I migliori elogi di Salvini a Putin invecchiati proprio male

Ansa
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Nella mattinata del 24 febbraio l’esercito russo ha dato il via all’aggressione militare contro l’Ucraina, segnando così l’inizio di un conflitto di cui si discuteva ormai da settimane. La politica italiana nei giorni precedenti all’esplosione del conflitto ha reagito in modo ambiguo all’inasprimento delle tensioni. Nel centrodestra in particolare l’“osservato speciale” era il leader della Lega Matteo Salvini, che in passato non aveva mai nascosto le proprie simpatie per il presidente russo Vladimir Putin.

Fin dal 2014 Salvini ha infatti sostenuto convintamente le politiche russe su diversi temi considerati controversi dalla comunità internazionale. Dall’annessione della Crimea alla guerra in Siria, passando per le sanzioni europee e gli stretti legami tra Lega e “Russia Unita” (il partito di Putin), l’ex ministro dell’Interno ha fatto spesso dichiarazioni di supporto per il Cremlino che, alla luce degli ultimi sviluppi in Ucraina, gli vengono rinfacciate da avversari politici, giornalisti e non solo.

2014: il supporto all’annessione della Crimea

Nel 2014, quando era segretario federale della Lega ed europarlamentare, Salvini è stato tra i pochi politici europei a sostenere apertamente l’annessione russa della Crimea, avvenuta tra febbraio e marzo di quell’anno. In sintesi, subito dopo la Rivoluzione ucrainache aveva cacciato il presidente filo-russo Viktor Yanukovich, le truppe del Cremlino hanno occupato la penisola della Crimea e indetto un referendum in cui il 97 per cento degli abitanti ha votato a favore dell’annessione con la Russia.

Il voto è stato contestato e ritenuto non valido dalla maggior parte degli organismi internazionali, dalle Nazioni Unite all’Unione europea. Quest’ultima ha risposto, tra l’altro, imponendo una serie di sanzioni economiche contro Mosca, valide ancora oggi.

In questo contesto, Salvini aveva invece difeso la validità del referendum organizzato quando la Crimea era di fatto occupata dalle truppe russe. L’8 maggio 2014 per esempio, in un’intervista al think tank Il nodo di gordio, Salvini aveva dichiarato che in Crimea «il popolo ha voluto democraticamente abbandonare un territorio, quello ucraino» e si è detto «sempre favorevole al principio di autodeterminazione dei popoli».Pochi mesi dopo, in ottobre, in occasione di un viaggio in Russia il segretario leghista ha ribadito su Twitter: «Oggi da Mosca mi sposto in Crimea, dove il 90 per cento dei cittadini ha scelto con [un] referendum di aderire alla Federazione Russa».
La legittimità dell’intervento russo in Crimea è stata difesa da Salvini anche anni dopo, nel 2018, quando era ministro dell’Interno con il primo governo Conte. «C’è stato un referendum» ha ricordato durante un’intervista con il Washington Post, e quando la giornalista Lally Weymotuh gli ha fatto notare che il voto era stato compromesso Salvini ha risposto: «Questo è il suo punto di vista…». L’ex capo del Viminale ha poi affermato che in Crimea erano presenti «alcune zone storicamente russe, con cultura e tradizioni russe» che quindi «appartengono legittimamente» al Cremlino. Questa tesi si pone in aperto contrasto con la Carta delle Nazioni Unite e, se applicata a livello globale, stravolgerebbe la geografia di molti Stati.

2015: due Mattarella per mezzo Putin

Salvini ha spesso affermato di preferire la leadership di Putin rispetto a quella di molti politici europei. Il 25 novembre 2015, per esempio, ha partecipato a una seduta del Parlamento europeo a cui era ospite il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In quell’occasione Salvini – che indossava una maglietta con il volto di Putin – ha criticato l’operato del presidente riguardo ai flussi migratori, scrivendo su Facebook: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!».
La stessa dichiarazione è stata riferita anche ad altri politici europei e internazionali, da Matteo Renzi («Sostituirei Renzi con Putin domani mattina!») e Barack Obama, sempre nel 2015, ad Angela Merkel, nel 2017 («Se devo scegliere tra Putin e la Merkel… vi lascio la Merkel, mi tengo Putin!»).

In generale, Salvini ha spesso elogiato pubblicamente Putin anche a livello personale, pubblicando sui propri canali social diverse foto insieme. Nel 2017 per esempio ha scritto su Twitter: «Secondo me Renzi non vale neanche un mignolo del presidente russo» e l’anno successivo, quando si sono svolte le ultime elezioni politiche in Russia, ha auspicato la vittoria di Putin definendolo «uno dei migliori uomini politici della nostra epoca».

