Renzi cita Putin confondendolo con Dostoevskij?

In tv il leader di Italia viva ha attribuito allo scrittore alcune parole che in realtà sono molto simili a quanto scritto nel 2007 dal presidente russo
ANSA/CLAUDIO PERI
ANSA/CLAUDIO PERI
Il 10 maggio, ospite a L’aria che tira su La7, il leader di Italia viva Matteo Renzi ha duramente criticato (min. 15:15) la Russia per l’invasione dell’Ucraina, chiedendo però che il «tema Russia» venga affrontato con una «prospettiva storica». Secondo Renzi, la Russia è una «realtà complessa, che ha sempre avuto un rapporto complesso con l’Europa». 

L’ex presidente del Consiglio ha poi aggiunto di adorare il «grande scrittore» russo Fëdor Dostoevskij, che a detta di Renzi «diceva: “Senza la Russia non c’è l’Europa, senza l’Europa non c’è la Russia”». Abbiamo controllato: secondo le nostre ricerche, questa citazione – che di recente non sembra essere stata ripresa da altri politici né mezzi di informazione oltre a Renzi – non compare nell’opera conosciuta dello scrittore russo.

In compenso, le parole pronunciate da Renzi sono molto simili a quelle usate dal presidente russo Vladimir Putin in un articolo scritto a marzo 2007 (qui la versione in inglese), in occasione dei cinquant’anni dalla nascita della Comunità economica europea (diventata Unione europea nel 1993). È vero comunque che Putin prendeva le mosse da alcune riflessioni fatte dal celebre scrittore russo.

Che cosa diceva Putin nel 2007

Nel testo, tuttora accessibile sul sito del Cremlino, Putin sottolineava che «nello spirito e nella cultura» la Russia «è parte integrante della civiltà europea» e che le relazioni tra il suo Paese e l’Europa erano di «mutua influenza e di reciproco arricchimento». «Sono convinto – scriveva il presidente russo – che non ci può essere una completa unità del nostro continente finché la Russia, il più grande Stato europeo, non diventi una parte organica del processo europeo».

A sostegno di questa posizione, Putin citava un passaggio del discorso pronunciato da Dostoevskij nel 1880 in memoria di Aleksandr Sergeevič Puškin, grandissimo scrittore russo vissuto a inizio Ottocento. Secondo Putin, in quel discorso Dostoevskij aveva dato «una definizione politica e filosofica della vocazione europea della Russia: “Diventare un vero russo significherà precisamente aspirare alla definitiva riconciliazione delle contraddizioni europee”». Questa frase è in effetti presente nel discorso dello scrittore russo, pronunciato oltre 140 anni fa.

Putin aveva di seguito aggiunto: «Il grande scrittore era ben consapevole che l’Europa non sarebbe mai stata se stessa nel mondo senza la Russia, così come la Russia senza l’Europa non sarebbe in grado di dare sfogo al suo “desiderio europeo”, come lo chiamava lui». Insomma, in questo passaggio il presidente russo ha dato un’interpretazione del pensiero di Dostoevskij, riassumendolo in una frase molto simile a quella citata da Renzi in tv. E in ogni caso questa interpretazione è discutibile, come ha spiegato a Pagella Politica lo scrittore Paolo Nori, esperto e studioso della letteratura russa, confermando che la frase riportata da Renzi non sembra comparire in nessuno scritto di Dostoevskij. «Nel suo discorso su Puškin, Dostoevskij non fa il passo in più che gli viene attribuito da Putin», ha sottolineato Nori.

Dostoevskij ha comunque parlato del rapporto tra la Russia e l’Europa in altre opere. Per esempio, nel Diario di uno scrittore, che raccoglie le riflessioni sulla scrittura pubblicate mensilmente da Dostoevskij tra il 1873 e il 1881, lo scrittore russo ha scritto: «Noi russi abbiamo due patrie: la nostra Russia e l’Europa».

L’uso di Dostoevskij da parte di Putin

Conferme sul fatto che Dostoevskij non abbia scritto o pronunciato la frase attribuitagli da Renzi arrivano anche da uno studio pubblicato nel 2017 e scritto da due ricercatori dell’Università di Ottawa, in Canada. Gli autori hanno analizzato le citazioni fatte da Putin nei suoi discorsi da quando è salito al potere in Russia. 

Una parte dello studio è dedicata proprio alle citazioni di Dostoevskij usate da Putin. Qui viene analizzato l’articolo del 2007 e si conferma che la prima citazione viene dal discorso su Puškin di Dostoevskij, ma gli studiosi non menzionano Dostoevskij come fonte per la frase successiva. 

Inoltre, i due ricercatori hanno aggiunto che negli anni il presidente russo ha fatto un «uso strumentale» delle citazioni di Dostoevskij: all’inizio, lo scrittore russo veniva citato per promuovere una maggiore integrazione con l’Unione europea, poi per rinforzare messaggi nella direzione opposta.

Vale la pena anche sottolineare che il discorso di Putin del 2007 contiene un passaggio che, letto oggi, suona particolarmente stridente. «Oggi, costruendo uno stato democratico sovrano, condividiamo pienamente i valori e i principi di base che costituiscono la visione del mondo della stragrande maggioranza degli europei», scriveva Putin nel suo discorso. «Siamo uniti dal rispetto del diritto internazionale, dal rifiuto di metodi energici per risolvere i problemi internazionali e dalla scelta a favore del rafforzamento dei principi collettivi nella politica europea e mondiale».

La citazione di Churchill

Prima di concludere, segnaliamo un’ultima curiosità. Durante il suo intervento a L’aria che tira, Renzi ha citato anche Winston Churchill (min. 15:39). 

Secondo il leader di Italia viva, l’ex primo ministro del Regno Unito definiva la Russia «un enigma avvolto in un mistero». Più precisamente, in una trasmissione radiofonica del 1° ottobre 1939, Churchill aveva usato una frase più ricca, paragonando le intenzioni della Russia – all’epoca guidata da Iosif Stalin – a «un indovinello, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma».

In passato, Renzi aveva attribuito erroneamente allo scrittore statunitense Mark Twain l’aforisma “Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”, attribuito da altri anche allo stesso Churchill. In realtà, seppure con una formulazione diversa, la fonte di questa frase è molto probabilmente il poeta e scrittore irlandese Jonathan Swift.

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