Negli scorsi giorni diversi quotidiani italiani hanno riportato le decisioni di Francia e Germania di sospendere l’esportazione di materiale medico protettivo (mascherine, guanti, ecc.) verso gli altri Paesi dell’Unione Europea, Italia in primis.
La decisione è stata aspramente criticata da politici e giornali italiani, che ci hanno visto un modo per “soffocare” l’Italia nel pieno dell’emergenza Covid-19. Al 16 marzo, però, il blocco alle esportazioni è però stato cancellato. Non per bontà di Berlino e Parigi, ma con un intervento deciso dell’Unione europea.
Ma come si è sviluppata esattamente la faccenda? Abbiamo indagato, anche grazie all’aiuto dei nostri colleghi francesi e tedeschi, ed ecco la ricostruzione dei fatti.
Il blocco tedesco…
Per confermare quanto riportato dai media italiani, abbiamo deciso di contattare i nostri colleghi di Correctiv, un progetto tedesco che si occupa di fact-checking.
Questi ci hanno riferito che la decisione di sospendere le esportazioni di materiale medico è stata comunicata in una nota stampa pubblicata il 4 marzo scorso sul sito del Ministero dell’Interno tedesco. Nella nota viene riportato che il Ministero tedesco per gli Affari economici e per l’Energia ha approvato, lo stesso 4 marzo, un ordine per il quale «le esportazioni all’estero di materiale medico protettivo (mascherine, guanti, tute protettive, ecc) sono proibite».
Le uniche eccezioni a queste regole «sono possibili in condizioni stringenti, incluso nel contesto di campagne concertate per l’aiuto internazionale».
La notizia del blocco delle esportazioni viene quindi confermata da fonti ufficiali, oltre che ad alcuni articoli della stampa tedesca.
Lo situazione è invece un po’ diversa per la Francia.
… e quello francese?
Differentemente da quelli tedeschi, i colleghi francesi di Libération da noi contattati non hanno riportato alcun documento ufficiale adottato dal governo per bloccare le esportazioni.
Infatti, sembra che il governo francese non abbia mai esplicitamente adottato misure per limitare l’esportazione di materiale medico, ma che si sia invece mosso per controllare la produzione da parte dei privati, in modo da fornire il massimo livello di copertura agli operatori sanitari francesi.
Come riporta infatti un articolo di Le Monde sul tema, le misure prese dal governo erano infatti indirizzate a «combattere le speculazioni e a tenere le maschere per lo staff medico, i laboratori di ricerca e i pazienti». Per questo, già il 3 marzo, il presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron si era detto pronto a «requisire tutti gli stock e la produzione di maschere protettive» per distribuirle «agli operatori sanitari e ai francesi colpiti dal Coronavirus». Nei fatti, comunque, il risultato non era molto diverso da quello ottenuto da Berlino.
Altri Paesi comunque, oltre alla Germania, avrebbero espressamente adottato restrizioni sulle esportazioni. Tra questi c’è la Repubblica Ceca che – insieme a Francia, Germania e Polonia – è uno dei principali produttori europei di mascherine. Come ci hanno segnalato i nostri colleghi di Libération, la scelta di bloccare le esportazioni è stata fortemente criticata anche da Maggie De Block, ministro della salute belga.
In ogni caso, come hanno reagito l’Italia e l’Unione europea a questa situazione?
La reazione dell’Italia e dell’Europa
Tra le prime reazioni negative nei confronti della decisione dei Paesi europei di bloccare la condivisione di materiale medico c’è stata quella dell’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente per l’Italia presso l’Unione Europea.
In una lettera pubblicata da Politico.eu, Massari ha ricordato che «l’Italia ha chiesto di attivare il meccanismo dell’Unione Europea per la protezione civile per il rifornimento di materiale medico a protezione individuale» ma che «sfortunatamente, non un solo Paese europeo ha risposto alla chiamata fatta dalla Commissione Europea». Un fatto che – a detta di Massari – «non è un buon segno di solidarietà europea».
A chiedere che non vi siano blocchi alle esportazioni si è aggiunta anche la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, che in un videomessaggio del 15 marzo ha affermato che «dobbiamo condividere questo materiale all’interno dell’Unione Europea», aggiungendo che «restrizioni nazionali per gli equipaggiamenti protettivi nei confronti degli altri Stati membri non sono buone […] dobbiamo aiutarci a vicenda».
Un’opinione condivisa anche dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli che, come si può leggere in una nota stampa pubblicata il 15 marzo sul sito del Parlamento Europeo, ha chiesto che «nessun governo assuma iniziative per limitare le forniture di materiale sanitario o adotti misure unilaterali per ridurre la libera circolazione nello spazio europeo».
La rimozione del blocco
Il 15 marzo l’Unione Europea è intervenuta per sbloccare la situazione.
Come riporta sulla sua pagina Thierry Breton – commissario europeo per il mercato interno – grazie alla mediazione dell’Unione Europea, Francia e Germania hanno cancellato le misure che, esplicitamente o di fatto, impedivano l’esportazione di questi materiale verso il resto dell’Ue.
A dirsi soddisfatto per l’operato dell’Ue in questa crisi c’è anche il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che – come riportato sul sito del Mise – ritiene che «lo sblocco delle esportazioni di dispositivi sanitari di protezione personale (mascherine, tute e schermi facciali) dalla Germania e dalla Francia è un segnale di buon senso e di solidarietà europea». Un gesto che – sempre a detta di Patuanelli – «è dovuto anche alla positiva azione della Commissione Europea in questa critica contingenza».
Infine, per evitare il ripetersi di situazioni simili, il 14 marzo la Commissione Europea ha emanato un regolamento che limita l’esportazione di materiale medico verso i Paesi extra-Ue, ma che garantisce invece la circolazione di questo materiale all’interno dell’Unione.
In conclusione
Negli ultimi giorni è circolata la notizia secondo cui Francia e Germania avrebbero bloccato l’esportazione di materiale protettivo medico per il Covid-19 agli altri Paesi europei.
Dopo aver contattato i progetti di fact-checking Correctiv e di Libération, abbiamo scoperto che in effetti i governi di Francia e Germania avevano preso decisioni in quel senso. Il 4 marzo, infatti, la Germania ha esplicitamente bloccato le esportazioni di materiale protettivo medico. Il governo francese aveva invece cercato di riorganizzare la produzione di mascherine protettive sotto il controllo statale, per garantire in primo luogo che tutti gli operatori sanitari francesi avessero sufficiente materiale a disposizione per proteggersi dal contagio del Covid-19. Una decisione che di fatto otteneva risultati simili alla più esplicita decisione tedesca.
In ogni caso, il 14 marzo la Commissione Europea ha emanato un regolamento che impedisce l’esportazione di questi materiali al di fuori del continente, con l’idea di garantire allo stesso tempo la circolazione di questo materiale all’interno dell’Ue.
Giustizia
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