Nei giorni scorsi ha fatto scalpore l’assemblea sindacale romana che, per una giornata intera, avrebbe chiuso il Colosseo e lo spazio dei Fori alla visita dei turisti. Le reazioni, da parte del ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini, così come da parte di Matteo Renzi, sono state di sdegno, tanto da portare all’approvazione lampo di un decreto legge che dichiari i beni del patrimonio culturale “servizi pubblici essenziali”. Al sorgere di questa polemica, come tanti altri, abbiamo cercato di indagare se questo genere di problema – ovvero scioperi che impediscano temporaneamente la visita di siti turistici di primaria importanza – sia un fenomeno unicamente italiano, come suggerirebbe lo sdegno dei rappresentanti del governo. Vediamo subito.



Solo da noi i musei chiudono per agitazioni sindacali?



A quanto pare non siamo proprio gli unici. Ad annunciare “azioni di sciopero continue” tali da compromettere la visita di migliaia di visitatori è niente di meno che la National Gallery di Londra, che proclama la chiusura parziale proprio oggi, 24 settembre.






Aggiungiamo che la chiusura di monumenti di primaria importanza sembra essere un fenomeno estremamente diffuso anche in Francia. Basti ritornare allo scorso 9 aprile, quando la Torre Eiffel chiuse per un giorno intero.






Quattro giorno dopo chiudeva anche il Museo del Louvre, massima area espositiva della capitale francese, per uno sciopero di una giornata contro la percepita mancanza di sicurezza e vigilanza nei confronti dei borseggiatori. Stesso discorso per la Spagna, quando uno sciopero generale di qualche anno fa fece chiudere i battenti alla Alhambra di Granada, uno dei monumenti più importanti del panorama culturale iberico, pur risparmiando altri siti di interesse nell’area di Madrid come il Museo del Prado.



Insomma, non ci sembra proprio che la chiusura di aree di interesse turistico sia una questione da “succede solo in Italia…”: per quanto l’atto possa far discutere e possa causare inconvenienti ai turisti in visita, è una pratica apparentemente diffusa per lo meno in Europa.