A che punto siamo con la settimana lavorativa corta in Italia

Se ne parla di nuovo per via di uno studio incoraggiante: ecco quali sono le posizioni dei partiti e del governo
ANSA
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Negli ultimi giorni politici e quotidiani stanno parlando molto della possibilità di introdurre in Italia la cosiddetta “settimana lavorativa corta”, ossia la riduzione da cinque a quattro giorni di lavoro settimanali a parità di retribuzione. Il 27 febbraio, in un’intervista con La Stampa, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha detto che nel prossimo congresso nazionale del suo sindacato, previsto per metà marzo, si discuterà della settimana corta perché «di fronte alla rivoluzione tecnologica si deve praticare la ridistribuzione della ricchezza, anche attraverso la riduzione dei tempi di lavoro». Il giorno dopo anche il segretario nazionale della Uil Pierpaolo Bombardieri ha dichiarato, ospite ad Agorà su Rai 3, che il suo sindacato chiede una «riduzione dell’orario di lavoro a parità di trattamento economico».

Il principale motivo per cui si è tornati a parlare con una certa insistenza della riduzione del numero di giorni di lavoro settimanali è che il 21 febbraio sono stati pubblicati i risultati di uno degli studi più grandi condotti finora sugli effetti della settimana corta sui lavoratori. Tra le altre cose i ricercatori hanno rilevato che lavorare meno giorni alla settimana non ridurrebbe la produttività delle aziende e ridurrebbe lo stress dei lavoratori. D’altra parte, i dati ottenuti dai ricercatori non sono generalizzabili in quanto le aziende coinvolte hanno dimensioni medio-piccole ed erano già favorevoli all’ipotesi di adottare la settimana lavorativa corta.

Le regole oggi

L’attuale disciplina sull’orario di lavoro in Italia è prevista da una legge del 1997, poi parzialmente modificata da un decreto del 2003, che stabilisce a 40 ore settimanali la durata normale media di un contratto di lavoro a tempo pieno. L’orario massimo è stabilito dai contratti collettivi nazionali delle specifiche categorie professionali, ma in ogni caso non può eccedere le 48 ore, come stabilito da una direttiva europea.

Nel 2021 la media annuale italiana di ore effettivamente lavorate da un singolo lavoratore dipendente o autonomo è stata di 1.669 ore (qui sono considerati sia i lavoratori a tempo pieno sia quelli part time). Questo dato è sopra la media dell’Unione europea, che si attesta sulle 1.556 ore.

Le posizioni dei partiti

Lo schieramento che più di tutti si è espresso favorevolmente su una riduzione del numero di giorni lavorativi è stato Alleanza Verdi-Sinistra, composta da Europa verde e da Sinistra italiana. Il 13 ottobre 2022 il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni ha presentato alla Camera una proposta di legge intitolata “Disposizioni per favorire la riduzione dell’orario di lavoro”. Il testo della proposta non è ancora disponibile e il documento deve ancora iniziare il suo iter parlamentare, dal momento che non è ancora stato assegnato alla commissione di competenza. Ma una proposta con lo stesso titolo era stata presentata nella scorsa legislatura, il 30 aprile 2019, dallo stesso Fratoianni e da altri deputati. L’iniziativa suggeriva di fissare la durata settimanale legale dell’orario normale dei contratti di lavoro subordinati dei lavoratori pubblici e privati a 34 ore effettive a parità di retribuzione.

Alleanza Verdi-Sinistra aveva già parlato della settimana corta durante  la campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022. Durante la presentazione del programma elettorale, Fratoianni aveva affermato che ridurre l’orario di lavoro, a parità di salario, era «l’unica proposta in grado di incrociare il tema della riorganizzazione delle politiche del lavoro con il tema della transizione ecologica». 

A favore della settimana corta si è schierata anche la nuova segretaria del Partito democratico Elly Schlein, che nella sua mozione in vista delle primarie ha sottolineato che è «tempo di sperimentare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario». Il Movimento 5 Stelle aveva inserito nel programma elettorale delle elezioni politiche nazionali la proposta di quattro giorni di lavoro, per un totale di 32 ore, per chi fa parte di aziende con almeno 15 dipendenti. Anche Beppe Grillo, fondatore e garante del Movimento 5 stelle, in più occasioni ha raccontato sul suo blog gli esperimenti sulla settimana lavorativa corta.

Che cosa dice il governo

Finora il governo Meloni non ha escluso misure che riducano l’orario lavorativo, ma le recenti dichiarazioni di due esponenti dell’esecutivo lasciano pensare che queste non siano le priorità del governo.

Il 28 febbraio scorso, in un’intervista con La Stampa, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) ha risposto che «dipende dalle condizioni del Paese» alla domanda se fosse favorevole alla settimana lavorativa di quattro giorni. «Di fatto l’occupazione nel nostro Paese è concentrata nel Nord, invece è molto bassa al Sud e tra le donne dove dobbiamo concentrare gli investimenti», ha dichiarato Urso. «Se noi oggi dovessimo fare una misura di questo tipo, dobbiamo stare attenti che non diventi un incentivo all’emigrazione interna verso le grandi fabbriche del Nord che possono fare di più su questo fronte. Comunque lavoriamoci senza pregiudizi».

L’8 novembre 2022, ospite di The Breakfast Club su Radio Capital, il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Forza Italia) ha spiegato (min. 00:40) che bisogna soffermarsi sulla questione della produttività piuttosto che sulla settimana lavorativa corta. «Se noi riusciamo a recuperare il terreno perduto sulla produttività rispetto agli altri Paesi industrializzati potremo ragionare su come organizzare la giornata lavorativa», ha detto il ministro.

Chi ha già adottato la settimana corta

In Italia esistono alcune aziende che stanno sperimentando la settimana lavorativa di quattro giorni. Si tratta soprattutto di grandi imprese, con più sedi, che operano anche all’estero.

Banca Intesa Sanpaolo, gruppo bancario italiano, da gennaio 2023 propone ai propri dipendenti di lavorare per quattro giorni, da 9 ore, a parità di salario. Tria Spa, azienda che produce macchine per il riciclo della plastica, offre la possibilità di ridurre l’orario di lavoro da 40 a 36 ore settimanali, senza variazioni di stipendio. Sulla base del recente rinnovo contrattuale, Toyota Material Handling Manufacturing Italy, produttrice di carrelli elevatori, organizza turni di lavoro da sette ore pagati come se fossero da otto. Infine nella Awin Group, azienda di marketing digitale presente anche in Italia, i lavoratori possono prendere un giorno di ferie a settimana, lavorando quattro giorni interi, oppure possono scegliere di dividere il quinto giorno, lavorando tre giorni interi e due mezze giornate. Tutto il personale continua a percepire l’intero stipendio.

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