Il 12 gennaio nel Regno Unito
è uscito il rapporto più aggiornato della
Uk Health Security Agency (Ukhsa), l’agenzia governative inglese che si occupa delle malattie infettive, sulla valutazione del rischio della variante omicron. Secondo i ricercatori britannici, questa variante si diffonde molto velocemente ed è in grado di infettare di più anche le persone con una certa protezione immunitaria. Il tutto, però, causando forme meno gravi della malattia.
Un precedente rapporto del 23 dicembre
evidenziava che il rischio di finire in ospedale, una volta contagiati con omicron, era pari a circa i due quinti del rischio legato alla variante delta. Il 22 dicembre l’
Imperial College (un’università britannica con sede a Londra)
aveva invece concluso che il rischio di ospedalizzazione della variante omicron era tra il 15 e il 25 per cento più basso rispetto a quello della variante delta e che il rischio di ospedalizzazione con più di un giorno di degenza si riduceva tra il 40 e il 49 per cento.
Evidenze simili sono state raccolte anche in Francia, in Canada e in Sudafrica. I dati dell’
Assistance Publique-Hôpitaux de Paris (il consorzio pubblico degli ospedali parigini)
mostrano che i pazienti contagiati dalla variante omicron hanno forme meno gravi di Covid-19, rispetto a quelli contagiati con la variante delta. La probabilità di aver bisogno della terapia intensiva è infatti tre volte più alta tra i pazienti infettati dalla variante delta rispetto a quelli infettati dalla variante omicron. Inoltre, i pazienti che sono stati ricoverati in ospedale un solo giorno sono il 43 per cento con la variante omicron e il 19 per cento con la variante delta.
Uno studio condotto in Ontario, in Canada, su 11 mila casi
ha invece evidenziato che con la variante omicron il rischio di ospedalizzazione sia del 65 per cento più basso rispetto a quello della variante delta e che la gravità della malattia si riduce sia per i vaccinati che per i non vaccinati. Una ricerca condotta negli ospedali di Gauteng, in Sudafrica (il primo paese colpito dalla variante omicron),
ha rilevato che il rischio di ospedalizzazione durante l’ondata causata da omicron sia diminuita del 73 per cento rispetto al passato.
Oltre al minor rischio di essere ospedalizzati, chi veniva ricoverato aveva in media un rischio più basso di aver bisogno di ossigeno e una permanenza in ospedale pari alla metà di quella che si aveva con la variante delta: quattro giorni rispetto a otto.