Emma Bonino ha parlato del sistema Sprar, ossia del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. La leader di +Europa, lista del Partito radicale in coalizione con il Partito democratico, ha da sempre particolare attenzione per il tema dei migranti e dei rifugiati in Italia. In particolare Bonino, durante la trasmissione Dalla vostra parte, ha parlato della rete di accoglienza e il 13 febbraio ha scritto su Twitter che “il Sistema Sprar funzionerebbe benissimo se non fossero solo 1.000 comuni a farsi carico di quello che gli altri 7.000 comuni non hanno fatto”. Vediamo se sia vero.



I numeri del sistema Sprar



La prima cosa da fare è andare a indagare i dati, disponibili sul sito Sprar e aggiornati al novembre 2017. Si può così verificare che gli enti locali coinvolti sono 661 e tra questi 581 sono Comuni, mentre gli altri sono Province, unioni di Comuni, comunità montane e altre tipologie di enti.



Nella stessa tabella è però riportato che i Comuni coinvolti sono oltre 1.100, per un totale di 775 progetti. Questo perché appunto alcuni Comuni hanno deciso di farsi carico degli Sprar creando dei consorzi e quindi dividendosi il numero di migranti da ospitare. Ecco perché di fatto il numero di Comuni coinvolti è superiore al numero di enti locali che partecipano al sistema Sprar.



Bonino quindi sbaglia, ma di poco, arrotondando a 1.000 un numero non di molto superiore.



Il piano Sprar 2017



La leader radicale parla anche del fatto che “altri 7.000 comuni” non si sono fatti carico del sistema Sprar. Questo perché in totale i comuni italiani sono 7.958, come se quindi ogni comune italiano dovesse partecipare allo Sprar.



Nel piano presentato all’inizio del 2017, si spiega che 3.493 comuni al di sotto dei duemila abitanti dovrebbero accogliere 6 migranti ciascuno, mentre gli altri 4.491 comuni al di sopra dei duemila abitanti dovrebbero ospitarne in numero variabile in rapporto al numero di cittadini. Discorso a parte per 14 comuni capoluogo, che dovrebbero accogliere 2 rifugiati ogni 1.000 cittadini.



Ha quindi ragione Bonino quando sostiene che tutti gli 8mila comuni italiani dovrebbero partecipare al sistema Sprar.



La rete dell’accoglienza in Italia



Nel Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017, curato da una serie di associazioni tra cui quella dei Comuni (Anci), lo stesso Sprar e l’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) e pubblicato nel novembre 2017, si parla invece di 3.231 comuni coinvolti nel sistema di accoglienza, il 40,5% del totale.



Il numero si spiega perché include anche i comuni che, pur non partecipando al sistema Sprar, hanno sul loro territorio strutture che mettono a disposizione posti per richiedenti asilo e rifugiati. In particolare è possibile notare che su un totale di 205.003 migranti coinvolti, solo 31.313 entra nel sistema Sprar, il 15,3% del totale, mentre la grande parte transita dai Centri di accoglienza straordinaria e una quota minima dai Centri di prima accoglienza.



Nel documento di sintesi del rapporto è inoltre scritto che “si invita il Governo Italiano a promuovere l’accoglienza diffusa sui territori e a rendere operativa e concreta l’applicazione del Piano nazionale di riparto condiviso dal Ministero dell’Interno e Anci. Contestualmente si incoraggiano le attività volte a diffondere il sistema SPRAR sui territori al fine di pervenire quanto prima ad un sistema unico nel quale poter garantire qualità all’accoglienza”. Infine è anche sottolineata “la necessità che il Governo intervenga a colmare le lacune ancora esistenti nell’accoglienza dei MSNA [= minori stranieri non accompagnati] […] sostenendo con misure appropriate l’impegno dei Comuni in tal senso”.



Il verdetto



Bonino ha ragione per quanto riguarda i numeri: a oggi solo 1.100 comuni fanno parte della rete Sprar, mentre circa altri 7mila non partecipano, anche se in totale sono 3.231 i comuni che tramite Cas o Cpa entrano comunque nel sistema di accoglienza italiano. È inoltre vero che tutti gli ottomila comuni dovrebbero fare parte del sistema Sprar nelle intenzioni del Ministero dell’Interno.



Bonino non è chiara nello specificare le responsabilità: la leader radicale parla di “quello che gli altri 7.000 comuni non hanno fatto” e in questo modo sembra dare almeno in parte le responsabilità ai comuni. Nel Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017 si specifica invece che dovrebbe essere il governo italiano a intervenire per estendere “con misure appropriate l’impegno dei Comuni”.



Dire poi che il sistema “funzionerebbe benissimo” è un’ipotesi non verificabile fino a quando questo non accada realmente, anche se dal rapporto traspare la convinzione che implementando la rete a tutti i comuni questa sarebbe più sostenibile. Per Bonino quindi il verdetto è “c’eri quasi”.



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2018-02-23 09:39:55 UTC
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Pagella Politica rating logo Pagella Politica Verdetto:
C’eri quasi
«Il Sistema Sprar funzionerebbe benissimo se non fossero solo 1.000 comuni a farsi carico di quello che gli altri 7.000 comuni non hanno fatto»
Emma Bonino
Leader di +Europa
https://twitter.com/emmabonino/status/963500421326270465
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martedì 13 febbraio 2018
2018-02-13