Quello che il PD non dice sul calo degli ascolti dei TG Rai

Secondo il parlamentare europeo Sandro Ruotolo c’è stato un «tracollo» per responsabilità del governo. Abbiamo analizzato i numeri

 
ANSA
ANSA
Il 26 luglio il Partito Democratico ha pubblicato un comunicato stampa con cui il parlamentare europeo Sandro Ruotolo ha criticato la gestione della Rai del governo Meloni, parlando di un «tracollo degli ascolti dei telegiornali» della rete pubblica. «Prendiamo atto e ci dispiace veder ridotto così quello che una volta era il servizio pubblico di tutti e per tutti e che oggi è un triste megafono del partito della presidente Giorgia Meloni», ha dichiarato Ruotolo. Secondo il responsabile Informazione nella segreteria nazionale del PD, i numeri dimostrano «un fallimento su tutta la linea, un disastro vero e proprio per “Telemeloni”».

Al di là delle legittime posizioni politiche sulla gestione della Rai da parte dell’attuale governo, che cosa dicono davvero i numeri? Abbiamo controllato e nelle sue dichiarazioni Ruotolo ha omesso almeno due informazioni importanti.

Il calo degli ascolti dei telegiornali

Il 26 luglio l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), un’autorità indipendente che ha funzioni di regolamentazione e vigilanza nei settori delle comunicazioni, ha pubblicato il nuovo rapporto dell’Osservatorio sulle comunicazioni. Questo rapporto contiene i dati più aggiornati sugli ascolti registrati in media ogni giorno, nelle due fasce orarie 12-14:30 e 18:30-20:30, dagli otto principali telegiornali nazionali: il TG1 su Rai 1, il TG2 su Rai 2, il TG3 e il TG3 Regionale su Rai 3, il TG4 su Rete 4, il TG5 su Canale 5, Studio Aperto su Italia 1 e il TG La7 su La7. 

Tra gennaio e marzo 2024, tutte le edizioni dei telegiornali della Rai hanno perso ascoltatori rispetto allo stesso periodo del 2023. Nella fascia tra le ore 12 e le ore 14:30, il TG1 ha perso il 7 per cento degli ascolti, il TG2 il 9,3 per cento e il TG3 il 4,5 per cento. Nella fascia serale, tra le ore 18:30 e le ore 20:30, il TG1 ha perso il 4,4 per cento degli ascolti, il TG2 il 15,2 per cento e il TG3 il 3,8 per cento. 

Il calo degli ascolti però – prima informazione che è stata omessa da Ruotolo – non ha riguardato solo i telegiornali della Rai. Nei primi tre mesi di quest’anno, infatti, il TG5 ha perso il 4,5 per cento degli ascolti nell’edizione dell’ora di pranzo e il 5,2 per cento in quella serale; Studio Aperto ha perso rispettivamente il 5,4 per cento e il 10,2 per cento; e il TG4 ha perso il 18,4 per cento nell’edizione delle ore 19, mentre è cresciuto leggermente, dello 0,9 per cento, in quella delle ore 12. 

L’unico tra i telegiornali nazionali che è cresciuto in entrambe le edizioni nei primi tre mesi del 2024 rispetto ai primi tre mesi del 2023 è stato il TG La7, che ha registrato un +20,5 per cento nell’edizione delle ore 13:30 e del +20 per cento in quella delle ore 20. Il TG La7 è comunque ritornato al numero di ascolti che faceva nel primo trimestre del 2022, dopo il calo nei primi tre mesi del 2023: 0,6 milioni nell’edizione di pranzo e oltre 1,2 milioni in quella serale.

Come mostra il grafico, in valori assoluti l’edizione serale del TG1 resta quella con più ascolti: oltre 4,8 milioni al giorno in media tra gennaio e marzo 2024. Al secondo posto c’è l’edizione serale del TG5 (oltre 4 milioni) seguita dall’edizione delle ore 13:30 del TG1 (più di 3,3 milioni di ascolti).

Il calo nel tempo

Il secondo fatto che Ruotolo ha omesso di riportare riguarda l’andamento nel tempo degli ascolti. Il calo dei telespettatori dei telegiornali della Rai non è infatti iniziato con l’insediamento al governo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, avvenuto il 22 ottobre 2022. Per scoprirlo, basta analizzare le precedenti edizioni del rapporto dell’Osservatorio delle comunicazioni pubblicato negli scorsi anni. Salvo rare eccezioni, tutti gli ascolti dei telegiornali della Rai non sono scesi solo nel primo trimestre del 2024 e in quello del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, ma anche nel primo trimestre del 2022 e nel primo trimestre 2021.

Come si vede poi dal grafico seguente, il calo degli ascolti complessivi dei telegiornali nazionali è in corso da anni. Durante le fasi più acute della pandemia di Covid-19, per esempio a marzo e novembre 2020, gli ascolti hanno toccati numeri eccezionali rispetto alla dinamica di decrescita registrata già negli anni precedenti alla pandemia. Dal 2021 in avanti sono tornati a scendere, con differenze a seconda dei mesi (in estate gli ascolti sono generalmente più bassi). 

A marzo 2024, i telegiornali in Italia hanno registrato in media ogni giorno 16 milioni di ascolti. Nel 2018 erano stati quasi 19,8 milioni, poi scesi a 18,4 milioni l’anno successivo e aumentati a circa 27,9 milioni nel 2020.
La disaffezione dei cittadini per i telegiornali, e più in generale per la televisione come fonte dove informarsi, è certificata anche da altri numeri. Secondo il Digital News Report 2024, pubblicato lo scorso giugno dal Reuters Institute for the Study of Journalism e dall’Università di Oxford, il 65 per cento dei cittadini in Italia usa la televisione come fonte per informarsi. Nel 2013 questa percentuale era pari al 74 per cento, poi è cresciuta fino al 2017 dove è iniziata una sostanziale dinamica di decrescita.

Ricapitolando: è vero che secondo i dati più recenti pubblicati dall’Agcom, nei primi tre mesi del 2024 c’è stato un calo degli ascolti dei telegiornali della Rai rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma il parlamentare europeo del PD omette due informazioni importanti per contestualizzare meglio questi dati. In primo luogo, il calo degli ascolti ha riguardato anche i telegiornali di Mediaset. In secondo luogo, il calo degli ascolti dei telegiornali si inserisce in una dinamica iniziata prima dell’insediamento del governo Meloni.

SOSTIENI PAGELLA

La politica senza chiacchiere.

Aiutaci a realizzare il nostro progetto per una nuova informazione politica in Italia.
Unisciti a noi
Newsletter

I Soldi dell’Europa

Il lunedì, ogni due settimane
Il lunedì, le cose da sapere sugli oltre 190 miliardi di euro che l’Unione europea darà all’Italia entro il 2026.

Ultimi articoli