Abbiamo verificato.
Quando l’Italia aveva -2% di Pil, gli altri avevano il segno più?
Con l’espressione “quando l’Italia aveva -2% di Pil”, Renzi si riferisce con ogni probabilità al 2013, il primo della legislatura che si sta concludendo in questi giorni e quello precedente l’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi (avvenuto il 22 febbraio 2014). Già in passato, infatti, l’ex presidente del Consiglio aveva arrotondato il dato di quell’anno (-1,7%) alla cifra tonda.
Stando ai dati Eurostat, oltre all’Italia, che aveva appunto un Pil negativo dell’1,7%, quell’anno avevano il segno meno davanti al Pil altri dieci Stati europei. La Spagna registrò il nostro stesso risultato, mentre peggio di noi fecero la Grecia e Cipro:
Cipro | -5,9% |
Grecia | -3,2% |
Spagna | -1,7% |
Italia
|
-1,7% |
Portogallo | -1,1% |
Slovenia | -1,1% |
Finlandia | -0,8% |
Croazia | -0,6% |
Rep. Ceca | -0,5% |
Olanda | -0,2% |
Insomma, nel 2013 avevano un Pil in negativo – oltre all’Italia – anche economie tradizionalmente solide – come l’Olanda e la Finlandia – e Paesi di grandi dimensioni, come la Spagna. L’affermazione di Renzi di partenza è nettamente imprecisa. Non solo: l’intera eurozona faceva registrare un -0,3 per cento, mentre l’Unione Europea nel complesso era a +0,3 per cento.
Il differenziale si è ridotto a pochi decimali?
Vediamo quindi la questione del “differenziale” con gli altri Paesi europei.
Nel 2013 la media della crescita del PIL nei 28 Stati membri è stata del +0,3%. Dunque è vero, come afferma Renzi, che la distanza fosse allora di due punti percentuali.
Nel 2017, stando alle previsioni d’inverno della Commissione UE – pubblicate a inizio febbraio – il Pil dell’Italia è cresciuto dell’1,5%, mentre la crescita del Pil nell’intera Ue a 28 è del +2,4% (2,6% se non si considera il Regno Unito). Negli ultimi quattro anni il differenziale è passato da quasi due punti a quasi un punto – lo 0,9 per cento, per la precisione. Renzi è un po’ generoso nel dire che si sia ridotto a “pochi decimali”.
Pil Italia | Pil UE 28 | Differenziale | |
2013 | -1,7% | +0,3% | 2% |
2014 | +0,1% | +1,8% | 1,7% |
2015 | +1% | +2,3% | 1,3% |
2016 | +0,9% | +2% | 1,1% |
2017 (prev.) | +1.5% | +2,4% | 0,9% |
Il verdetto
Matteo Renzi ha detto che, nel 2013, l’Italia era in recessione mentre gli altri Paesi europei vivevano un momento di crescita economica. In realtà, ben nove Stati oltre all’Italia avevano il segno meno, e Renzi arrotonda il dato italiano (-1,7%) a -2%. Quanto al differenziale, è vero, come afferma Renzi, che si sia molto ridotto: tra il 2013 e il 2017 si è infatti dimezzato. Ma Renzi è un po’ generoso quando dice che adesso tale differenziale si sia ridotto a “pochi decimali”. La distanza dalla media degli altri Paesi Ue ad oggi è infatti di circa un punto percentuale. Nel complesso per Renzi dunque un “Nì”.