Nelle ultime ore molti lettori ci hanno chiesto di verificare un video, condiviso migliaia di volte sui social network, in cui le conduttrici di due telegiornali Rai leggono un comunicato sindacale che accusa il governo Meloni di aver ridotto la Rai a proprio «megafono». Il video è composto da due spezzoni: uno è preso dall’edizione delle ore 13 del TG2 (min. -1:06) dell’11 aprile, l’altro dall’edizione delle 13:30 del TG1 (min. -0:53) dello stesso giorno. L’autore del comunicato è l’Unione sindacale giornalisti Rai (Usigrai), che in base al suo statuto «promuove e tutela l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti quali titolari dell’informazione prodotta dalla Rai».
Il 10 aprile Usigrai ha scritto il comunicato stampa per criticare una delibera, approvata dalla Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, relativa alla campagna elettorale per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. «Ministri e sottosegretari non avranno alcun vincolo di tempo nei programmi e potranno dire ciò che vorranno purché riferito all’attività istituzionale», si legge nel comunicato, letto poi al TG1 e al TG2. «Con la norma approvata dalla maggioranza di governo in commissione di Vigilanza, nei programmi di approfondimento giornalistico della Rai, si ritorna all’Istituto Luce. Ai soli rappresentanti del governo sarà garantita una puntuale informazione sulle attività istituzionali governative. Tutto questo alla vigilia del voto per le europee. Non solo viene aggirata la par condicio, ma anche il contraddittorio con l’opposizione».
In questi giorni le stesse posizioni sono state prese anche da vari partiti all’opposizione, tra cui il Partito Democratico, il Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. I partiti che sostengono il governo si sono difesi dalle accuse: per esempio, secondo Fratelli d’Italia, il PD e il Movimento 5 Stelle «stanno portando avanti una vergognosa campagna mistificatoria sul regolamento della par condicio».
Ma come stanno davvero le cose? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza: in breve, il timore che le regole per la par condicio vadano a favore del governo è fondato.
Il 10 aprile Usigrai ha scritto il comunicato stampa per criticare una delibera, approvata dalla Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, relativa alla campagna elettorale per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. «Ministri e sottosegretari non avranno alcun vincolo di tempo nei programmi e potranno dire ciò che vorranno purché riferito all’attività istituzionale», si legge nel comunicato, letto poi al TG1 e al TG2. «Con la norma approvata dalla maggioranza di governo in commissione di Vigilanza, nei programmi di approfondimento giornalistico della Rai, si ritorna all’Istituto Luce. Ai soli rappresentanti del governo sarà garantita una puntuale informazione sulle attività istituzionali governative. Tutto questo alla vigilia del voto per le europee. Non solo viene aggirata la par condicio, ma anche il contraddittorio con l’opposizione».
In questi giorni le stesse posizioni sono state prese anche da vari partiti all’opposizione, tra cui il Partito Democratico, il Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. I partiti che sostengono il governo si sono difesi dalle accuse: per esempio, secondo Fratelli d’Italia, il PD e il Movimento 5 Stelle «stanno portando avanti una vergognosa campagna mistificatoria sul regolamento della par condicio».
Ma come stanno davvero le cose? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza: in breve, il timore che le regole per la par condicio vadano a favore del governo è fondato.