiederebbero l’aumento del salario minimo, della pensione e del reddito minimo, l’assunzione di dipendenti nel settore pubblico e la “cancellazione” del debito pubblico.

I primi tre punti del secondo “manifesto” possono considerarsi in linea con le scelte politiche del governo Conte: salario minimo, aumento delle pensioni e del reddito minimo sono infatti tutte presenti nel Contratto.

Il Capitolo 14 del Contratto di governo – dedicato al lavoro – riporta che è necessaria «l’introduzione di una legge salario minimo orario» per tutte le diverse categorie di lavoratori e i settori produttivi. Attualmente, infatti, in Italia non esiste una soglia unica, ma sono in vigore quelle stabilite dai contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl), che variano a seconda del settore lavorativo.

Per quanto riguarda il settore pensionistico e il reddito minimo, le richieste dei gilet gialli rispecchiano gli impegni presi dal governo Conte, che nel Contratto promette di rivedere il sistema pensionistico e di introdurre il reddito di cittadinanza

Gilet gialli e governo Conte non sono, però, in sintonia nel rivendicare un aumento delle assunzioni di dipendenti del settore pubblico. Il Contratto di governo si impegna a migliorare e riformare alcuni ambiti della pubblica amministrazione (come, ad esempio, una maggiore attenzione al rischio corruzione e alla digitalizzazione), ma non promette un aumento delle assunzioni. Dopo la nascita del governo, ad ogni modo, alcuni suoi esponenti – come la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno – hanno dichiarato di voler aumentare il personale e prevedere nuove assunzioni.

Per quanto riguarda l’ultimo punto, cioè la cancellazione del debito pubblico, nulla di simile è presente all’interno del testo ufficiale del documento. Nelle settimane della discussione e stesura del Contratto, però, si era discussa una parziale cancellazione del debito italiano, e più precisamente la parte detenuta dalla Banca centrale europea.

Politica

Tra le principali richieste mosse dai gilet gialli è la Frexit, l’uscita della Francia dall’Unione europea. Il Contratto di governo non prevede lo stesso per l’Italia.

A livello di politica nazionale, è invece sicuramente in linea con gli impegni del governo la proposta che prevede l’introduzione del referendum di iniziativa popolare. L’intento è presente anche all’interno del Contratto tra Lega e M5s, che prevede l’introduzione del referendum abrogativo e di quello propositivo – un mezzo volto a trasformare in legge proposte avanzate dai cittadini e votate dagli stessi».

Salute e ambiente

I gilet gialli chiedono, nel capitolo ambiente, di eliminare in tempi brevi i consumi di plastica, mentre il Contratto di governo non dedica nessuno specifico capitolo a questo tema ma si impegna in una generale promozione dell’economia circolare e della green economy.

Nelle richieste dei manifestanti francesi è anche presente il divieto di commercializzare Ogm e pesticidi, ma il patto tra Lega e M5s non fa riferimento al tema.

Politica internazionale

Le principali rivendicazioni in ambito geopolitico dei gilet gialli sono due: l’uscita della Francia dalla Nato e lo stop ai flussi migratori.

Per quanto riguarda il primo punto, le idee del movimento di protesta non hanno molto a che fare con quelle presenti all’interno del Contratto di governo, dove non viene mossa alcuna proposta di questo tipo.

Vicina alle posizioni della Lega è invece la volontà, da parte dei gilet gialli, di fermare i flussi migratori. Nel Contratto di governo è dedicato al tema un intero capitolo, dove la maggioranza si impegna su diversi fronti come, ad esempio, superare il Regolamento di Dublino, semplificare le procedure di rimpatrio e rivedere le normative in materia di ricongiungimento familiare. Non si parla esplicitamente di “fermare” i flussi migratori, ma piuttosto di «riduzione della pressione dei flussi sulle frontiere esterne».

Il verdetto

Il ministro Luigi Di Maio ha dichiarato che «tutte» le rivendicazioni dei gilet gialli francesi sono presenti anche all’interno del Contratto di governo, siglato tra M5s e Lega. Si tratta di un’esagerazione.

Se si confrontano gli obiettivi di chi protesta da mesi in Francia, almeno come riportate nei manifesti del movimento più pubblicizzati, con le promesse del Contratto M5s-Lega, sono evidenti somiglianze e differenze.

Alcune richieste, come l’aumento del personale nel settore pubblico, non sono presenti nel Contratto di governo, anche se esponenti dell’esecutivo italiano hanno fatto poi dichiarazioni in direzioni simili. Per diversi altri impegni, invece – come la cancellazione del debito pubblico o l’uscita dalla Nato, per esempio – non c’è nessun riscontro nell’accordo politico citato dal leader politico del M5s. In conclusione, Di Maio merita un “Nì”.