2016: senza Putin «avremmo l’Isis in casa»

Nel 2016, nel pieno del conflitto in Siria, Salvini ha più volte applaudito sui social l’intervento militare russo nel Paese, iniziato l’anno precedente a sostegno del regime di Assad, all’epoca in difficoltà. Il 29 marzo, per esempio, ospite a DiMartedì su La7, Salvini ha affermato che «Putin è colui che si è mosso in maniera più intelligente in Siria» e a dicembre ha poi sostenuto a Otto e mezzo: «Se non ci fosse stato Putin ad oggi avremmo l’Isis in casa».
Al di là delle legittime opinioni di Salvini su una questione complessa come la guerra in Siria, il leader della Lega ha sfruttato l’intervento russo nel Paese anche per riportare a galla il tema delle sanzioni europee imposte contro la Russia dopo l’annessione della Crimea, una mossa che la Lega ha sempre criticato. Il 22 marzo 2016, per esempio, il leader leghista ha detto durante la trasmissione Ballarò: «Togliamo le sanzioni alla Russia, Putin è l’unico che finora l’Isis l’ha combattuto».

2017: il gemellaggio tra Lega e “Russia unita”

Il 2017 è l’anno in cui Salvini si è legato ancora di più a Putin. Il 6 marzo il leader della Lega è stato in visita a Mosca, dove ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Su Facebook, Salvini ha celebrato l’occasione postando una foto di sé nella «splendida metropolitana di Mosca» e ha poi annunciato la firma di uno «storico accordo» fra la Lega e “Russia unita”, il partito del presidente Putin. Come spiegato proprio dal leader della Lega, l’accordo si fondava su «lotta all’immigrazione clandestina e pacificazione della Libia, lotta al terrorismo islamico e fine delle sanzioni contro la Russia».

Nel corso dei mesi successivi l’accordo tra Russia unita e Lega si è rivelato un gemellaggio a tutti gli effetti. Il 13 luglio 2017, Salvini ha confermato le informazioni contenute in un articolo de Il Giornale, che rivelava i dettagli di un accordo, della durata di cinque anni, tra il suo partito e quello di Putin mirato a favorire lo scambio di informazioni su temi di attualità e rafforzare le relazioni tra i delegati del Parlamento russo e di quello italiano.

2018: la strana storia di Savoini

Un anno dopo, il 19 luglio 2018, Salvini ha confermato lo stretto legame tra la Lega e “Russia unita” nella già citata intervista al Washington Post, affermando però di non aver mai ricevuto fondi per il suo partito da parte della Russia. A febbraio 2019, poi, un’inchiesta del settimanale L’Espresso ha fatto scoppiare il cosiddetto “caso Savoini”.

Gianluca Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia e collaboratore di Salvini, è accusato di essere il regista di una trattativa – avvenuta il 18 ottobre 2018 – per la vendita di petrolio dalla quale, secondo gli accordi, sarebbero risultati dei fondi neri per il finanziamento della campagna elettorale della Lega in vista delle elezioni europee del 2019. La rivelazione de L’Espresso ha poi dato luogo a un’inchiesta da parte della procura di Milano, le cui indagini sono ancora in corso.

Gli anni recenti

Negli anni successivi l’attenzione riservata da Salvini a Putin è andata affievolendosi, non senza alcune eccezioni. Nel luglio 2019, per esempio, l’allora ministro dell’Interno ha fatto un viaggio istituzionale in Russia e al suo ritorno, intervistato dal Tg2, ha rinnovato l’invito per la rimozione delle sanzioni europee e ha definito il capo del Cremlino come «uno dei più lucidi leader mondiali». L’arrivo della pandemia di Covid-19 ha poi monopolizzato il dibattito, spostando l’attenzione su altri problemi.

Negli ultimi giorni, infine, Salvini ha mantenuto un atteggiamento defilato sul dossier ucraino. Mentre la Russia allineava le proprie truppe sul confine ucraino, il leader leghista ha preferito concentrare la sua comunicazione su altri temi, come i migranti o la sicurezza. Le poche parole dette a proposito dell’Ucraina sono state nel segno della cautela. Ad esempio il 22 febbraio 2022, poche ore prima dell’invasione russa in Ucraina e subito dopo il riconoscimento unilaterale delle repubbliche separatiste del Donbass come territorio russo, Salvini ha definito la possibilità di inasprire le sanzioni europee contro Mosca come «l’ultima delle soluzioni». Il giorno successivo l’Ue ha approvato all’unanimità l’imposizione di ulteriori restrizioni mirate proprio a indebolire la Russia e fermare il conflitto.

Solo il 24 febbraio la Lega ha condannato «senza se e senza ma» le azioni russe ed espresso il proprio sostegno a Draghi «per una risposta unitaria degli alleati internazionali». Anche Salvini ha pubblicato diversi post per condannare le azioni russe.

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