Chi è rimasto fuori dal Parlamento

Alcuni nomi noti della politica italiana non sono riusciti a farsi rieleggere. Tra questi ci sono Di Maio, Bonino, Sgarbi e Pillon
ANSA/CIRO FUSCO
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Il 13 ottobre si riunirà per la prima volta il nuovo Parlamento uscito dalle elezioni del 25 settembre, vinte dalla coalizione di centrodestra. In seguito alla riforma per il taglio dei parlamentari, i rappresentanti eletti non saranno più 945 ma 600, di cui 400 alla Camera e 200 al Senato. 

Diversi politici famosi, dal leader di Impegno civico Luigi Di Maio a quella di Più Europa Emma Bonino, passando per esponenti del centrodestra come Vittorio Sgarbi, non faranno più parte del Parlamento. 

Gli sconfitti nel centrosinistra

Uno dei politici di primo piano che non farà più parte del Parlamento è Luigi Di Maio, attuale deputato, ministro degli Esteri e leader di Impegno civico, il partito che ha fondato il 1° agosto insieme a Bruno Tabacci di Centro democratico dopo la rottura con il Movimento 5 stelle.

Di Maio era candidato con Impegno Civico come capolista in cinque collegi plurinominali alla Camera: in Basilicata, Calabria, Sardegna e in due collegi in Campania. A livello nazionale il partito ha però ottenuto lo 0,6 per cento dei voti, lontano dalla soglia di sbarramento del 3 per cento necessaria per eleggere parlamentari. Il ministro degli Esteri era anche candidato nel collegio uninominale di Fuorigrotta, a Napoli, con la coalizione di centrosinistra, dove ha ottenuto il 24,4 per cento dei voti, sconfitto dal 40 per cento ottenuto dal candidato del Movimento 5 stelle, l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa. L’unico parlamentare eletto con Impegno civico sarà Bruno Tabacci, candidato alla Camera, che ha vinto all’uninominale in un collegio di Milano. 

Anche Emma Bonino ha perso all’uninominale: la leader di Più Europa, parte della coalizione di centrosinistra, era candidata in Senato nello stesso collegio romano di Carlo Calenda, leader dell’alleanza tra Azione e Italia viva. Il seggio è stato vinto dalla candidata del centrodestra, Lavinia Mennuni, che ha ottenuto il 36,4 per cento dei voti, contro il 33,2 per cento di Bonino e il 14 per cento di Calenda. Bonino era anche candidata in cinque collegi plurinominali ma, salvo sorprese o riconteggi, con il 2,9 per cento dei voti il suo partito rimarrà al di sotto della soglia di sbarramento. Sono invece stati eletti alla Camera il presidente di Più Europa Riccardo Magi e il segretario Benedetto Della Vedova, candidati all’uninominale rispettivamente a Torino e in Milano.

Resteranno fuori dal Parlamento anche Teresa Bellanova, ex ministra delle Politiche agricole e forestali candidata con Italia viva in due seggi plurinominali al Senato, e Monica Cirinnà, senatrice Pd nota per la legge sulle unioni civili, candidata all’uninominale in un collegio di Roma.

Nemmeno il leader di Unione popolare Luigi De Magistris, ex magistrato ed ex sindaco di Napoli, sarà deputato: il suo partito si è fermato all’1,3 per cento dei consensi e quindi non potrà eleggere alcun parlamentare. All’uninominale di Napoli, De Magistris ha raccolto il 3,5 per cento dei voti.

Gli sconfitti nel centrodestra

Nel centrodestra, resterà fuori dal Parlamento l’attuale senatore della Lega Simone Pillon, che in queste elezioni era candidato alla Camera in seconda posizione al proporzionale nel collegio dell’Umbria, dove la Lega ha preso il 7,7 per cento dei voti. Pillon ha annunciato su Twitter che il suo seggio «non è scattato», ma rimarrà «a disposizione della Lega e del centrodestra» per «difendere la vita, la famiglia e i valori cristiani».

Non è stato eletto nemmeno Vittorio Sgarbi, candidato al Senato con Noi moderati nella coalizione di centrodestra, nel collegio uninominale di Bologna, dove ha ottenuto il 32,3 per cento dei voti, superato dal candidato del centrosinistra, Pier Ferdinando Casini, con il 40 per cento. Sgarbi era anche in corsa in un collegio plurinominale della Lombardia, ma Noi moderati si è fermato allo 0,9 per cento dei voti a livello nazionale e non ha quindi superato la soglia di sbarramento. 

Infine, nessuno dei partiti “antisistema” è riuscito a superare la soglia di sbarramento del 3 per cento dei voti: il leader di Italexit Gianluigi Paragone, candidato in cinque collegi plurinominali in Puglia e Lombardia, non siederà dunque in Parlamento. 

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